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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Tutta la verità sul fallimento dell’aeroporto ex Sogas La ricostruzione dei sindacalisti De Lorenzo e Di Bua Giancarlo

Tutta la verità sul fallimento dell’aeroporto ex Sogas La ricostruzione dei sindacalisti De Lorenzo e Di Bua Giancarlo
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Dal diario di bordo della Curatela per il fallimento della ex SoGAS SpA, nominata dal Tribunale di Reggio Calabria.

“……si segnalano distorsioni sul ponte di comando, iniziate nel punto spazio temporale 09.65.04.62.03. L’art. 72 della legge fallimentare approda definitivamente sul Tito Minniti. C’è tensione tra gli ex astrodipendenti della ex società di gestione dell’aeroporto dello stretto dal momento in cui è stato anche sabotato il sistema del teletrasporto di almeno uno stipendio da devolvere ai poveri androidi sogasiani imprigionati tra i sogghigni malefici ENACsiani. Questi ultimi, chissà, poi accuseranno noi, gruppo di comando, di volere pilotare senza regole né organizzazione, così da poter gestire e tenere sotto controllo tutto il non-equipaggio con decisioni prese in extremis, in modo del tutto arbitrario.

Dopo l’ultima comunicazione con le Sindacalis della Profonda Centauri, sbigottite per le sorti infauste degli imprigionati, avvenuta quando la navicella stazionava nel campo di forza della sezione Raffiana-magnetico-tossica, non ve ne è più traccia o meglio tarderà ad evidenziarsi!

Prima che la situazione ci sfugga di mano, abbiamo ordinato di viaggiare nell’iperspazio con la navicella ai coeoni saturi, pilotata dall’esperto quadrifoglio ingegneristico Gaussiano, in cerca di SteBisis, il grande Generale delle forze ribelli Superiori. Speriamo di avere sue notizie prima della fine del prossimo periodo quantico.

Intanto, in qualità di comandanti di questa astronave, aspetteremo senza fare un kazzion, tanto l’orizzonte degli eventi del buco nero “Licenziarius A” ingurgiterà mortalmente, al centro della galassia, solo i già prosciugati androidi sogasiani……..”

Ci perdonerete la premessa da copione ma nulla di più esilarante e disastroso avrebbe potuto creare la fortunata serie e must televisivo Star Trek. Parrebbe, la succitata prefazione, una parodia tratta dal diario di bordo della sagra fantascientifica e invece no. Essa rappresenta l’epitome oscena presso l’aeroporto “Tito Minniti” in cui il fallimento della defunta SoGAS SpA, sancito dal Tribunale di Reggio Calabria, imperversa freddo sugli scalpi dei dipendenti a scapito di qualsivoglia umana minima comprensione delle altrui estreme difficoltà.

Dopo un lustro di accattivanti performaces manageriali create ad hoc dal socio maggioritario, l’ex Presidente della ex Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa coadiuvato dal “Silenzio degli Innocenti” dei restanti soci, quali Comune di RC e Regione, la società di gestione dell’aeroporto dello stretto, in stallo, è precipitata definitivamente, rovinando al suolo, spalancando così ai lavoratori le porte degli inferi con l’avvento del fallimento proclamato dal Tribunale.

Laddove le difficoltà patite dalla forza lavoro, negli ultimi anni, avevano già mietuto strazi disumani tra gli umani, oggi la procedura fallimentare con l’applicazione dell’art. 72 trasborda oltremodo la flebile resilienza dei superstiti verso l’ultimo miglio che separa l’attuale “nosocomio” dalla mobilità già solennemente annunciata.

L’applicazione di tale articolo “semina”, fra l’altro, anche e soprattutto la sospensione del contratto di lavoro dei dipendenti. Essi, infatti, dal 24/10/2016 sono “non-lavoratori” presso la ex SoGAS SpA. Prestano servizio, cioè, senza alcun contratto di lavoro o meglio con il contratto sospeso. Vero?! Verissimo. Questo è infatti ciò che abbiamo appreso durante l’ultimo incontro sindacale direttamente da uno dei tre componenti della Curatela. I dipendenti, dicevamo, offrono “volontariamente” e GRATIS i propri servizi. Si, GRATIS. Non percepiscono lo stipendio da settembre 2016 e la Curatela ha mestamente “rassicurato” sulla certezza dell’attesa, difficilmente quantizzabile nel tempo, per gli emolumenti datati prima del fallimento. Emolumenti che si materializzerebbero solo con la domanda di ammissione al passivo fallimentare dai dipendenti creditori. Invece, per il pagamento di quanto dovuto ai dipendenti dalla data del 24 ottobre 2016, giorno in cui la Curatela si è insediata in SoGAS, si rimane saldamente ancorati, a dire della Curatela fallimentare, alla conditio sine qua non dei licenziamenti di 19 dipendenti SoGAS SpA, considerati in esubero secondo ENAC dopo il confronto avuto con la terna dei giuristi. Come pretendere dai lavoratori, quindi, da qui “all’apocalisse”, efficienza e spirito di sacrificio senza, in cambio, neanche un euro? Chi, in assenza di stipendi da oltre 4 mesi e con il programma da “festa patronale” succitato offrirebbe incondizionatamente il proprio lavoro?

E se questo non bastasse, un altro aspetto, più eclatante, serpeggia subdolo a conferma dello scempio aeroportuale di Reggio Calabria. Infatti, ben più grave si palesa, aggravandosi, l’essenza fulcro del sistema aeroportuale e cioè la sua sicurezza o, più in gergo aeroportuale, la “safety”. Per capire bene ciò di cui parliamo diciamo che, viste le conseguenze di legge scaturenti dall’art. 72 e con il contratto di lavoro sospeso, nessun lavoratore della SoGAS SpA avrebbe più obbligo alcuno di presentarsi a lavoro, ne tantomeno uscirebbe dallo stesso ad orario. Insomma, in questa malsana situazione, chiunque potrebbe fare ciò che meglio crede: assentarsi senza preavviso, uscire senza preavviso, arrivare in ritardo e chi più ne ha più ne metta. Tutto ciò senza essere penalmente perseguibili.

Da quando è attiva la procedura fallimentare credevamo, ingenui come siamo, che l’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) in nome e per conto del suo Direttore dei tre scali calabresi, Carlo Marfisi, argomentasse, precipuamente, sulla seria problematica che trasborda “obesa” proprio sulla “safety”. Tutto, invece, tace e tutti tacciono. E se, per caso, l’ENAC, in quanto ente regolatore, nulla ha da rimproverarsi o da rimproverare, il Ministero competente dov’è e cosa pensa di fare su una questione così delicata?

Come è possibile, allora, garantire la sicurezza se non vi è certezza di chi lavora e se sta lavorando? Con tali possibili incertezze sul personale in servizio, in che modo potrebbero essere risolte, qualora si paventassero, le emergenze agli aerei in arrivo e in partenza dalla scalo? I lavoratori, senza più alcun obbligo contrattuale, potrebbero, senza preavviso alcuno, essere o no presenti nei rispettivi turni di lavoro. Kafkianamente meraviglioso!

Ci chiediamo, dunque, discretamente sbigottiti, chi vigila su tutto ciò?! Rispondiamo, parimenti, che la responsabilità della sicurezza aeroportuale è, per conto SoGAS SpA, nelle “mani d’oro” della responsabile Ing. Giuliana Barone. L’ing., a riguardo, ha informato l’ENAC? Noi crediamo di si. Ma se L’Ente Nazionale di Aviazione Civile è stato erudito sul guazzabuglio, come mai non ha eccepito nulla? Qualcuno asseriva che “……..la vita sarebbe impossibile se ricordassimo ogni cosa. Tutto sta a scegliere quello che si deve dimenticare…….” Ovviamente non è questo il caso.

Ci risulta, fra l’altro che, in attesa di Babbo Natale, nella serata del 7 dicembre us, a causa di una prorompente e non ben individuata epidemia da “senzastipendite acuta cronicizzata” le cui conseguenze hanno allettato buona parte del personale, la SoGAS SpA, nonostante tutto, abbia provveduto a scongiurare la chiusura dello scalo reggino. Tutto ciò grazie ai “fantastici 4” dirigenti + un “fraterno” dipendente SoGAS SpA e con l’avallo dell’ENAC. Quindi, se bastano 4 apicali + un “fraterno onirico” dipendente a tenere aperto e funzionante lo scalo, “prescindendo”, come sembrerebbe sia successo, da qualsivoglia normativa sulla sicurezza, noi rilanciamo! Proponiamo, con arguta prospettiva, straripante lo studio approfondito dell’ENAC, di avviare verso casa 55 dipendenti dei 60 a lavoro, piuttosto che 19.

Insomma, pur di lasciare in vita il defunto senza ali, si gioca sulla disperazione dei lavoratori e, ancor di più, sulla sicurezza aeroportuale e, soprattutto, su quella dei passeggeri?

Se questa “farsa” dovesse continuare si abbia il coraggio di chiudere lo scalo reggino. Giocare sulla disperazione dei lavoratori è già atto grave e immorale ma trascurare la sicurezza aeroportuale e quella dei passeggeri, osteggiando incuria laddove si fosse generata, sarebbe oltremodo abominevole.

Crediamo, pertanto, che i detentori di responsabilità su codesta mortificante, pericolosa e squallida “pantomima”, rinsaviscano immediatamente, con atto di orgoglio, dignità e senso del dovere, ristabilendo equilibri al momento nettamente sbilanciati a favore di chi o di cosa, facciamo finta di ignorarlo.