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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Diritto e giustizia, i tanti gradi di giudizio e l’istituto dell’insabbiamento

Diritto e giustizia, i tanti gradi di giudizio e l’istituto dell’insabbiamento

Editoriale di Antonio Giangrande

Diritto e giustizia, i tanti gradi di giudizio e l’istituto dell’insabbiamento

Editoriale di Antonio Giangrande

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

In Italia, spesso, ottenere giustizia è una chimera. In campo penale, per
esempio, vige un istituto non previsto da alcuna norma, ma, di fatto, è una
vera consuetudine. In contrapposizione al Giudizio Perenne c’è
l’Insabbiamento.

Rispetto al concorso esterno all’associazione mafiosa, un reato penale di
stampo togato e non parlamentare, da affibbiare alla bisogna, si contrappone
una norma non scritta in procedura penale: l’insabbiamento dei reati
sconvenienti.

A chi è privo di alcuna conoscenza di diritto, oltre che fattuale,
spieghiamo bene come si forma l’insabbiamento e quanti gradi di giudizio ci
sono in un sistema che a livello scolastico lo si divide con i fantomatici
tre gradi di giudizio.

Partiamo col dire che l’insabbiamento è applicato su un fatto storico
corrispondente ad un accadimento che il codice penale considera reato.

Per il sistema non è importante la punizione del reato. E’ essenziale
salvaguardare, non tanto la vittima, ma lo stesso soggetto amico, autore del
reato.

A fatto avvenuto la vittima incorre in svariate circostanze che qui si
elencano e che danno modo a più individui di intervenire sull’esito finale
della decisione iniziale.

La vittima, che ha un interesse proprio leso, ha una crisi di coscienza,
consapevole che la sua querela-denuncia può recare nocumento al
responsabile, o a se stessa: per ritorsione o per l’inefficienza del
sistema, con le sue lungaggini ed anomalie. Ciò le impedisce di proseguire.
Se si tratta di reato perseguibile d’ufficio, quindi attinente l’interesse
pubblico, quasi sempre il pubblico ufficiale omette di presentare denuncia o
referto, commettendo egli stesso un reato.

Quando la denuncia o la querela la si vuol presentare, scatta il
disincentivo della polizia giudiziaria.

Ti mandano da un avvocato, che si deve pagare, o ti chiedono di ritornare in
un secondo tempo. Se poi chiedi l’intervento urgente delle forze dell’ordine
con il numero verde, ti diranno che non è loro competenza, ovvero che non ci
sono macchine, ovvero di attendere in linea, ovvero di aspettare che
qualcuno arriverà………

Quando in caserma si redige l’atto, con motu proprio o tramite avvocato,
scatta il consiglio del redigente di cercare di trovare un accordo e poi
eventualmente tornare per la conferma.

Quando l’atto introduttivo al procedimento penale viene sottoscritto, spesso
l’atto stanzia in caserma per giorni o mesi, se addirittura non viene
smarrito o dimenticato…

Quando e se l’atto viene inviato alla procura presso il Tribunale, è un
fascicolo come tanti altri depositato su un tavolo in attesa di essere
valutato. Se e quando….. Se il contenuto è prolisso, non viene letto. Esso,
molte volte, contiene il nome di un magistrato del foro. Non di rado il nome
dello stesso Pubblico Ministero competente sul fascicolo. Il fascicolo è
accompagnato, spesso, da una informativa sul denunciante, noto agli uffici
per aver presentato una o più denunce. In questo caso, anche se fondate le
denunce, le sole presentazioni dipingono l’autore come mitomane o pazzo.

Dopo mesi rimasto a macerare insieme a centinaia di suoi simili, del
fascicolo si chiede l’archiviazione al Giudice per le Indagini Preliminari.
Questo senza aver svolto indagini. Se invece vi è il faro mediatico, allora
scatta la delega delle indagini e la comunicazione di garanzia alle varie
vittime sacrificali. Per giustificare la loro esistenza, gli operatori, di
qualcuno, comunque, ne chiedono il rinvio a giudizio, quantunque senza prove
a carico.

Tutti i fascicoli presenti sul tavolo del Giudice per l’Udienza Preliminare
contengono le richieste del Pubblico Ministero: archiviazione o rinvio a
giudizio. Sono tutte accolte, a prescindere. Quelle di archiviazione, poi,
sono tutte accolte, senza conseguire calunnia per il denunciante, anche
quelle contro i magistrati del foro. Se poi quelle contro i magistrati
vengono inviate ai fori competenti a decidere, hanno anche loro la stessa
sorte: archiviati!!!

Il primo grado si apre con il tentativo di conciliazione con oneri per
l’imputato e l’ammissione di responsabilità, anche quando la denuncia è
infondata, altrimenti la condanna è già scritta da parte del giudice,
collega del PM, salvo che non ci sia un intervento divino, (o fortemente
terrestre sul giudice), o salvo che non interviene la prescrizione per
sanare l’insanabile. La difesa è inadeguata o priva di potere. Ci si tenta
con la ricusazione o con la rimessione per legittimo sospetto che il giudice
sia inadeguato, ma in questo caso la norma è stata sempre disapplicata dalle
toghe della Cassazione.

Il secondo grado si apre con la condanna già scritta, salvo che non ci sia
un intervento divino, (o fortemente terrestre sul giudice), o salvo che non
interviene la prescrizione per sanare l’insanabile. Le prove essenziali
negate in primo grado, sono rinegate.

In terzo grado vi è la Corte di Cassazione, competente solo
sull’applicazione della legge. Spesso le sue sezioni emettono giudizi
antitetici. A mettere ordine ci sono le Sezioni Unite. Non di rado le
Sezioni Unite emettono giudizi antitetici tra loro. Per dire, la certezza
del diritto….

Durante il processo se hai notato anomalie e se hai avuto il coraggio di
denunciare gli abusi dei magistrati, ti sei scontrato con una dura realtà. I
loro colleghi inquirenti hanno archiviato. Il CSM invece ti ha risposto con
una frase standard: “Il CSM ha deliberato l’archiviazione non essendovi
provvedimenti di competenza del Consiglio da adottare, trattandosi di
censure ad attività giurisdizionale”.

Quando il processo si crede che sia chiuso, allora scatta l’istanza al
Presidente della Repubblica per la Grazia, ovvero l’istanza di revisione
perchè vi è stato un errore giudiziario. Petizioni quasi sempre negate.

Alla fine di tutto ciò, nulla è definitivo. Ci si rivolge alla Corte Europea
dei diritti dell’Uomo, che spesso rigetta. Alcune volte condanna l’Italia
per denegata giustizia, ma solo se sei una persona con una difesa capace.
Sai, nella Corte ci sono italiani.

Per i miscredenti vi è un dato, rilevato dal foro di Milano tratto da un
articolo di Stefania Prandi del “Il Fatto Quotidiano”. “Per le donne che
subiscono violenza spesso non c’è giustizia e la responsabilità è anche
della magistratura”. A lanciare l’accusa sono avvocate e operatrici della
Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano che puntano il dito
contro la Procura della Repubblica di Milano, “colpevole” di non prendere
sul serio le denunce delle donne maltrattate. Secondo i dati su 1.545
denunce per maltrattamento in famiglia (articolo 572 del Codice penale)
presentate da donne nel 2012 a Milano, dal Pubblico ministero sono arrivate
1.032 richieste di archiviazione; di queste 842 sono state accolte dal
Giudice per le indagini preliminari. Il che significa che più della metà
delle denunce sono cadute nel vuoto. Una tendenza che si conferma costante
nel tempo: nel 2011 su 1.470 denunce per maltrattamento ci sono state 1.070
richieste di archiviazione e 958 archiviazioni. Nel 2010 su 1.407 denunce,
542 sono state archiviate.

«La tendenza è di archiviare, spesso de plano, cioè senza svolgere alcun
atto di indagine, considerando le denunce manifestazioni di conflittualità
familiare – spiega Francesca Garisto, avvocata Cadmi – Una definizione,
questa, usata troppe volte in modo acritico, che occulta il fenomeno della
violenza familiare e porta alla sottovalutazione della credibilità di chi
denuncia i maltrattamenti subiti. Un atteggiamento grave da parte di una
procura e di un tribunale importanti come quelli di Milano». Entrando nel
merito della “leggerezza” con cui vengono affrontati i casi di violenza,
Garisto ricorda un episodio accaduto di recente: «Dopo una denuncia di
violenza anche fisica subita da una donna da parte del marito, il pubblico
ministero ha richiesto l’archiviazione de plano qualificandola come
espressione di conflittualità familiare e giustificando la violenza fisica
come possibile legittima difesa dell’uomo durante un litigio».

Scarsa anche la presa in considerazione delle denunce per il reato di
stalking (articolo 612 bis del codice penale). Su 945 denunce fatte nel
2012, per 512 è stata richiesta l’archiviazione e 536 sono state archiviate.
Per il reato di stalking quel che impressiona è che le richieste di
archiviazione e le archiviazioni sono aumentate, in proporzione, negli anni.
In passato, infatti, la situazione era migliore: 360 richieste di
archiviazione e 324 archiviazioni su 867 denunce nel 2011, 235 richieste di
archiviazione e 202 archiviazioni su 783 denunce nel 2010. Come stupirsi,
dunque, che ci sia poca fiducia nella giustizia da parte delle donne?
Manuela Ulivi, presidente Cadmi ricorda che soltanto il 30 per cento delle
donne che subiscono violenza denuncia. Una percentuale bassa dovuta anche al
fatto che molte, in attesa di separazione, non riescono ad andarsene di casa
ma sono costrette a rimanere a vivere con il compagno o il marito che le
maltrattata. Una scelta forzata dettata spesso dalla presenza dei figli: su
220 situazioni di violenza seguite dal Cadmi nel 2012, il 72 per cento (159)
ha registrato la presenza di minori, per un totale di 259 bambini.

Non ci dobbiamo stupire poi se la gente è ammazzata per strada od in casa.
Chiediamoci quale fine ha fatto la denuncia presentata dalla vittima.
Chiediamoci se chi ha insabbiato non debba essere considerato concorrente
nel reato.

Quando la giustizia è male amministrata, la gente non denuncia e quindi meno
sono i processi, finanche ingiusti. Nonostante ciò vi è la prescrizione che
per i più, spesso innocenti, è una manna dal cielo. In queste circostanze
vien da dire: cosa hanno da fare i magistrati tanto da non aver tempo per i
processi e comunque perché paghiamo le tasse, se non per mantenerli?

Dr Antonio Giangrande

Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia