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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 15 MAGGIO 2024

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Estorsioni a Lamezia Terme, 36 arresti. Tra questi l’imprenditore Perri Scacco alle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte. Ricostruite le dinamiche malavistose in città, compresa l'adesione del noto imprenditore al clan. Molti gli omicidi ricostruiti

Estorsioni a Lamezia Terme, 36 arresti. Tra questi l’imprenditore Perri Scacco alle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte. Ricostruite le dinamiche malavistose in città, compresa l'adesione del noto imprenditore al clan. Molti gli omicidi ricostruiti
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LAMEZIA TERME – Una vasta operazione antimafia è stata portata a termine dalla Polizia di Stato di Catanzaro che ha eseguito 36 arresti tra esponenti di spicco del clan Iannazzo e Cannizzaro–Daponte attive nel comprensorio di Lamezia Terme.

Le attività investigative, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno permesso di accertare la responsabilità di numerosi episodi estorsivi a carico di imprenditori. In particolare è stato accertato l’accordo, formalizzato attraverso veri e propri “summit mafiosi”, tra la cosca Iannazzo e quella Giampà di spartizione dei proventi del racket, secondo un collaudato sistema operativo.

Vengono anche contestati alcuni omicidi della guerra di mafia che ha insanguinato, anche recentemente, Lamezia Terme. Arrestato anche un noto imprenditore del settore della grande distribuzione alimentare ritenuto organico del clan mafioso. In manette è finito, infatti, Franco Perri, proprietario del centro commerciale “Due Mari” di Lamezia Terme e dirigente di primo piano della Vigor Lamezia. Secondo le accuse, Perri sarebbe diventato organico alla cosca. Il 10 marzo 2003 all’uomo fu ucciso il padre, Antonio.

L’attività investigativa ha fatto emergere poi lo stretto collegamento dell’imprenditore Franco Perri con la cosca Iannazzo alla quale non ha esitato a chiedere la gambizzazione di suo fratello Marcello per motivi di carattere economico.

In particolare, le indagini condotte dalla Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Andromeda”, hanno consentito di individuare alcuni dei responsabili degli omicidi di Antonio Torcasio, nato il 1971, avvenuto a Lamezia Terme il 23 maggio 2003 all’epoca reggente della cosca Torcasio-Cerra-Gualtieri, nonchè quello dell’omicidio di Vincenzo Torcasio, nato 1984 e del ferimento di Vincenzo Curcio, nato il 1980, avvenuto in Falerna il 27/7/2003.

In particolare l’omicidio di Antonio Torcasio suscitò particolare clamore in quanto compiuto nelle adiacenze del Commissariato di Polizia di Lamezia Terme, dove l’uomo doveva presentarsi

L’omicidio di Vincenzo Torcasio provocò anche il grave ferimento di Vincenzo Curcio, fu realizzato nel mese di luglio 2003 davanti ad una paninoteca ubicata in Falerna, località turistica della costa tirrenica, alla presenza di numerosi avventori dell’esercizio commerciale.

Entrambi gli episodi si inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, l’esclusivo controllo del territorio di gran parte del comprensorio di Lamezia Terme, anche attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri anch’essa attiva soprattutto nel campo delle estorsioni.

Le complesse attività investigative condotte dalla Squadra Mobile di Catanzaro e coordinate dalla locale Procura Distrettuale Antimafia, hanno potuto contare sulle attività di riscontro delle diverse dichiarazioni di più collaboratori di giustizia, oltre che dall’imponente attivazione di servizi tecnici che hanno permesso di ricostruire anche la vicenda che aveva portato alla sottrazione della bara dell’imprenditore Antonio Perri ucciso nel 2003, da elementi della cosca Torcasio e le vicende connesse con riunioni di ‘ndrangheta che avevano coinvolto anche ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria intervenute per mediare la guerra di mafia che si stava scatenando tra i gruppi contrapposti dei Iannazzo con i Torcasio-Gualtieri.

Sono state circa 400 le persone della Polizia di Stato impegnate nell’operazione contro le cosche della ‘ndrangheta di Lamezia Terme che ha portato in carcere 36 persone.

Sono stati impiegati, per la cattura degli indagati, oltre che i Reparti Prevenzione Crimine della Calabria e della Basilicata, anche numerose unità delle Squadre Mobili di Alessandria, Cosenza, Crotone, Messina, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Salerno, Siracusa e Vibo Valentia, nonché unità cinofile della Questura di Vibo Valentia e del Reparto Volo di Reggio Calabria, che sono stati di supporto operativo, disposto dalla Direzione Centrale Anticrimine e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.
Alcuni degli indagati sono stati tratti in arresto in provincia di Alessandria dove da tempo si erano trasferiti.