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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 15 MAGGIO 2024

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Domani le celebrazioni per la festa dei lavoratori Le parole delle organizzazioni sindacali

Domani le celebrazioni per la festa dei lavoratori Le parole delle organizzazioni sindacali
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CGIL CALABRIA

Viaggiando per raggiungere Carfizzi, passando da Melissa, si respirano le campagne e le colline calabresi. Quando si passa da Fragalà di Melissa e si ricordano Angelina Mauro, Francesco Nigro, Giovanni Zito, torna a mente il film sulla vita di Giuseppe Di Vittorio “Pane e Libertà” ed è facile ricondurre quelle immagini alle lotte contadine, ai martiri delle lotte per l’occupazione delle terre, a Fragalà di Melissa, a Portella della Ginestra. Ma anche alle lotte contadine in tutto il territorio calabrese, alle riforme agrarie di Fausto Gullo ed alle migrazioni di massa successive a nord del Paese. In Belgio e in Germania e in altri Paesi in quegli anni, si reclutavano operai italiani, giovani, da destinare alle miniere di carbone.

Il grande sogno delle lotte contadine si infranse con la fame e la miseria e molti figli di contadini furono costretti a emigrare e cercare fortuna. Quelle migrazioni, di cui siamo tutti figli, richiamano oggi l’attualità; la tendopoli di San Ferdinando, il lavoro sfruttato dei migranti ad un euro a cassetta, le condizioni di vita sono simili a quelle di cent’anni fa, il caporalato, una storia ciclica che si ripete e che si rinnova in chiave moderna, ma che consegna al sindacato un messaggio, chiaro e netto.

Quello è il posto di confine, di impegno che il sindacato deve sviluppare, assieme a tutte le altre forme nuove di sfruttamento. Come coniugare l’impegno per combattere l’euro a casetta di sfruttamento nei campi con l’euro per ora di lavoro nei call center è la sfida che il sindacato ha dinnanzi. Ogni anno, il 1 maggio a Carfizzi si rinnova una storia, una tradizione, così come in tanti luoghi della Calabria. La festa del 1 maggio in molte realtà e comunità calabresi è una festa popolare, al pari di quella patronale. I preparativi, la banda, il corteo, il comizio, la festa. Ricordi di braccianti agricoli e operai che insieme lottavano e rivendicavano un salario dignitoso. Lo scorso anno a Carfizzi ci siamo impegnati a celebrare il centenario del 1 maggio 2018 della Montagnella e quest’anno, unitariamente, alla presenza delle segreterie nazionali saremo lì a mantenere la promessa. É difficile celebrare una festa dei lavoratori per un lavoro che non c’è.

Gli ultimi dati sulla povertà, sull’occupazione giovanile e femminile in Calabria sono allarmanti. Non migliorano strutturalmente, nonostante la debole ripresa economica nel Paese. Lì dove si crea qualche opportunità occupazionale è lavoro povero, precario, indotto solo da incentivi e bonus e non da investimenti. Il tema centrale del 1 maggio 2018 è quello della sicurezza sui luoghi di lavoro. Avviene a poche settimane dall’ennesima tragedia sul lavoro a Crotone, dove hanno perso la vita due lavoratori edili in un cantiere di un’opera pubblica. I morti sul lavoro sono aumentati negli ultimi anni in tutto il Paese, un fatto estremamente grave. Non è pensabile risparmiare sui costi della sicurezza, bisogna evitare che, nella logica degli appalti al massimo ribasso il lavoratore diventi l’anello più debole di una catena perversa di appalti e subappalti, pagando con la propria vita l’irresponsabilità di altri. Così come occorrono maggiori controlli, più ispettori coordinati con le forze dell’ordine. Abbiamo chiesto la convocazione dell’osservatorio regionale che sta in capo alla giunta regionale per un protocollo di legalità e responsabilità che consenta al sindacato l’accesso in tutti i luoghi di lavoro. La prevenzione è importantissima.

Ma per la Calabria deve essere anche un 1 maggio di speranza, una nuova primavera che parte dalla legalità, dall’impegno dei giovani, dalle opportunità che si possono creare dalle difficoltà, dal Lavoro, dal futuro. In questo momento vi è in atto una grande richiesta di cambiamento che viene dal Paese e dal Sud. Il 4 marzo i cittadini calabresi hanno espresso democraticamente il loro desiderio di cambiamento che l’attuale classe dirigente non è in grado di dare. C’è una domanda che chiama in causa le nuove generazioni, nuove forme di partecipazione che vanno aperte in un campo largo, non dai soliti volti della politica sterile e trasformista, che ai giovani consente sempre un posto in prima fila nei convegni, ma non consegna mai loro le leve del comando e se lo fa, è per fidelizzazione, familismo, eredità politiche o cooptazioni al ribasso, mai con un processo graduale di formazione e patto generazionale, senza un ascensore sociale e politico che premia merito e capacità.

Ecco, serve un percorso di evoluzione culturale, di inclusione, allargato a tutti i fermenti e le energie positive che esistono in Calabria e partire dal merito, dalle conoscenze, dall’impegno sociale e civile, dalla lotta alla ndrangheta e dai temi degli ultimi, dalle “PERSONE” che non ce la fanno, dalla lotta alle diseguaglianze, dal divario che ha prodotto la crisi con nuove forme di povertà e di esclusione, dalla sobrietà e dal rispetto che ognuno deve avere quando è chiamato a svolgere attività istituzionali, sociali, verso il disagio economico e sociale che vivono larghe fasce della società calabrese. Abbiamo chiesto alla politica regionale a novembre un cambio di passo con 6000 persone in piazza per affrontare questi temi, più confronti su vertenze delicate, che sono tutt’ora aperte e che aspettano risposte. La Calabria rischia il baratro e non può più aspettare, serve una nuova primavera di legalità, per lo sviluppo ed il lavoro. I Calabresi meritano un futuro migliore. Buon 1 Maggio.

UIL

La sicurezza è il cuore del lavoro. La giornata del Primo maggio 2018 dovrà essere l’occasione per porre questo tema di nuovo all’attenzione dell’opinione pubblica e riportarlo al centro dell’agenda politica nazionale. Da Prato a Carfizzi, passando per Piazza San Giovanni a Roma, il tema della prevenzione sui luoghi di lavoro e della sicurezza dell’occupazione caratterizzerà i comizi dei leader sindacali di Uil, Cgil e Cisl. Per noi questo è un assillo, un impegno che ogni giorno trasferiamo all’interno dei luoghi di lavoro dove noi siamo presenti attraverso le nostre rappresentanze sindacali ed i nostri Responsabili per la sicurezza. I dati drammatici delle morti bianche – oltre 150 decessi dall’inizio del 2018 – ci dicono però che ancora tanto si deve fare in tema di sicurezza. Questa materia deve ritornare ad essere centrale nel dibattito pubblico nazionale, perché un Paese che l’Italia che punta a svolgere il tema centrale di Impresa 4.0, ovvero di rendere più avanzati tecnologicamente le proprie produzioni, non può lasciare indietro il tema della sicurezza e della salute nei luoghi di produzione.

Organizzazione del lavoro intensiva, controlli scarsi, precarizzazione dei contratti di lavoro, una cultura sbagliata da parte degli imprenditori che guardano alla sicurezza come ad un costo e non come ad un investimento, sono le cause principali di questa tragedia che colpisce il mondo del lavoro. La ricerca del benessere lavorativo deve diventare la nuova frontiera sulla quale si deve essere in grado di creare un’alleanza costruttiva che metta insieme: istituzione, sindacati, imprenditori e politica. Il percorso di crescita tecnologica deve ancorarsi a questo tema se non vuole smarrire il suo senso, vale a dire quello di rendere agevole il rapporto fra l’uomo e la macchina e aumentare i valori di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. La risposta agli infortuni sul lavoro non può essere legato solo all’effetto emotivo che gli infortuni sul lavoro producono nel momento in cui si registrano, ma è necessario mettere in campo interventi informativi, formativi e legislativi a supporto dell’azione di prevenzione. Lo ribadiamo con forza, il percorso tecnologico deve ancorarsi necessariamente al tema del benessere lavorativo, della salute e della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro.

Su questo aspetto necessitano interventi normativi che devono andare nella direzione di incentivare la stabilità e non la precarizzazione dei contratti individuali di lavoro. Il Jobs act in questo è andato nella direzione opposta. L’organizzazione ed i ritmi del lavoro vanno riportati all’interno di relazioni industriali partecipative. Vanno intensificati i controlli da parte degli organi ispettivi. La Calabria, in particolare, deve ritornare al centro delle attenzioni della politica nazionale. Il nuovo Governo, se mai uno dovesse riuscire a vedere la luce nelle prossime settimane, deve sapere che al Mezzogiorno, e alla Calabria dentro il Meridione d’Italia, serve un intervento straordinario sostenuto da risorse ordinarie, canalizzando il 34% delle risorse ordinarie verso il potenziamento di questo piano di investimenti.

E’ questa la vera urgenza di questo territorio. Una regione in cui ancora oggi, purtroppo, siamo costretti a discutere di un lavoro che non c’è, di giovani che scappano dalla Calabria per cercare di realizzarsi all’estero. I dati sono drammatici. L’Eurostat, solo pochi giorni addietro, ha certificato il dramma delle giovani generazioni dell’Italia, del Sud e della Calabria in particolare, piazzando il nostro Paese ai primi posti per tasso di disoccupazione giovanile. Davanti a questi numeri è chiaro che la partita della Calabria si inquadra all’interno della partita del Mezzogiorno. E’ chiaro, quindi, che alla politica regionale sia richiesto un cambio di passo immediato, una svolta urgente. Pur non addebitando responsabilità particolari alla giunta di Mario Oliverio, però, non possiamo sottrarci dal giudicare negativamente la sua azione che, purtroppo, non ha inciso positivamente sulla creazione di nuovi posti di lavoro in questa regione.

Per questo siamo convinti che l’ultima fase politica del governo regionale debba essere finalizzato alla realizzazione di un programma di fine legislatura che sia basato su pochi e qualificati punti, utili al rilancio produttivo, economico e sociale della nostra terra. Intanto, la Calabria ha bisogno di vedere realizzata la tanto attesa legge regionale sulla stabilizzazione del precariato. La giunta regionale, poi, secondo noi dovrebbe accelerare lo sblocco delle politiche attive per il lavoro e rivitalizzare la spesa dei fondi del Programma operativo regionale. Sarà di fondamentale importante, ancora, mettere mano ad un cronoprogramma certo degli investimenti pubblici previsti nel Masterplan e trasformarli in opere realizzate.

In ultimo, ma non per ultimo, il porto di Gioia Tauro. Su questa importante infrastruttura si sta giocando una partita delicata. Mct e Msc avevano preso degli impegni con il Governo ma questi non sono stati rispettati. Noi non abbiamo firmato quell’accordo perché non eravamo convinti della sua valenza e, alla luce di quanto sta accadendo adesso, avevamo visto giusto. L’hub rischia una crisi senza via d’uscite. Il blocco delle attività è da scongiurare e per questo chiediamo alla Regione Calabria di riprendere il bandolo della matassa per tornare a governare una vertenza sulla quale pesano gli accordi disattesi da parte di Mct ed Msc. Solo così la Calabria può mantenere viva la speranza di non cadere nel baratro di una crisi senza via d’uscita. Solo così i calabresi, quelli giovani e meno giovani, possono sperare di riappropriarsi del proprio destino e della propria terra.