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Elezioni, i risultati delineano un possibile futuro bipolare

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di Bruno Morgante

Domenica si è votato in sette regioni, di cui due del nord, Veneto e Liguria, tre del centro, Toscana Umbria e Marche, due del sud, Campania e Puglia.

Si è votato anche in 512  comuni, di cui 12 capoluoghi di provincia.

Nei comuni con più di 15.000 abitanti se nessuno dei candidati a sindaco ha superato il 50% più un voto, i primi due candidati a sindaco più votati sono andati al ballottaggio che si terrà Domenica 14 Giugno.

In quattro capoluoghi di provincia i sindaci sono stati decisi al primo turno e sono andati due al centro destra e due al centro sinistra.

Negli altri otto, nei quali si andrà al ballottaggio è avanti il centro sinistra, escluso Chieti.

Da ieri si sono sentite le analisi più disparate.

Sembra di essere ritornati indietro di trenta anni, ai periodi della prima repubblica, quando nessuno perdeva, al massimo si parlava di leggera flessione, ma che nella difficoltà della situazione significava una tenuta del partito che si poteva definire una vittoria del gruppo dirigente.

I giornali, invece di aiutare a capire interpretano i risultati e indicano soluzioni in linea con il loro orientamento politico.

La vulgata maggiore sui giornali e in televisione è che Grillo è il primo partito, che Salvini ha doppiato Forza Italia e che è pronto a dare le carte per il nuovo centro destra, che Berlusconi è rinato con la vittoria del suo uomo, Toti, in Liguria, che lo sconfitto di questa tornata elettorale è Renzi che esce indebolito nel governo e nel partito.

Da destra si chiedono le dimissioni (è propaganda in quanto nessuno vuole andare in questo momento alle urne), da sinistra si chiede di azzerare le riforme fatte.

Siamo intontiti dalla propaganda più becera e nessuno dice la verità.

Secondo me c’è una saggezza popolare che intellettuali e commentatori farebbero bene a tenere presente. In  una discussione a cui ho assistito involontariamente in piazza tra due persone comuni uno diceva all’altro: ma Domenica chi ha vinto? Renzi ha perso o ha vinto? L’altro rispondeva: se una squadra vince per cinque a due, secondo te chi ha vinto? La squdra che ha segnato cinque goal!

Nei commenti a sinistra Renzi è collocato tra gli sconfitti e la sinistra che gravita intorno a SEL, Civati, Cofferati, Landini, i centri sociali e via raccogliendo viene vista, sulla base dei risultati della Liguria,  come possibile aggregazione di un’alternativa, per cui a Renzi viene intimato di scegliere se essere di centro o di centro sinistra, in quest’ultimo caso accettando l’agenda di sinistra di SEL e Civati.

Siamo al delirio.

Il risultato della Liguria, che  nasconde la debacle di Forza Italia che non arriva, in termini di voti, al 10%, ha galvanizzato, però i costruttori del nuovo centro destra a trazione Lega e sta mettendo in difficoltà Alfano, che ha all’interno molte frange che spingono per la crisi di governo e l’entrata nel nuovo reassemblement di destra.

Se si vuole fare un’analisi seria partiamo dai dati reali. Il PD in Toscana, Umbria, Marche, dove il presidente si è presentato senza liste civiche di appoggio, il PD, dicevamo,  si colloca intorno al 35%.

Nelle regioni Veneto, Liguria, Campania, Puglia i presidenti hanno costruito liste civiche di appoggio, i cui elettori, in caso di elezioni politiche, voterebbero nella stragrande maggioranza per il PD.

In queste regioni le liste con il simbolo del PD hanno preso intorno al 18%. Aggiungendo i voti presi dalle liste civiche di appoggio ai candidati presidenti del PD si raggiungerebbe una percentuale intorno al 39%. Si può parlare di un’area intorno al PD che vale intorno al 37% dell’elettorato.

Le sinistre, se si esclude il 6,5% della Liguria e il 6% circa di SEL in Puglia e il risultato decente di SEL in Toscana hanno subito una debacle nei comuni in cui si sono presentati e nelle altre regioni in cui si è votato. Si può parlare di un’area intorno a questa galassia che vale il 3,5% dell’elettorato.

In questa situazione i risultati dei socialisti, ottimi in Liguria, buoni in Campania, ottimi in molti comuni della Sicilia, con l’elezione di molti consiglieri, che non sono conteggiati nell’area PD, dimostrano solamente la pervicacia di questi socialisti che non vogliono morire, convinti di rappresentare il futuro per una sinistra moderna, ma non penso che possano essere conteggiati per rafforzare l’ipotesi di una poco realistica alternativa di sinistra, che non finisca con l’essere un aiuto per il centro destra di Salvini- Berlusconi, come è successo in Liguria.

Grillo ha perso in voti e in percentuale rispetto alle ultime elezioni europee in tutte le elezioni locali in cui si è presentato, ma sicuramente si è rafforzato in termini organizzativi sul territorio avendo molti rappresentanti in regioni e comuni da cui era assente.

Il M5S si colloca intorno al 18% dell’elettorato.

La Lega ha guadagnato in voti ed è cresciuta in percentuale sia rispetto alle ultime elezioni regionali, che alle ultime elezioni europee. La Lega ha vinto. Sicuramente non è stata ininfluente l’esposizione mediatica di Salvini dell’ultimo anno collegata alla scelta, con la scusa della televisione che da voce all’Italia e alla gente, da parte dei conduttori di argomenti, quali i rom e i loro misfatti, i furti nelle ville da parte di extra comunitari, immigrati ospitati al nord in alberghi quattro stelle, aziende in crisi per colpa delle tasse,  che andavano a fagiolo per l’intervento propagandistico di Salvini.

Sicuramente tutti argomenti molto seri e sentiti dalla gente coinvolta, di difficile soluzione se non con utilizzo di mezzi che, se messi veramente in atto, come  respingere in mare i barconi, ripugnerebbero alla totalità della gente, su cui si permetteva a Salvini, sempre presente in video o di persona di fare interventi demagogici, ergendosi ad angelo vendicatore, strumentalizzando e alimentando la comprensibile paura della gente, senza mai dare soluzioni possibili.

Teoricamente si può individuare un’area intorno al centro destra a trazione Salvini, comprensiva di Forza Italia, Fitto, centro democratico di Alfano e Casini, Fratelli d’Italia, che vale il 35% dell’elettorato.

In sintesi i dati rispondenti alla realtà del voto vedono l’area intorno al PD al 37%, il teorico centro destra al 35%, Grillo al 18%, le sinistre aggregate ( SEL, Tsypras, Landini, Cofferati, Civati e i fuorusciti del PD, etc..) al 3,5%.

Se si dovesse votare in questo momento Il PD sarebbe in leggero vantaggio numerico, ma in grande vantaggio politico, in quanto il centro destra unito è un esercizio teorico, essendoci all’interno divisioni e contrapposizioni che abbisognano di molto tempo per risolversi in maniera credibile agli occhi dell’elettorato.

Questo significa che il governo ne esce rafforzato, anche se dovrà scontare molte schermaglie all’interno, perché ognuno ha necessità, in vista di future collocazioni, di definire e rendere visibile la propria identità.

Sicuramente Renzi, pur non rallentando il percorso delle riforme, come ha detto, dovrà dare maggiore ascolto ai problemi degli alleati e all’interno del proprio partito, ascolto che trovi rispondenza all’interno dei provvedimenti governativi.

Sarà un gioco di equilibrismo molto delicato in quanto a nessuno conviene tirare molto la corda, in quanto Renzi ha sempre l’opportunità della crisi di governo, con probabili elezioni anticipate, che in questo momento nessuno è pronto per affrontarle, in quanto hanno tutti cantieri aperti.