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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 24 APRILE 2024

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Emergenza Coronavirus Calabria lo scandalo dei tamponi non processati. E se si utilizzassero metodi rapidi come il “pungidito”? La questione dei tamponi della Regione Calabria tra polemiche, veleni e smentite che non convincono da parte del Dipartimento "Tutela della Salute"

Emergenza Coronavirus Calabria lo scandalo dei tamponi non processati. E se si utilizzassero metodi rapidi come il “pungidito”? La questione dei tamponi della Regione Calabria tra polemiche, veleni e smentite che non convincono da parte del Dipartimento "Tutela della Salute"
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Come ogni tradizione che si rispetti, anche in un’emergenza coronavirus, proprio quando le cose (sembra) che stanno tornando alla normalità, ecco che affiorano i primi scandali o quantomeno sospetti. In questi casi, molto delicati, il condizionale è d’obbligo.
Quello che sta accadendo in Calabria, portata alla luce dal parlamentare pentastellato Francesco Sapia, riguarda la questione tamponi che una volta fatti non vengono processati, ma lasciati nel congelatore, falsando così nei fatti il reale numero dei contagiati. In quanto in quei tamponi potrebbero esserci dei positivi. Ciò è partito da un audio di “un operatore del 118” che ha lasciato gravi ombre sull’operato della Regione Calabria in merito alla gestione del Covid-19. La questione è seria perché si tratta della salute dei calabresi.
Ovviamente la Regione tramite il Dipartimento “Tutela della Salute”, replica a questi gravi sospetti e cosa scrive? Che “si tratta di notizie false e tendenziose, manifestamente infondate e tese a denigrare l’immagine di una regione che, invece, ha risposto brillantemente all’emergenza coronavirus”. Bene, speriamo. Ma continua, “In realtà, ad oggi sono circa 1.500 in tutta la Regione i tamponi in corso di lavorazione (…)” nei vari laboratori e, “Tutti i campioni risultano custoditi sulla scorta della circolare del Ministero della Salute del 22 gennaio 2020, che prevede la conservazione degli stessi fino a 5 giorni ad una temperatura di 4°”. Quindi nei fatti ci sono dei tamponi non processati? Dov’è la smentita?
Secondo il Dipartimento della Salute della Regione Calabria i tamponi da processare sono 1.500 (e non gli crediamo), conservati a 4° come la circolare del Ministero della Salute. Noi abbiamo cercato di capire la questione e informarci sulla conservazione dei tamponi, per il rest visto che lo stesso Dipartimento h annunciato azioni giudiziarie, spetta agli organi preposti stabilire la verità. La Circolare del Ministero della Salute del 22 gennaio 2020 è vero che dice 4° ma entro le 48 ore e che il “campione è stabile per un massimo di 5gg” come dicono al Dipartimento della Salute della Calabria. Ma noi abbiamo approfondito ancora, e siamo andati a vedere uno degli ultimi rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità, ovvero il massimo organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, il n. 11/2020 del 7 aprile u.s., “Raccomandazioni per il corretto prelievo, conservazione e analisi sul tampone oro/nasofaringeo per la diagnosi di COVID-19”, e cosa dice di interessante? A pagina 5 c’è proprio la voce sulla “Conservazione” dei tamponi, bene, “I campioni devono essere inviati immediatamente al laboratorio o in alternativa possono essere conservati in frigo (+4°C) per un tempo < 48 ore. Se il campione non può essere processato entro 48 ore va conservato a –80°C”. In pratica, adesso resta da stabilire quanti tamponi ne restano da processare e se quei tamponi non processati siano stati conservati dopo le 48 ore, a -80°. Il Dipartimento dice a 4°, e quindi non rispecchia le indicazioni non di Sapia o dell’operatore del 118, ma dell’ISS (sic!).
Un altro tasto dolente di questa epidemia riguarda appunto l’economia dei test per capire se si è positivi, e attraverso un servizio delle Iene fatto in Lombardia, si è scoperto che c’è un atro metodo più economico, ed è un test rapido per Covid-19, il cosiddetto test sierologico rapido, conosciuto come “pungidito”. Che con una sola goccia di sangue viene messo all’interno di un kit e in un quarto d’ora si sa se si è positivi o negativi al coronavirus. Non vengono utilizzati perché si dice “in corso di approfondimento”, ma non è così perché molti illustri scienziati parlano di attendibilità superiore al 90%. E con il vantaggio pratico in quanto si ha la brevità del risultato rispetto ai tamponi o al prelievo di sangue. E poi, non di poco, anche il risparmio in termini economici, in quanto il “pungidito” costa dieci volte di meno alla collettività rispetto agli altri test.
Ci chiediamo, invece di stare a contare giorni e gradi, non sarebbe stato facile o quantomeno valutare, così come ha anche fatto la Regione Campania di acquistare questi test “pungidito” ed avere una celere situazione dei contagi anche in Calabria?