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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Di Pietro, Grillo, il Movimento 5 Stelle e gli “utili idioti giustizialisti” L’opinione di Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie

Di Pietro, Grillo, il Movimento 5 Stelle e gli “utili idioti giustizialisti” L’opinione di Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie
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Le incalzanti notizie di cronaca giudiziaria provocano reazioni variegate
tra i cittadini della nostra penisola. Sgomento, sorpresa, sdegno,
compassione o incredulità si alternano nei discorsi tra i cittadini. Ma
emerge, troppo spesso, una ipocrisia di fondo che è la stessa che
attraversa, troppo spesso, la nostra società. Ma… chi è onesto al cento per
cento? Credo nessuno, nemmeno il Papa. Chi non ha fatto fare qualche
lavoretto in nero? Chi ha fatturato ogni lavoro eseguito? Chi ha sempre
pagato l’iva? Chi ha dichiarato l’esatta metratura dei propri locali, per
evitare di pagare più tasse sulla spazzatura? Chi lavora per raccomandazione
o ha vinto un concorso truccato? Chi è un falso invalido o un baby
pensionato? Chi per una volta non ha marinato l’impiego pubblico? Ecc.. Chi
è senza peccato scagli la prima pietra! Naturalmente, quando non paghiamo
qualche tassa, ci giustifichiamo in nome della nostra “onestà” presunta,
oppure del fatto che fan tutti così: “Io non sono un coglione”! E così via…

Ecco allora che mi sgranano gli occhi all’ultimo saluto a Casaleggio il 14
aprile 2016. La folla grida “Onestà, onestà, onestà”, frase di sinistroide e
giustizialistoide natali. “Onestà, onestà”. Questo lo slogano urlato a più
riprese dai militanti del M5S alla fine dei funerali del cofondatore Roberto
Casaleggio a Milano. Applausi scroscianti non solo al feretro, ma anche ai
parlamentari presenti a Santa Maria delle Grazie, tra cui Alessandro Di
Battista e Luigi Di Maio. Abbracci, lacrime e commozione fra i parlamentari
all’uscita.

“La follia di fare dell’onestà un manifesto politico”, scrive Alessandro
Sallusti, Venerdì 15/04/2016, su “Il Giornale”. «Gli unici onesti del Paese
sarebbero loro, come vent’anni fa si spacciavano per tali i magistrati del
pool di Mani pulite, come tre anni fa sosteneva di esserlo il candidato del
Pd Marino contrapposto a Roma ai presunti ladri di destra. Come tanti altri.
Io non faccio esami di onestà a nessuno, me ne guardo bene, ma per lavoro
seguo la cronaca e ho preso atto di un principio ineluttabile: chi di onestà
colpisce, prima o poi i conti deve farli con la sua, di onestà. Lo sa bene
Di Pietro, naufragato sui pasticci immobiliari del suo partito; ne ha pagato
le conseguenze Marino con i suoi scontrini taroccati; lo stesso Grillo, a
distanza di anni, non ha ancora smentito le notizie sui tanti soldi in nero
che incassava quando faceva il comico di professione».

In pochi, pochissimi lo sanno. Ma prima di diventare il guru del Movimento 5
Stelle di Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio aveva avuto rapporti con la
politica attraverso le sue società di comunicazione. In particolare con un
politico anni fa molto in voga e oggi completamente in disgrazia: Antonio Di
Pietro.

«E’ così, quando vedono una figura che potrebbe offuscare o affiancare la
popolarità di Grillo, i vertici del Movimento si affrettano a epurarla». La
sua storia, dall’appoggio incondizionato ricevuto all’allontanamento
improvviso, è il simbolo del rapporto tra l’Italia dei Valori e Beppe
Grillo, scrive Francesco Oggiano il 22 giugno 2012 su “Vanity Faire”. Il
partito dell’ex pm è da sempre quello più vicino per contenuti al Movimento.
Il sodalizio è iniziato con la nascita del blog ed è continuato almeno fino
agli scorsi mesi. Grillo ha sempre sostenuto l’ex pm, definito una «persona
perbene» e soprannominato «Kryptonite», per essere rimasto «l’unico a fare
veramente opposizione al Governo Berlusconi». I «vertici» sarebbero quelli
della Casaleggio Associati, società fondata dal guru Gianroberto che cura la
comunicazione del Movimento 5 Stelle. La «figura» in ascesa era lei, Sonia
Alfano. 40 anni, l’esplosiva eurodeputata eletta con l’Idv, poi diventata
Presidente della Commissione Antimafia europea, arrivando al culmine di una
carriera accidentata (prima la rottura con Grillo, poi con l’Idv) iniziata
nel 2008. Figlia del giornalista Beppe assassinato dalla mafia,
l’eurodeputata è stata la prima ad aver creato una lista civica regionale
certificata da Grillo, nel 2008. Già attiva da tempo nel Meetup di Palermo,
si presentò in Sicilia ignorata dai media tradizionali e aiutata dal comico
prese il 3% e 70 mila preferenze. «Alla vigilia delle elezioni europee del
2009, Grillo e Di Pietro vennero da me e mi chiesero di candidarmi a
Strasburgo. Io non sapevo neanche di che si occupava l’Europarlamento»,
racconta oggi. Perché Casaleggio avrebbe dovuto allontanare due
europarlamentari popolari come Sonia Alfano e Luigi De Magistris? Chiede
Francesco Oggiano a Sonia Alfano: «La mia sensazione è che quando i vertici
del Movimento annusano una figura “carismatica” che può offuscare, o
quantomeno affiancare, la leadership mediatica di Grillo, diano inizio
all’epurazione».

Già dal gennaio 2003 il Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie,
dr Antonio Giangrande, in una semideserta ed indifferente assemblea dell’IDV
a Bari, in presenza di Antonio Di Pietro e di Carlo Madaro (il giudice del
caso Di Bella) criticò il modo di fare nell’IDV. L’allora vice presidente
provinciale di Taranto contestò alcuni punti, che furono causa del suo
abbandono: Diritto di parola in pubblico e strategie politiche esclusiva di
Di Pietro; dirigenti “Yes-man” scelti dal padre-padrone senza cultura
politica, o transfughi da altri partiti, o addirittura con troppa scaltrezza
politica, spesso allocati in territori non di competenza (in Puglia nominato
commissario il lucano Felice Bellisario); IDV presentato come partito della
legalità-moralità in realtà era ed è il partito dei magistrati, anche di
quelli che delinquono impunemente; finanziamenti pubblici mai arrivati alla
base, così come ne hanno tanto parlato gli scandali mediatici e giudiziari.

Ma non è questo che fa pensare cento volte prima di entrare in un movimento
insipido come il M5S. Specialmente a chi, come me, per le sue campagne di
legalità contro i poteri forti è oggetto perpetuo degli strali dei
magistrati. Incensurato, ma per quanto?

FU IL TENENTE GIUSEPPE DI BELLO IL PRIMO A SCOPRIRE L’INQUINAMENTO IN
BASILICATA, PER PUNIZIONE LO DENUNCIARONO PER “PROCURATO ALLARME!” Tenente
della polizia provinciale di Potenza denuncia l’inquinamento e perde la
divisa. A Potenza viene sospeso e condannato. Il caso affrontato con un
servizio di Dino Giarrusso su “Le Iene” del 17 aprile 2016. “Io rovinato per
aver fatto il mio dovere. E per aver raccontato i veleni del petrolio in
Basilicata prima di tutti”. In un colloquio lo sfogo di Giuseppe Di Bello,
tenente di polizia provinciale ora spedito a fare il custode al museo di
Potenza per le sue denunce sull’inquinamento all’invaso del Pertusillo,
scrive Antonello Caporale il 4 aprile 2016 su “Il Fatto Quotidiano”. «La
risposta delle istituzioni è la sentenza con la quale vengo condannato a due
mesi e venti giorni di reclusione, che in appello sono aumentati a tre mesi
tondi. Decido di candidarmi alle regionali, scelgo il Movimento
Cinquestelle. Sono il più votato nella consultazione della base, ma Grillo
mi depenna perché sono stato condannato, ho infangato la divisa, sporcato
l’immagine della Basilicata. La Cassazione annulla la sentenza (anche se con
rinvio, quindi mi attende un nuovo processo). Il procuratore generale mi
stringe la mano davanti a tutti. La magistratura lucana ora si accorge del
disastro ambientale, adesso sigilla il Costa Molina. Nessuno che chieda a
chi doveva vedere e non ha visto, chi doveva sapere e ha taciuto: e in
quest’anni dove eravate? Cosa facevate?».

A questo punto ritengo che i movimenti a monoconduttura o padronali, che
basano il loro credo sulla propria presunta onestà per non inimicarsi i
magistrati, ovvero per non essere offuscati dall’ombra degli eroi che
combattono i poteri forti e ne subiscono le ritorsioni giudiziarie, vogliano
nelle loro fila solo “utili idioti”. Cioè persone che non hanno una storia
da raccontare, o un’esperienza vissuta; non hanno un bacino elettorale che
ne conosca le capacità. Insomma i padroni del movimento vogliono dei
“Yes-Man” proni al volere dei loro signori. “Utili idioti” scelti in “camera
caritatis” o a forza di poche decine di click su un blog imprenditoriale.
“Utili idioti” sui quali fare i conti in tasca: sia mai che guadagnino più
del loro guru. A pensarci bene, però, gli altri partiti non è che siano
molto diversi dal Movimento 5 Stelle o l’IDV. La differenza è che gli altri
non gridano all’onestà, ben sapendo di essere italiani.
Dr Antonio Giangrande