Editoriale di Bartolo Ciccardini
Eravamo democratici cristiani e non lo sapevamo!
Editoriale di Bartolo Ciccardini
Ernesto Preziosi presenta nella libreria Arion di Piazza Montecitorio un suo libro
dedicato ad un grande giornale nato negli anni ’30, che accompagnò i nostri sogni
da ragazzi dalla guerra di Etiopia e dalla guerra di Spagna fino alla Liberazione
ed alla ricostruzione di un’Italia libera e democratica.
Una generazione intera trasbordò dal fascismo alla democrazia, nutrendosi con la
fantasia, la cultura e con la curiosità di un grande giornale per ragazzi. È naturale
che io vada alla presentazione di questo libro con emozione e nostalgia.
Il giornale si chiamava “Il Vittorioso” e nasce nel momento in cui in Italia, nonostante
il fascismo, esplode il fumetto americano guardato con sospetto dai fascisti per
ragioni politiche e dalla cultura ufficiale perché riteneva il fumetto diseducativo
perché avrebbe abolito il piacere di leggere.
In realtà il fumetto era già una storia completa di emozioni, di fantasie e di sentimenti
narrati in modo cinematografico.
Già nei primi anni del secolo il Corriere dei Piccoli pubblicava Bibì e Bibò (The
Katzenjammer Kids) storia di due gemelli tedeschi che si svolgeva in una colonia
tedesca in Africa nel tempo in cui la Germania aveva ancora le colonie. Ma ne aveva
abolito accuratamente tutti i fumetti sostituendoli con delle didascalie scritte
in versi baciati sotto l’illustrazione.
In questa maniera la figura tornava ad essere una illustrazione della parola scritta
e perdeva la sua qualità di rappresentazione cinematografica in azione. E la stessa
cosa accadeva per le pagine di Fortunello (Happy Hooligan) ed alla stessa maniera
venivano presentate le storie ben disegnate di Antonio Rubino, in splendida art-decò,
le storie del sor Pampurio di Carlo Bisi e del Signor Bonaventura di Sergio Tofano.
Nella cultura italiana il fumetto veniva accettato solo come illustrazione di un
testo e, meglio ancora, se il testo era scritto in rime. Perfino il Balilla usciva
ancora durante la guerra con delle tavole che inveivano contro l’Inghilterra commentate
da piccole tiritere: “Per paura della guerra/Re Giorgetto d’Inghilterra/ chiede aiuto
e protezione/al Ministro Ciurcillone”.
A rompere questo tabù che impediva di accettare il disegno come espressione di un’azione
cinematografica, furono due giornali: l’Avventuroso di Nerbini ed Il Vittorioso,
emanazione della gioventù cattolica. Con una piccola differenza: il giornale laico
editava i fumetti americani (nel ’28 era nato Topolino della Disney, subito dopo
Tarzan di Burroughs disegnato da Doug Wildey, e poi, in un crescendo fantastico,
The Ghost (l’uomo Mascherato), Mandrake di Falke, Flash Gordon di Raymond. Il Vittorioso
invece apriva decisamente al fumetto con storie originali italiane e con disegnatori
italiani. Craveri raccontava storie di animali personificati che nulla avevano in
comune con Walt Disney; Caesar, italianissimo con nome tedesco, raccontava storie
di valore e di guerra con un prezioso disegno, perfetto anche dal punto di vista
tecnico, nelle avventure dell’eroe Romano, e soprattutto Iacovitti che iniziava la
sua carriera con storie animatissime di un trio Pippo, Palla e Pertica che presentono
il genio dei Peanuts del dopoguerra.
Dice Mollica nel suo elogio: “Iacovitti è stato il Picasso del fumetto, con le sue
invenzioni, con le sue scomposizioni della realtà, con la sua fantasia surreale e
popolaresca”. Come mai questa apertura così straordinaria alle nuove forme di comunicazione
da parte di un’esperienza editoriale che prendeva linfa, vita ed autori dal mondo
cattolico rinserrato nelle parrocchie?
È la stessa cosa che avveniva nel mondo culturale. La chiusura della Fuci dopo il
Concordato porta alla creazione del Movimento montiniano dei Laureati, ai gruppi
della Università Cattolica, alla creazione di una classe intellettuale moderna e
fantasiosa che farà il Codice di Camaldoli e poi ricostruirà l’Italia.
Nel campo dell’educazione giovanile presidiato dall’Opera Nazionale Balilla, dopo
lo scioglimento forzato dello scoutismo cattolico, gli “aspiranti” dell’Azione Cattolica
sono l’unica alternativa alla educazione fascista. La cultura e la fantasia creano
il Vittorioso che non ha paura dei fumetti. Ma sarebbe una limitazione parlare solo
del fumetto. In realtà il metodo educativo del Vittorioso è una cultura alternativa
moderna, aperta, viva e creatrice.
Da lì nascerà la “terza generazione” che ha avuto il grande compito per far uscire
il paese dalle strettoie del fascismo.
Non si spiegherebbe la storia degli anni ’50 e degli anni ’60 ed il balzo in avanti
dell’Italia senza il contributo, oggi addirittura sconosciuto, del Vittorioso (che
anche nel nome ha il presentimento di un grande futuro).
Preziosi mi dà inaspettatamente la parola. Racconto di quando, da ragazzo, ero incaricato
di vendere il Vittorioso all’uscita della Messa, di quando una bambina bionda veniva
timidamente a prenderne una copia: eravamo segretamente innamorati ma non lo sapevamo!
Ho ricordato quando andai a ripescare il vecchio Caesar che abitava nello stesso
palazzo dove facevamo “Terza generazione”, quando chiamai Iacovitti a fare il primo
di tanti manifesti della DC, e di quel dolce, graduale, vitale innamoramento per
la democrazia che avvenne attraverso la fantasia del Vittorioso. Eravamo democratici
cristiani e non lo sapevamo!
Bartolo Ciccardini