L’incongrua rimozione dal centro storico dei grandi cassonetti delle isole ecologiche per il
deposito dei rifiuti differenziati segna l’episodio finale dell’imperiale indifferenza
dell’Amministrazione e dei concessionari del servizio verso le reali esigenze di tutti i
cittadini. Con l’aggravante di colpire le fasce più deboli (con un’età media che supera i 60
anni) di cui è più intensamente popolato il centro. Questi cittadini hanno inutilmente atteso
gli assistenti sociali che venissero a casa per selezionare i rifiuti che devono essere tenuti
dentro per giorni e giorni e provvedessero -rigorosamente nelle ore previste dal servizio-, ad
esporre i mastelli. Poiché non insegna nulla quanto accade nella periferia e in numerosi
centri della provincia reggina dove questo metodo forzoso e innaturale è già andato verso il
fallimento.
Anche l’identificazione tramite codici a barre dei codici fiscali dei proprietari dei mastelli
si configura come una corposa violazione del diritto alla privacy, nella totale assenza della
obbligatoria indicazione di un responsabile dei dati.
Intanto il rigoroso silenzio dei soggetti attuatori e il ferreo cordone “sanitario” opposto
sui media alla voce di chi dissente confermano in pieno la giustezza delle osservazioni.
Posto che i rifiuti sono merce rivenduta a peso d’oro dopo che si sono obbligati i cittadini a
selezionarli per consentire ad altri lucrosi profitti, le domande continuano a rimanere senza
risposta: dove vanno a finire plastica, alluminio, vetro e quant’altro? Il Comune (e, per esso,
i cittadini) viene remunerato? Il “servizio” di raccolta dei rifiuti, infatti, non comporta
affatto la “proprietà” degli stessi per chi li incamera.
Cosa c’è scritto nel contratto firmato dal Comune? Che fine ha fatto l’annunciata indagine
della Procura? Che senso ha spendere a Sambatello altri 80 milioni di euro per convertire (in
4-5 anni!) un impianto che in tempi brevi poteva essere adibito a selezionare umido e
indifferenziata risparmiando ai cittadini un netto peggioramento della qualità di vita e di
relazioni di vicinato, oltre che all’interno stesso delle abitazioni in grandissima parte troppo
piccole per assuefarsi ai nuovi diktat? È da ritenere che l’appalto della nuova strada Gallico-Gambarie assorba tutte le energie della società concessionaria della raccolta dei rifiuti, non
consentendole di riflettere sulle reali esigenze della città.
Che poi gli amministratori abbiano capacità o intenzione di riflettere, sembra che questo
verbo sia cancellato dal loro vocabolario. Purtroppo i cittadini sono stati abituati (più per
sfinimento che per convinzione) a non dire più una parola su come viene sgovernata la città:
in mano a soggetti che pur di spendere allegramente il denaro pubblico sono capaci di tutto
e non mostrano differenze tra lato A e lato B.
E gli innumerevoli cambiamenti di chi dirige le Soprintendenze (18 nell’arco di pochi anni,
l’ultima dirigente va in pensione a breve) denota la volontà governativa di non consentire a
Reggio, città gioiello per beni archeologici, paesaggistici, culturali, architettonici, di
esercitare una vigilanza o una interlocuzione autorevole sull’aspetto del paesaggio urbano,
con buona pace dei numerosi urbanisti e conservatori, accademici e non, in loco.
Risveglio Civile