“Evitate l’olio di cocco”, l’allarme in un video di 50 minuti d ell’Università di Harvard
Ago 22, 2018 - Giovanni D'agata
Durante una lezione di 50 minuti in tedesco tenutasi all’Università
di Friburgo intitolata “Olio di cocco e altri errori nutrizionali” e
pubblicata su YouTube, la prof. Michels ha espresso molto chiaramente
le proprie perplessità riguardo l’attuale tendenza nutrizionale di
incorporare l’olio di cocco nella dieta che si presume contribuisca a
ridurre il peso e sia a migliorare la funzione cerebrale. Ci sono
molti che usano l’olio di cocco praticamente in tutti gli alimenti che
consumano come olio da cucina sino come condimento per il tè. Alcuni
fanno i gargarismi o sciacquano la bocca con l’olio di cocco
chiamandolo “olio che tira”. Mentre per la ricercatrice l’olio di
cocco è uno dei “uno dei cibi peggiori che si possano mangiare”,
definendolo “veleno puro”. Il suo status di superfood era già stato
esaminato lo scorso anno, dopo che l’American Heart Association (AHA)
aveva aggiornato le sue linee guida, che raccomandavano di evitare un
consumo eccessivo in quanto dannoso per la salute a causa degli acidi
grassi saturi presenti nell’olio di cocco. Secondo la prof. non vi
sono studi in grado di mostrare i significativi benefici per la salute
dati dal consumo di olio di cocco. Quest’ultimo sarebbe addirittura
più pericoloso del lardo perché contiene quasi esclusivamente acidi
grassi saturi, nemici delle coronarie. Gran parte delle linee guida
dietetiche internazionali raccomandano di utilizzare i grassi saturi
con moderazione. L’olio di cocco, aggiunto alla nostra dieta, non
farebbe altro che aumentare l’assunzione di grassi poco salutari. Ma
non tutti sono d’accordo su questo punto. C’è chi ritiene che sia
addirittura in grado di tenere a bada il colesterolo. Per Giovanni
D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti
[http://www.sportellodeidiritti.org/]”, si tratta, dunque, di un
ulteriore dato che conferma le incertezze circa i possibili rischi
connessi all’utilizzo di questi prodotti. Pertanto sarebbe
auspicabile che le autorità sanitarie europee e nazionali procedano
con verifiche celeri circa l’insussistenza di pericoli per la
salute dei consumatori. Come in ogni cosa, se proprio non se ne può
fare a meno, la parola d’ordine rimane una: moderazione. Chiaramente,
le indicazioni non riguardano l’uso per l’estetica ma quello
alimentare.