Donare il midollo osseo per salvare gli altri: la storia del giovane Alessandro
Giu 24, 2018 - Giovanni D'agata
Alessandro aveva 12 anni quando una leucemia fulminante lo stava per
portare via da questa vita strappandolo ai suoi cari. Ma proprio suo
padre, giovane avvocato leccese, non aveva mai abbandonato la
speranza, nonostante la diagnosi e l’assenza di donatori compatibili
tra i parenti. Ed allora, come accade ormai troppo spesso in Italia
decide di fare le valige ed andare a Roma. L’ultima fiammella accesa:
trovare un donatore anonimo. L’attesa è tanta, la paura di una
famiglia di non vedere più Alessandro è concreta e crea ansia e
disperazione man mano che i giorni trascorrono. Ma alla fine la luce
in fondo al tunnel. Il registro dei donatori dà responso positivo. Le
cellule provenienti dal midollo di un tedesco, a migliaia di
chilometri di distanza, si scoprono essere compatibili al 100 %. Il
trapianto va bene: nessun rigetto e il ragazzo riprende gradualmente
la sua vita. Una storia dall’esito felice che, per Giovanni D’Agata,
presidente dello “Sportello dei Diritti
[http://www.sportellodeidiritti.org/]”, deve diventare l’ennesimo
simbolo della lotta contro queste malattie e deve far capire
l’importanza della donazione di midollo osseo per ridare possibilità
di vita ai pazienti affetti da patologie ematologiche. E’ bene
ricordare che la compatibilità si registra solo in un caso ogni
100mila, e pertanto è importante che avvenga una sensibilizzazione
maggiore tra tutta la cittadinanza affinché si raggiunga
consapevolezza che donare anonimamente il midollo può salvare la vita
di un nostro caro e comunque ridare la possibilità di continuare ad
esistere ad una persona che ne ha bisogno. Se si pensa che ogni anno
si ammalano 5 bambini su 100mila, si comprende che, diventando
donatori, si offre una possibilità di sopravvivenza in più al nostro
gemello genetico ignoto, che potrebbe vivere dall’altra parte della
Terra. Oggi l’80% dei pazienti in attesa di trapianto di midollo osseo
trova il suo donatore: mentre il 20% non lo trova, perché è il 20%
di famiglie che iniziano un calvario disperato senza nessuna speranza,
che vedono ciò che hanno di più caro al mondo spegnersi giorno dopo
giorno. Fin quando un solo paziente non troverà un donatore
disponibile noi non abbiamo finito e noi non possiamo cantare
vittoria. Ancora una volta, non solo è necessario informare e
raccontare storie come questa, ma incentivare realmente una cultura
della donazione nel nostro Paese. La Germania, ed il donatore tedesco
di Alessandro, in questo, sono un esempio lampante da imitare.