Gioia Tauro, morte Filandro, la sentenza del Tar annulla la decadenza della concessione demaniale Il tribunale amministrativo di Reggio Calabria nelle sue motivazioni ha annullato il decreto adottato dal commissario straordinario Andrea Agostinelli
La sentenza emessa di recente dal Tar di Reggio Calabria ha delle motivazioni nel suo pronunciarsi nel merito pesanti come un macigno, nell’accogliere il ricorso dell’azienda portuale Zen Yatch (costruzioni e rimessaggio navale), rappresentata dall’avv. Antonio Saitta, annullando il decreto di decadenza della concessione demaniale adottato dal commissario straordinario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli a seguito del tragico incidente in cui, il 21 giugno del 2019, perse la vita il giovane Agostino Filandro.
Sfogliando le pagine della sentenza (allegata al pezzo) ci sono diversi i quesiti che sorgono spontanei rispetto alle effettive condizioni di sicurezza esistenti all’interno dell’area portuale e alle modalità di una procedura amministrativa che avrebbe segnato le sorti di uno storico cantiere. Filandro era stato autorizzato all’accesso in ambito portuale come visitatore presso gli uffici in quanto proprietario di un’imbarcazione. Tuttavia, una volta dentro, si era inspiegabilmente recato presso una diversa unità da diporto che sarebbe poi rimasta travolta dalla gru manovrata dalla cooperativa Modulus durante le operazioni di alaggio.Nel novembre del 2019, il Tar aveva accolto la domanda cautelare della Zen che aveva impugnato un primo decreto di decadenza della concessione, fondato su presunte responsabilità della società per aver omesso di vigilare su quanto accaduto, rilevando un difetto d’istruttoria sia per l’omessa acquisizione del prescritto parere del Comitato portuale sia perché si sarebbe fatto riferimento a mere notizie organi di stampa e a cause in corso di accertamento.Ma nel gennaio 2020, il commissario Agostinelli, basandosi su un report della Port Security -dal quale sarebbe emerso che l’incidente si era verificato presso l’area in concessione alla Zen durante le operazioni di alaggio svolte dalla Modulus per conto della stessa-, ha ritenuto di adottare un nuovo provvedimento. La società insorse ancora e, anche in questo caso, la domanda cautelare fuaccolta, perché la carenza istruttoria non era stata affatto superata.
Il Collegio ha evidenziato che gli accertamenti avrebbero dovuto essere effettuati nel contraddittorio con la ditta interessatala quale,se gli fosse stato comunicato l’avvio del procedimento, avrebbe potuto dare il proprio contributo documentale.Inoltre, il secondo decreto, pur richiamando il parere favorevole espresso dal Comitato, sarebbe stato adottato prima che quel parere fosse formalmente approvato. Ancora, per il Tar, i documenti smentiscono le motivazioni sulle quali si fonda il provvedimento di Agostinelli. Risulta incontestato che la Zen non fu mai avvertita dell’arrivo in area portuale di Filandro il quale, peraltro, vi giunse a bordo di un’autovettura diversa da quella indicata nella richiesta di autorizzazione, e che i dipendenti della Port Security, società in house incaricata del servizio di vigilanza e di portierato, non si accertarono in alcun modo che egli si recasse effettivamente presso gli uffici della società.Tra l’altro, nella richiesta era stato indicato un periodo di ben sei giorni entro il quale Filandro avrebbe potuto recarsi presso lo stabilimento. Inoltre, la documentazione fotografica allegata alla perizia giurata dimostra che l’area in cui si verificò il sinistro mortale non rientra tra quelle in concessione alla Zen ma è intestata al demanio.
Per quanto riguarda il rapporto contrattuale con la cooperativa Modulus, ha esclusivamente ad oggetto la manutenzione delle imbarcazioni che usufruiscono del servizio di rimessaggio offerto dalla Zen non le attività di alaggio risultando pertanto indimostrato che l’operazione era stata effettuata per conto di quest’ultima. Estraneità della Zen e del suo titolare agli eventi che trovaconferma anche nel fatto che nessuna indagine penale è stata avviata nei loro confronti.
Il sindaco Aldo Alessio dopo la sentenza tuona, “da ragione anche a me che, insieme alla Cgil, mi sono espresso contro in sede di Comitato portuale”. E inoltre, “Premesso che la mia linea è che bisogna alzare i livelli di prevenzione e non revocare autorizzazioni, -ha aggiunto il primo cittadino- mi chiedo se il commissario Agostinelli sarà così ligio anche con il terminalista Mct, nella cui area recentemente si è verificato l’incidente mortale del giovane Domenico Zito, e se chiederà anche per loro la decadenza della concessione; non si possono usare due pesi e due misure. Qualcuno dovrà risponderne e, se non si riuscirà ad accertare le responsabilità, bisogna avere il coraggio di chiedere le dimissioni dell’a.d. dell’azienda”. Aldo Alessio va oltre affermando che “è chiaro che nell’area portuale c’è un vulnus che riguarda la sicurezza sul lavoro, lo dimostra il fatto che in meno di un anno sono morte due persone, anche se in circostanze diverse, quindi qualcosa va rivista.Un porto che a livello mondiale è tra i primi per security, lo deve diventare anche per safety, e su questo dobbiamo pretendere che l’Autorità portuale eserciti il suo ruolo di controllo fino in fondo.In un momento di rilancio per lo scalo, non ci possiamo permettere errori di un certo tipo”.
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