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Dopo l’arresto dei 24 indipendentisti veneti urge una rinnovata coscienza di solidarietà nazionale

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Sarà fondamentale il ruolo della Chiesa

di LUIGI MAMONE

Dopo l’arresto dei 24 indipendentisti veneti urge una rinnovata coscienza di solidarietà nazionale

Sarà fondamentale il ruolo della Chiesa

 

di Luigi Mamone

 

Sta succedendo di tutto in questi giorni difficili per l’Italia. Tutto. Oltre la logica, la razionalità la moralità e il buon senso. Dove andremo a finire continuando di questo passo? Nelle stesse ore il blitz contro l’armata Brancaleone dei “Serenissimi”: truppe cammellate finto-corazzate di indipendentisti veneti di improbabile capacità offensiva nonostante il carrarmato artigianale realizzato blindando una ruspa cingolata da armare con un cannoncino e il cordiale colloquio al Quirinale fra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il “tecnicamente” pregiudicato Silvio Berlusconi che se non è meritevole di restare in parlamento a causa della condanna e della interdizione dai pubblici uffici, non potrebbe – anche da capo di un partito ( pubblico ufficio anche questo?) trattare alla pari con Re Giorgio, al quale auguriamo vita lunghissima per portare a compimento anche un terzo mandato presidenziale – attesa la evidente penuria di sostituti all’altezza di così gravoso fardello. In mezzo a tutto questo la rabbia rabbiosa di Matteo Salvini e dei leghisti di ogni specie, sorte e risma che gridano allo scandalo perché i ROS e i magistrati hanno arrestato 24 indipendentisti – secondo loro da operetta, fra cui un ex deputato e il leader di quei forconi che lo scorso anno fecero una prova generale di mobilitazione con discreti risultati in termini di coinvolgimento delle masse. Indipendentisti si. Da operetta forse no. I ROS hanno scoperchiato la punta di un iceberg di malpancisti antiitaliani che fra forconi e contestatori NO TAV annovererebbero parecchi accoliti che hanno dato prova di essere violenti e avvezzi alla guerriglia. Il fenomeno non è sottovalutabile e l’allarme sociale a nostro modo di vedere deve essere pari a quello che scaturisce ogni qualvolta in Calabria qualcuno viene ucciso o vengono sequestrate armi da guerra ( recentemente 10 mitragliatori Kalashnikov) destinate agli arsenali della n’drangheta. Orbene, il dato che accomuna n’dranghetisti e Serenissimi secessionisti è , oltre il vincolo associativo che – rispettivamente – accomuna i loro accoliti il perseguimento di un progetto o programma associativo le cui finalità confliggono con gli interessi dello Stato e mirano in ogni caso a sovvertire l’ordinamento dello Stato o ad affermare gli interessi e la supremazia, di un diverso organismo che si connota per voler esercitare le stesse prerogative e poteri dello Stato, dimostrando di voler esercitare su un territorio gli stessi poteri che lo Stato esercita attraverso propri organi. La presenza di connotazioni di organizzazioni capaci di esprimere poteri astrattamente simili a quelle che ogni moderno Stato esercita sia pur in contrasto o addirittura in conflitto con gli interessi Statali rendono in tutto e per tutto identiche e analoghe le finalità associative sia degli ndranghetisti che dei presunti indipendentisti. Il fatto che Salvini minimizzi la gravità delle condotte non toglie nulla alla loro rilevanza penale. E’ come se il difensore dell’uomo arrestato con dieci Kalashnikov dicesse al Giudice “ma cosa volete che siano dieci fuciletti e qualche pistoluccia?” C’è gente al sud che è stata mandata a processo e condannata per appoggio a consorterie mafiose, intraneo o esterno, per molto meno. Quasi per un presupposto di condivisione teleologica dei crismi e del modus agendi della consorteria mafiosa. Per non parlare di amministrazioni falcidiate dalla mannaia dello scioglimento per il “pericolo di condizionamento mafioso” Proviamo ad immaginare un gruppo di contestatori calabresi (e di motivi per contestare in questa terra d’esilio e di pena senza fine che è diventata la Calabria ve ne sarebbero a bizzeffe) che inscenasse una protesta in chiave secessionista. Immediatamente i soloni dell’antimafia di maniera (quelli che la n’drangheta la combattono solo a parole, nei convegni e con le marce fini a se stesse e hanno convenienza a che il fenomeno persista perché senza n’drine da combattere verrebbe meno pure il loro ruolo e la stessa necessità della loro presenza) alzerebbero alte grida d’allarme: “Dietro la protesta l’ombra delle ndrine!”. “La ndrangheta guida la rivolta” oppure “L’esercito di Don Mico all’attacco” e via di questo passo in un tourbillion nel quale certa ben individuabile stampa meridionale , ci sguazza da anni . Per questo la logica dei pesi e delle misure diverse non va bene. Se associazione a delinquere è lo deve essere con le stesse proporzioni e misura in ogni parte d’Italia. Fra qualche mese, la politica cederà il passo alla frenesia brasiliana del” Mundial de football” . Gli Italiani ritroveranno la loro unità intorno a Prandelli, Pirlo e Balottelli: tutti in piedi con la mano sul cuore a cantare Fratelli d’ Italia. Ma di quale Italia parliamo ? Più che di fratelli di una Italia che s’è desta e con l’Elmo di Scipione ( l’africano ) s’è cinta la testa ribellandosi dopo secoli di derisione , perché non era popolo ed era divisa ( perché non siam popolo/ perché siam divisi ) troveremo gente divisa da odi regionalistici e spirito di un autonomismo che la dimensione Europea con può consentire. L’indipendentismo nei termini con cui è stato espresso dai Serenissimi è una strada impercorribile e senza futuro. Oggi dovrebbe essere tempo di unità e di solidarietà nazionale . Non di divisione. Oggi dovrebbe essere tempo di creare – anche su basi regionalistiche – associazioni di mutua assistenza per creare fondi di intervento solidale rapido in favore dei non abbienti, degli imprenditori vessati dal racket delle n’drine e da quello legalizzato tramite Equitalia . Se ogni italiano versasse un euro per creare fondi di intervento rapido di solidarietà si potrebbe intervenire in casi conclamati e documentati di bisogno per far uscire dalla tragedia della miseria e della solitudine gente bisognosa. Se i Serenissimi e altra gente della loro risma, anziché sognare di far la guerra ( che come dice de Gregori “è bella perché fa male) comprendessero la necessità di intervenire magari anche solo in aiuto dei loro corregionali versando 1 euro al giorno- tutti quanti e tutti i giorni – vi sarebbero ogni giorno – milioni di euro disponibili per sanare i drammi che non solo nel triveneto hanno portato decine di imprenditori al suicidio e innescato nuovi flussi migratori, sarebbe gran cosa. Ma quelli sono solo fanatici incapaci di guardare oltre la punta del naso e di sbirciare dietro l’angolo dove c’è un mondo diverso dal loro che vive, si muove e s’agita. Ci pensi allora la Chiesa. Che rimane il più esteso e ramificato organismo di solidarietà che possa immaginarsi. Nelle parrocchie e nelle diocesi si creino fondi di raccolta solidale e s’intervenga. Si costruisca solidarietà e si crei lavoro. Mettiamo fiori nei cannoni e nelle canne dei fucili per costruire un futuro di pace.