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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Giustizia: Berlusconi,prossima settimana riforma in CdM

Giustizia: Berlusconi,prossima settimana riforma in CdM
 
La prossima settimana presenteremo in cdm la riforma della giustizia, che e’ gia’ ultimata. Abbiamo lavorato con le forze del parlamento per un accordo preventivo”. Lo ha affermato il premier Silvio parlando al tavolo sul fisco in corso al ministero del tesoro.  ”Abbiamo un sistema di giustizia civile e penale con tempi incredibilmente lunghi, inaccettabili”, ha aggiunto il premier
GIUSTIZIA:BOZZE PDL,GIUDICI UN POTERE E PM UN ‘UFFICIO’ – Separare i giudici dai pm e garantire ad entrambi ”autonomia ed indipendenza”, ma mentre i primi verrebbero definiti esplicitamente come un ”potere” dello Stato, i Pm non sarebbero neanche un ordine, ma un ”ufficio” organizzato secondo le norme dell’ordinamento giudiziario e chiamato ad esercitare l’azione penale in base a priorita’ stabilite dalla legge. Sebbene sia ancora un cantiere aperto, la riforma della giustizia per via costituzionale che il Guardasigilli Angelino Alfano ha illustrato a grandi linee prima al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e ieri ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, sta prendendo corpo in bozze di articolato che verranno poi sottoposte a Fli e Lega. Prima di dare il loro ‘placet’ i finiani chiedono di vedere il testo, ma le preoccupazioni espresse dal presidente della Camera sono ben chiare: non verranno accettate ”norme controverse” tali da comportare un’ ”ingerenza del potere esecutivo su quello giudiziario”. Alfano
parla di ”dovuta ponderatezza” su un testo che sta subendo aggiustamenti anche sostanziali: la previsione di un quorum qualificato per le pronunce di illegittimita’ della Consulta e’ caduta, e altrettanto rischia la nomina elettiva di magistrati onorari per le funzioni di Pm che piace tanto alla Lega, ma non ai finiani. Nel ribadire che l’autonomia e l’indipendenza di giudici e Pm non saranno toccate ma, se possibile,”rafforzate”, Alfano dovra’ pero’ convincere i finiani che cio’ non andra’ in rotta di collisione con alcuni punti a rischio controversia. Innanzitutto l’ipotizzato rafforzamento del ruolo del ministro della giustizia.
Ecco, in sintesi, i principali punti della riforma allo studio.
GIUDICI E PM SEPARATI. I magistrati si distinguono in giudici e Pm e la legge assicura la separazione delle loro carriere, con concorsi diversi. I primi – nelle bozze dei tecnici del Pdl – sono un ordine autonomo e indipendente da ogni potere e sono soggetti solo alla legge. L’ufficio del Pm e’ invece organizzato secondo le norme sull’ordinamento giudiziario che ne assicura l’autonomia e l’indipendenza ed esercita l’azione penale secondo le priorita’ stabilite dalla legge.
PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’. Giudici e Pm sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti. L’accertamento delle loro responsabilita’ sara’ stabilito con legge ordinaria.
POLIZIA GIUDIZIARIA. L’uso della pg da parte dell’autorita’ giudiziaria non avverra’ piu’ indiscriminatamente, ma ”secondo modalita’ stabilite dalla legge”.
DUE CSM, FORSE 50% DI NOMINA PARLAMENTARE. Scartata l’ipotesi di un Csm dei giudici e uno dei pm in cui la componente ‘togata’ sia in minoranza, si sta pensando di portare al 50% la quota dei membri di nomina parlamentare con lo scopo, comunque, di ridurre il peso delle correnti della magistratura. Entrambi i Csm sarebbero presieduti dal Capo dello Stato (ma la questione e’ piu’ che mai aperta). E potranno operare con ‘paletti’ ben precisi: divieto di adottare atti di indirizzo politico e obbligo di fornire pareri su ddl solo su richiesta del ministro.
ALTA CORTE DI DISCIPLINA. In un organismo ad ‘hoc’, probabilmente di nove membri eletti tra i componenti dei Csm delle magistrature, confluiranno i procedimenti disciplinari di tutte le ‘toghe’ (ordinarie, contabili e amministrative).
PIU’ POTERI A MINISTRO GIUSTIZIA. Riferira’ ogni anno alle Camere sullo stato della giustizia, sull’esercizio dell’azione penale e sull’uso dei mezzi di indagine. Potra’ partecipare alle riunioni dei Csm senza diritto di voto. La sua funzione ispettiva verra’ specificata in Costituzione. Concorrera’ col Csm alla formazione di giudici e Pm.
INAPPELLABILITA’ SENTENZE DI ASSOLUZIONE. Contro la sentenza di condanna sara’ sempre ammesso l’appello, mentre le assoluzioni diventerebbero appellabili nei casi previsti dalla legge.
PARTECIPAZIONE DEL POPOLO ALL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA. Si ipotizza di precedere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari alle funzioni di pm.
LODO ALFANO: CONSIGLIERI CSM DIVISI SU RETROATTIVITA’ – Il Lodo Alfano retroattivo divide i consiglieri del Csm. Se i laici del Pdl ritengono che lo scudo a favore del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica anche per fatti antecedenti all’assunzione della carica non crei alcuno strappo e sia, anzi, conforme alle regole che disciplinano il processo, tra i togati c’e’ chi pensa invece che cosi’ si concretizzi una violazione del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La polemica politica sulla retroattivita’ non e’ fondata per Annibale Marini, presidente emerito della Consulta e ora laico del Pdl, che spiega: ”il lodo Alfano non e’ una norma sostanziale, non e’ un’immunita’. E’ una norma che sospende il processo e tutte le norme processuali sono immediatamente applicabili: non c’e’ dunque nemmeno bisogno di stabilirne la retroattivita”’. ”Nel processo penale vige la regola ‘tempus regit actum’, cioe’ la norma processuale si applica al momento in cui si rende necessario – conferma Filiberto Palumbo, anche lui laico del Pdl e che da avvocato ha difeso con Nicolo’ Ghedini Silvio Berlusconi nell’inchiesta Rai-Agcom della procura di Trani -. Questo sta a significare che e’ del tutto improprio parlare di retroattivita’ della legge processuale”. Per Palumbo non e’ neppure un problema il fatto che lo scudo riguardi solo il premier e non anche i ministri: ”Il presidente del Consiglio svolge una funzione molto piu’ complessa di un ministro: se si blocca un ministro il governo va avanti lo stesso, ma se si blocca il presidente del Consiglio il governo si ferma”. Sul fronte opposto Roberto Rossi, togato del Movimento per la Giustizia: ”Non entro nel merito specifico perche’ non conosco il testo, ma in generale mi lascia perplesso la possibilita’ di un qualsiasi esonero processuale di responsabilita’, e dunque qualsiasi sospensione del processo che non sia collegata alla funzione; infatti, retroagendo vengono coperti fatti eventualmente commessi nel ruolo di normale cittadino. E questo crea un’inevitabile disparita’ e quindi una violazione del principio di uguaglianza”. ”Mi stupisco dello stupore per la retroattivita’ del Lodo perche’ il problema da risolvere sappiamo tutti qual e’ ” osserva invece un altro esponente dello stesso gruppo, Paolo Carfi’,riferendosi al processo Mills. ”La retroattivita’ – aggiunge- e’ possibile stabilirla per legge; certamente credo che questo non sia frequente”. Ma sull’eventuale incostituzionalita’ del Lodo il consigliere non si sbilancia: ”e’ una materia delicata sotto tutti i profili”.