Finalmente più trasparenza fiscale. Negli USA addio al segreto bancario
Lug 01, 2014 - Giovanni D'agata
Dal 1° luglio 2014 gli Stati uniti esigono tutti i dati sui capitali detenuti nel mondo da persone assoggettate all’obbligo fiscale statunitense. Con la normativa Fatca, il fisco americano si attende un aumento degli introiti fiscali pari a quasi un miliardo di dollari ed un sostegno necessario nella loro lotta contro l’evasione fiscale
Finalmente più trasparenza fiscale. Negli USA addio al segreto bancario
Dal 1° luglio 2014 gli Stati uniti esigono tutti i dati sui capitali detenuti nel mondo da persone assoggettate all’obbligo fiscale statunitense. Con la normativa Fatca, il fisco americano si attende un aumento degli introiti fiscali pari a quasi un miliardo di dollari ed un sostegno necessario nella loro lotta contro l’evasione fiscale
Dal 1° luglio entra in vigore la normativa americana Fatca: le banche di tutto il
mondo sono chiamate a fornire periodicamente a Washington i dati dei clienti soggetti
al fisco USA. Anche l’Italia si vede costretta a a collaborare. La normativa Fatca
(Foreign Account Tax Compliance Act), pone in pratica fine al segreto bancario nei
confronti degli Stati uniti.Con la normativa Fatca (Foreign Account Tax Compliance
Act) gli Stati uniti intendono lottare contro l’evasione fiscale dei propri contribuenti
e tassare tutti i capitali detenuti all’estero presso banche, assicurazioni o altre
società da persone assoggettate al fisco USA.In base alla normativa, gli istituti
finanziari esteri devono registrarsi presso il fisco americano (IRS) e fornire rapporti
periodici sugli averi detenuti dai contribuenti americani. I primi flussi di notifiche
sono attesi entro il 30 aprile 2015.In una fase iniziale dovranno essere notificati
solo gli averi che superano determinati importi, ad esempio 50’000 dollari per i
conti privati. La notifica sarà in seguito estesa a tutti i capitali.Su questa normativa
si basano in buona parte i nuovi standard elaborati dall’OCSE per l’introduzione
dello scambio automatico d’informazioni a livello mondiale.Si tratta di una procedura
molto complessa con la quale bisogna identificarli, contattarli, spiegare di cosa
si tratta e chiedere se sono disposti a lasciar trasmettere i loro dati.I clienti
possono rifiutare la consegna dei loro dati. In tal caso, le banche sono infatti
tenute a notificare a Washington il numero e il valore complessivo degli averi non
dichiarati. Per ottenere le informazioni richieste, l’IRS potrà far scattare una
domanda di assistenza amministrativa per tutto il gruppo di clienti recalcitranti.La
normativa prevede un potente arsenale di sanzioni contro banche o clienti recalcitranti,
a cominciare da una ritenuta del 30% su tutti i pagamenti di titoli, interessi o
altri redditi di origine americana. Gli istituti finanziari rischiano inoltre di
essere estromessi dal mercato interbancario internazionale.Al programma americano
devono pure aderire tutti i gestori patrimoniali, i fiduciari, gli assicuratori e
perfino le grandi aziende industriali, dal momento che hanno importanti attività
finanziarie. Tutte queste società sono tenute a registrarsi presso l’IRS per evitare
di essere considerate non cooperative. Un cambiamento per Giovanni D’Agata, fondatore
dello “Sportello dei Diritti [1]”, che imporrà severi limiti al segreto bancario
e alla possibilità di mantenere dei “paradisi fiscali”, con riferimento anche alla
lotta contro il riciclaggio dei capitali, contro le attivita’ criminali organizzate
e il terrorismo. L’augurio è che per il principio della reciprocità gli Stati uniti
saranno disposti a fornire i loro dati bancari agli altri paesi sottomessi al nuovo
regime Fatca, con lo scambio automatico d’informazioni tra le autorità fiscali
volta a combattere elusione ed evasione fiscale.