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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Giletti, Salvini, il dado e la caponata Emanuele Pecheux commenta la visita di Salvini in Sicilia

Giletti, Salvini, il dado e la caponata Emanuele Pecheux commenta la visita di Salvini in Sicilia
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Sarebbe stato sufficiente seguire il malinconico congresso di Scelta Civica per deprimersi.

L’ennesimo partito personale che è sprofondato in quel nulla da cui la pur fervida fantasia del sen. Monti l’aveva plasmato alla vigilia delle elezioni politiche del 2013.

Siccome il fato ha stabilito di non farci mancare niente, il pomeriggio della domenica, un tempo consacrato al campionato di calcio e al rito nazionalpopolare  televisivo a base di canzonette, è stato contrappuntato da due episodi sconcertanti. Nell’ordine: la performance populista del conduttore dell’Arena, il bar sport virtuale della rete ammiraglia della Rai, e la visita a Palermo del leader della Lega Nord, quello che intonava felice, in compagnia di energumeni neosquadristi in balìa dei fumi dell’alcol, canzonacce alle feste del Carroccio contro i meridionali.

A fare le spese del pistolotto populista del fidanzato della signora Alessandra Moretti, ben nota girovaga della politica italiota, candidata alla presidenza della Regione Veneto, è stato l’ ex leader del ’68 italiano Mario Capanna che, per promuovere la sua ultima fatica letteraria è caduto come un pollo nel trappolone tesogli da team di Klaus Davi, il lanista dello spazio televisivo del primo pomeriggio domenicale.

Il cerimoniere del barbaro rito, per troppo zelo moralistico, si è fatto (non è dato di capire quanto inconsapevolmente) prendere la mano è ha investito il vecchio leone, un po’ spelacchiato invero,  dandogli sulla voce con un comizio da latrina del bar sport, concludendolo, in prossimità della pausa pubblicitaria, con il teatrale (quanto insopportabile) gesto di scagliare rabbiosamente il volume in terra.

Al di la del merito della querelle, fa specie che il servizio pubblico radiotelevisivo seguiti a proporre spettacoli di tal fatta. Va bene l’audience ma confezionare un simile format e affidarne la conduzione ad un personaggio che mostra scarso equilibrio e nessuna educazione, tutto compreso nel suo profilo di star dell’etere, è francamente inaccettabile.

Il direttore di rete, il direttore generale della Rai potrebbero, per una volta, dare un senso al loro ruolo assumendo decisioni chiare e nitide. Uno come Massimo Giletti non è idoneo, per evidenti limiti di carattere e di cultura politica, a condurre programmi in cui gli argomenti non siano altro che il gossip mondano di cui peraltro egli è protagonista indiscusso.

Magari, già che ci siamo, a riflettere anche sull’utilità di programmi come L’Arena in cui l’andar sopra le righe è la norma.

Matteo Salvini, a cui non manca la faccia, dopo la visita a Napoli di qualche mese fa conclusasi con una colorita contestazione nelle vie cittadine, non pago, è sceso a Palermo per benedire, all’interno del celebre Hotel delle Palme (purtroppo in una sala strapiena), la formazione politica che porta il suo nome. Indossata la canonica felpa ha liquidato i giovani contestatori che all’esterno inalberavano  cartelli con cui lo invitavano con enfasi diverse (dall’immancabile vernacolare “Salvini suca” all’originale proporzione politica “Salvini sta a Palermo come il dado sta alla caponata”) definendoli, con il ben noto garbo lungimirante, “tre scemi”.

“Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni?”, scriveva secoli fa Goethe, uno dei tanti continentali affetti dal mal di Sicilia. No, sicuramente Salvini non la conosce e poco gli importa di conoscerla. Il suo intento è unicamente quello di rastrellare (o saccheggiare) il maggior numero di voti possibili profittando di una situazione socioeconomica drammatica in cui l’isola è stata fatta sprofondare.

I rumors che arrivano sempre più chiari narrano di un baratro ravvicinato, sostanziato da una situazione finanziaria prossima al dissesto con un governo regionale impotente anche perché guidato da una personalità tanto narcisista quanto incapace a cui certamente non possono essere ascritte tutte le responsabilità dello stato delle cose ma che certo ci ha messo molto del suo.

Al punto che uno come Salvini è come la lama che penetra il burro e rischia di mietere consensi setacciando un sempre più esigua platea elettorale che non scegliendo la strada dell’astensione, in assenza di riferimenti politici credibili, potrebbe affidarsi all’aspirante pifferaio magico che ha le sue sembianze.

Un pessimo dejavu dell’aleatoria e inutile affermazione del grillismo nell’isola che ha prodotto nient’altro che amare disillusioni.

E’ purtroppo codesto il lascito desolante di una domenica pomeriggio infarcita di cattive notizie, condotta all’insegna dell’insensato velleitarismo populista e parafascista.

Non è la prima e non sarà l’ultima.

Emanuele Pecheux

salvini caponata