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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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La verità è una bugia Riflessioni del giurista blogger Giovanni Cardona sulla verità giudiziaria

La verità è una bugia Riflessioni del giurista blogger Giovanni Cardona sulla verità giudiziaria
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Di questi tempi non è facile giudicare!

Molto spesso l’unico ad essere criticato, sovente stritolato da quel terrificante mostro che si chiama opinione pubblica, è il giudice, il quale identificato nell’asino di Buridano, posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza non sa scegliere quale iniziare a mangiare morendo di fame nell’incertezza.

Secondo l’apologo, tradizionalmente attribuito al filosofo Giovanni Buridano, l’intelletto è sempre in grado di indicare all’uomo quale sia la scelta giusta tra le varie diverse alternative tanto che se, per assurdo, la scelta fosse costituita da due elementi identici la volontà si paralizzerebbe a meno che non si scegliesse di non scegliere.

La scelta ontologicamente ragionata del giudice cozza anche biblicamente con il volere ondivago del popolo il quale, come si narra nel Vangelo secondo Matteo, e con la riluttanza dell’incerto Pilato che si lava le mani della annosa questione – unica autorità in grado di decidere una condanna a morte -, manda su input del volgo Gesù di Nazaret a morte.

In questo scorcio del XXI secolo stiamo assistendo alla elefantiasi del potere, in tutti i rami: dalla “protagonismopatia” alla “imbecillepatia”, dalla “megalopatia” alla “schizofrenopatia” tendenti ad asfissiare e stravolgere quelle personalità adamantine pur nate per scopi più civili, nobili ed illuminati.

La giustizia, per affermarsi, non ha bisogno di grandi buccinatori dell’effimero, di stonati strilloni del quotidiano o di stridenti corifei della cronaca.

La verità è una sola ed a questa il giudice deve tendere l’analisi, ricercandone ad ogni costo una sintesi delle cose, che al di là di ogni ragionevole dubbio indichi come non vi sia che la certezza della sola verità.

A monte di ogni problema ce n’è sempre uno irrisolvibile, che costituisce il problema più alto, ed è quello che riguarda la verità la quale rappresenta un rompicapo di tale potenza da far rivivere l’aforisma sottile e perfido secondo il quale: “Dite una bugia per un mese alla fine sarà verità”.

Pertanto, per sbalordire il mondo non c’è alcun bisogno che il giudice si trasmuti nel superomismo della filosofia di Nietzsche che ebbe nell’italico Gabriele D’Annunzio uno dei principali e più convinti epigoni.

Anche se Jean-Paul Sartre acutamente e spietatamente ebbe a dire che “La verità è una bugia”, il giudicante deve sempre inalberare la verità sulle miserie umane che si presentano dinanzi allo scranno, con la consapevolezza che costituisca l’ultima realtà obiettiva ponderabile sulla terra.

Gli ideali di verità, di libertà e di giustizia per i quali si batterono in epoche storiche passate Lisia, Demostene e Cicerone, costituiscono ancora l’humus sostanziale attraverso il quale si radica l’odierno afflatus con il quale si battono ancora gli avvocati di tutto il mondo.

Se la più grande avventura dell’uomo è stata quella di aver inventato la giustizia, e questa viene calpestata, allora il più grande errore di Dio è quello di aver inventato l’uomo, anche perché come disse Aristotele: “La verità sta in fondo a un urlo”!