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Detenuto evaso, proseguono le ricerche anche in Piemonte

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Trovata dai carabinieri l’auto usata per la fuga di Domenico Cutrì. Madre interrogata a lungo dai carabinieri

Detenuto evaso, proseguono le ricerche anche in Piemonte

Trovata dai carabinieri l’auto usata per la fuga di Domenico Cutrì. Madre interrogata a lungo dai carabinieri

 

 

TORINO – Proseguono anche in Piemonte le ricerche di Domenico Cutrì, l’ergastolano di 32 anni evaso ieri a Gallarate, in provincia di Varese. Posti di blocco sono stati disposti in tutta la Regione e, in particolare, in provincia di Novara, dove nel 2006 l’uomo partecipò all’omicidio per cui stava scontando l’ergastolo nel carcere di Cuneo. Quella della sua evasione è “una notizia che lascia senza parole, siamo scioccati”, commenta l’avvocato Alessandro Bonalume, il legale della famiglia di Lukasz Korbzeniecki, il giovane polacco ucciso otto anni fa a Trecate, nel Novarese appunto, perché avrebbe fatto delle avances alla fidanzata di Cutrì. Un delitto maturato in un ambiente omertoso, in cui gli investigatori hanno fatto fatica a capire movente e ruoli dei partecipanti. Oltre a Cutrì, per l’omicidio sono stati condannati Manuel Martelli, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, condannato a 16 anni con il rito abbreviato. Tre anni per favoreggiamento anche a Luca Greco, all’epoca dei fatti titolare di un bar a Trecate: fornì un falso alibi a Cutrì depistando le indagini.
Trovata da Cc auto usata per la fuga
La Citroen C3 nera usata dai malviventi che ieri pomeriggio a Gallarate hanno fatto evadere Domenico Cutrì, è stata ritrovata dai carabinieri in un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta. Ospedale dove ieri è morto il fratello dell’evaso, Antonino. L’auto è risultata rubata.

Entrambe le auto erano state rubate ieri
Sono risultate rubate entrambe ieri le auto utilizzate per l’evasione e la fuga di Domenico Cutrì, l’ergastolano fuggito ieri dopo che un commando aveva aggredito gli agenti della polizia penitenziaria fuori dal tribunale di Gallarate (Varese) in cui l’uomo doveva sostenere un processo. Entrambe le vetture, secondo quanto si è saputo, appartenevano a due conducenti che sono stati rapinati armi in pugno. Una Nissan è stata trovata in una stretta via nei pressi del tribunale. A bordo diverse armi e proiettili. La seconda vettura, una Citroen, è quella, invece, a bordo della quale la madre di Domenico Cutrì ha portato in ospedale l’altro figlio che ha partecipato all’azione, Antonino, che è poi morto in ospedale.

Madre interrogata a lungo dai carabinieri
La madre di Domenico Cutrì, il detenuto evaso ieri a Gallarate (Varese), è stata interrogata a lungo dai carabinieri nel corso della notte, per ricostruire nei dettagli la vicenda. La donna non è indagata. Secondo la prima ricostruzione, ieri i banditi a bordo della Citroen C3 hanno accompagnato all’ospedale di Magenta la donna e il figlio Antonino, colpito da un proiettile durante l’assalto e morto in seguito alla ferita. I malviventi hanno poi abbandonato l’utilitaria in un vicino parcheggio e sono fuggiti, probabilmente a bordo di un’altro automezzo rubato. Proseguono in tutto il Nord Italia le ricerche dell’evaso e dei complici e sono stati allestiti posti di blocco anche al confine con la Svizzera.

Madre: “Farlo fuggire era ossessione Antonino. Aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero”
Per Antonino Cutrì, l’uomo ucciso mentre faceva evadere il fratello Domenico, far evadere il fratello era diventata una ossessione. Lo ha detto la madre dei due, sentita dagli investigatori. Antonino, secondo la donna, aveva manifestato più volte l’intenzione di far evadere il fratello, tant’è vero che l’uomo era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo. Antonino, secondo la madre, per portare a termine il progetto aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero.
La madre: “Avvertita da uno sconosciuto”. Su sua versione inquirenti e investigatori nutrono molti dubbi
E’ stato un uomo che non conosce a suonare, ieri pomeriggio, al citofono dei fratelli Domenico e Antonino Cutrì per avvertirla che Antonino, che poi sarebbe morto in ospedale, era stato ferito a colpi d’arma da fuoco. Lo ha raccontato la madre del detenuto evaso e dell’uomo morto per le ferite riportate nel conflitto a fuoco con gli agenti della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese). L’uomo, secondo la testimonianza della donna, a proposito della quale inquirenti e investigatori nutrono molti dubbi, avrebbe suonato al citofono dicendo: ”Scenda che suo figlio sta male”. La donna, senza prendere la borsa, indossando ancora le ciabatte di casa, avrebbe trovato il figlio sul sedile anteriore mentre l’uomo sedeva su quelli posteriori. Si sarebbe messa alla guida e, prima di arrivare all’ospedale di Magenta, lo sconosciuto le avrebbe detto di fermarsi e sarebbe sceso dall’ auto. La madre dei Cutrì sarebbe quindi entrata a bordo dell’auto nel pronto soccorso. Una circostanza che stride, dal momento che la vettura è stata trovata dai carabinieri fuori dall’ospedale, anche se a poca distanza. Nelle ultime ore sono stati sentiti un po’ tutti i familiari dal pm Raffaella Zappatini, titolare dell’indagine. La madre dei Cutrì avrebbe raccontato che il terzo fratello, Daniele, sarebbe partito domenica sera per Napoli per una gita con un amico. Nella serata di ieri era circolata la notizia, poi smentita, che il terzo fratello Cutrì si era costituito in ospedale perché ferito a un piede.

Sotto choc paese della famiglia Cutrì. Tra la gente di Inveruno il giorno dopo l’assalto da far west
Le porte dell’ appartamento dove vive la famiglia Cutrì restano chiuse e, tra i vicini di casa, in pochi hanno voglia di parlare. E’ accompagnato da una triste fama il nome della famiglia di origini calabresi che da oltre vent’anni vive a Inveruno, paese di poco più di ottomila abitanti nell’hinterland milanese. Una fama dovuta all’omicidio per il quale è stato condannato all’ergastolo Domenico Cutrì, 32 anni – evaso ieri a Gallarate (Varese) nell’assalto che è costato la vita al fratello minore, Antonino, 30 anni – ma anche ad altri episodi violenti. Il terzo fratello, Daniele, è tuttora irreperibile, e potrebbe aver fatto parte del commando che ha liberato l’ergastolano. ”Mi dispiace per quello che è successo – racconta un vicino -, li conoscevo di vista ma non era una famiglia con la quale abbiamo molti rapporti. Spero che Domenico si costituisca”. Nei bar e per le strade, oggi, l’episodio che ha legato il nome di un tranquillo centro dell’Altomilanese a un’evasione da film e a scene da far west è sulla bocca di tutti. Il paese è sotto choc per l’accaduto. Alcuni, a Inveruno, ricordano episodi che fanno emergere il ritratto di persone abituate alla violenza. Diversi anni fa, raccontano, vicino all’oratorio uno dei fratelli Cutrì ancora adolescente è stato minacciato da un rivale armato di pistola. Negli anni la triste fama è cresciuta e anche Antonino, morto nella sparatoria, aveva accumulato precedenti penali per reati come il possesso di armi e droga. Fino a quando, il 14 giugno 2006, a soli 24 anni, Domenico fece uccidere a colpi di pistola un rivale in amore, il polacco Luckasz Kobreniecki, e diede il via a una latitanza che si è conclusa nel 2009 con l’arresto e, infine, la condanna confermata in secondo grado. Il piano per far evadere Domenico potrebbe essere stato architettato proprio nell’appartamento di un condominio in via Leopardi dove vive la famiglia – oltre ai fratelli, una sorella e i genitori – in una zona residenziale del paese, vicino al centro sportivo. ”Siamo tutti colpiti – spiega il sindaco di Inveruno, Maria Grazia Crotti – e non mi fa piacere che il nome del nostro Comune venga associato a questo grave episodio. I fratelli hanno fatto le scuole a Inveruno, da piccoli frequentavano l’oratorio – racconta – poi purtroppo hanno preso una brutta strada. Non mi risulta che fossero seguiti dai servizi sociali. E’ una famiglia che conduceva una vita piuttosto isolata dalla comunità”.