Il sindacalista socialista ucciso dalla mafia nel 1948
Gianni Speranza a Corleone al funerale di Placido Rizzotto
Il sindacalista socialista ucciso dalla mafia nel 1948
Il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza ha partecipato questa mattina a Corleone ai funerali di stato di Placido Rizzotto, il sindacalista, ucciso dalla mafia, scomparso nel 1948, i cui resti sono stati recuperati nel 2009 e sono stati riconosciuti poco tempo fa. Alle esequie nella chiesa matrice San Martino ha partecipato il presidente Giorgio Napolitano, che successivamente si è recato a Portella della Ginestra per la deposizione di una corona al Sasso di Barbato mentre dalla Chiesa Madre di Corleone è partito un corteo fino al cimitero per deporre nella tomba l’urna con i resti di Rizzotto.
“E’ stato un onore – ha detto il sindaco Speranza – rappresentare la città di Lamezia Terme in un cerimonia così significativa e straziante, che mi ha colpito molto, soprattutto per le parole commoventi del nipote del sindacalista ucciso. C’era tutta la Cgil Calabria, e insieme a me tanti sindaci tra cui il sindaco di Pizzo, di Melissa e di Cutro. Ho ricordato ieri a Torino e oggi a Corleone anche i nostri due concittadini Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, due lavoratori di cui oggi ricorre il ventunesimo anniversario dell’uccisione per mano mafiosa. Come ha detto don Ciotti ci sono migliaia di famiglie che aspettano giustizia e verità. Anche per i nostri due concittadini chiediamo che si riaprano le indagini per colpire esecutori e mandanti”.
Nel pomeriggio il sindaco Speranza ha fatto visita alle terre confiscate ai boss mafiosi del corleonese, della cooperativa Libera Terra “Placido Rizzotto” che opera sulle terre del Consorzio di Comuni “Sviluppo e Legalità”. Il metodo di coltivazione scelto sin dall’inizio è quello biologico e le produzioni sono tutte artigianali, al fine di garantire la bontà e la qualità dei prodotti che conservano il sapore antico della tradizione siciliana.
Placido Rizzotto era un giovane contadino corleonese che, nell’immediato dopoguerra, dopo aver combattuto le lotte partigiane, scelse la via dell’impegno sindacale nella sua Corleone. Una città che in quel periodo vedeva tante famiglie di contadini ridotte alla fame ed alla miseria dalla prepotenza dei mafiosi e degli agrari. Ogni mattina, nella piazza centrale, si ripeteva il triste rito della designazione di coloro che sarebbero stati ammessi al lavoro: da un lato i contadini con il cappello in mano, dall’altro i campieri e i gabbeloti che li chiamavano ad uno ad uno, escludendo tutti quelli che avevano avuto il coraggio di chiedere il rispetto dei propri diritti di uomini e lavoratori. Placido si ribella a questo stato di cose. Inizia a costituire delle cooperative e a occupare i feudi abbandonati ed incolti, dando una possibilità di riscatto a se stesso e ai suoi compagni e ridicolizzando la mafia di Luciano Liggio. Fu proprio Liggio, intollerante per le continue e sempre più incisive iniziative di Placido, ad assassinarlo il 10 marzo 1948, durante una vile imboscata nelle campagne corleonesi. I resti di Placido furono ritrovati cinquant’anni dopo in una foiba di Rocca Busambra. Al suo posto, venne eletto segretario della Camera del Lavoro di Corleone, il giovane Pio La Torre. Grazie al sacrificio di Placido, e dei tanti sindacalisti che osarono ribellarsi e contrastare lo strapotere mafioso, oggi la Cooperativa Placido Rizzotto può coltivare le terre strappate alla mafia, facendone diventare fonte di lavoro e di libertà.
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