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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Giustizia, “processi Lumaca”, maglia nera a Reggio Calabria E intanto la riforma del guardasigilli Marta Cartabia, dovrebbe ridurre questi tempi anche se, non tutti sono d'accordo anche tra i più importanti penalisti italiani, oltre al terremoto politico nella maggioranza

Giustizia, “processi Lumaca”, maglia nera a Reggio Calabria E intanto la riforma del guardasigilli Marta Cartabia, dovrebbe ridurre questi tempi anche se, non tutti sono d'accordo anche tra i più importanti penalisti italiani, oltre al terremoto politico nella maggioranza

Mentre si dibatte sulla riforma del Ministro della Giustizia con dei punti decisivi quali la prescrizione, rinvio a giudizio, riduzione dei tempi e limiti al ricorso in secondo grado
E per ridurre i tempi dei processi, verrebbe aumentate anche la possibilità di ricorrere a dei “riti speciali o alternativi”. Ad esempio per il patteggiamento allargato a pene detentive superiori a due anni, è previsto che tale istituto venga allargato anche alle pene accessorie e alla loro durata, nonché alle confische facoltative in virtù del loro ammontare.
Per quanto riguarda la riduzione della pena, attualmente ad un terzo, per chi sceglie il rito abbreviato, verrebbe applicata un’ulteriore sesto ma solo se, l’imputato rinuncia all’impugnazione della sentenza.
Certamente la riforma del Guardasigilli Cartabia, dovrebbe quantomeno porre una sorta di limite deciso ai processi cosiddetti “lumaca”. Non sono mancate le critiche come quelle del più famoso penalista italiano, l’avv. Franco Coppi il quale afferma duramente, a proposito della prescrizione, “a questo punto era meglio tenersi la riforma Bonafede” ed al Fatto Quotidiano dichiara, “Ma mi metto nei panni di una parte civile, che nel processo di primo grado ha visto riconosciuto il diritto a un risarcimento. Se l’appello non si celebra in tempo, che se ne fa di questo riconoscimento? Dall’altra parte, l’imputato può ben dire che se si fosse celebrato l’appello lui sarebbe stato assolto. Insomma, un groviglio. A questo punto sarebbe stato meglio tenersi la riforma Bonafede e buonanotte. Se non altro aveva il pregio della chiarezza”.
Oggi invece sul quotidiano Repubblica viene sottolineato che la giustizia in Italia viaggia su binari differenti, a seconda delle zone del paese, come ad esempio a Napoli ci sono i processi più lunghi d’Italia, dove un procedimento d’appello dura fino a 5 anni. Mentre l’altra maglia nera la detiene la Calabria con Reggio, dove un processo d’appello dura circa quattro anni e mezzo. E poi a seguire Catania, Lecce, Roma, con Sassari e Venezia dove la durata è di circa tre anni.
Giovanni Canzio già Primo presidente della Corte di Cassazione ed ex presidente della Corte d’Appello di Milano, sempre su Repubblica dichiara che, “bisogna implementare subito il numero di cancellerie e magistrati, e far decollare l’Ufficio del processo”, ed ancora, “La giustizia italiana in tutte le sue articolazioni dovrebbe cogliere quest’occasione unica, può contare su risorse davvero inimmaginabili fino a poco tempo fa: si possono segnare traguardi che non immaginavamo neppure”.
Intanto ci sono le firme raccolte dai referendum proposti dal binomio Lega e Radicali, sulla riforma del Csm, come sulla responsabilità civile del magistrato, dove già nel lontano 1987 con un referendum promosso dai radicali di Marco Pannella, il Partito Liberale Italiano e il Partito Socialista Italiano proposero questo referendum abrogativo e gli italiani sulla scia dell’allora “caso Tortora”, per l’80% scelsero la responsabilità civile dei magistrati, se sbagliavano dovevano risarcire il danno. Dopo quella scelta, “il Parlamento approvava (13 aprile 1988) la legge n. 117 sul «Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati», nota come «legge Vassalli», (votata da DC, PCI e PSI) il cui disposto, secondo i radicali, si allontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum, facendo ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato ma sullo Stato, che successivamente poteva rivalersi sullo stesso, entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio”.
Adesso si spera in una giustizia migliore con la riforma Cartabia, sarà così?
(GiLar)