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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Crisi greca e lo slancio alle politiche economiche europee Il commento di Maurizio Compagnone, opinionista de “La Gazzetta italo brasiliana”

Crisi greca e lo slancio alle politiche economiche europee Il commento di Maurizio Compagnone, opinionista de “La Gazzetta italo brasiliana”
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La Grecia si è lasciata dietro il referendum con cui i cittadini greci hanno respinto la risoluzione imposta
dall’Unione Europea.
Il ceffone dato da Atene a Bruxelles è di quelli che lasciano un segno vistoso sul volto, il 60% della
popolazione ha espresso il suo dissenso contro l’Europa dei banchieri, dei politici maggiordomi di Bruxelles
e degli alti burocrati a mezzo servizio con le potenti banche d’affari.
Non è che votando “NO” i greci hanno risolto i loro problemi, anzi per la Grecia si apre una fase nuova dal
percorso imprevedibile, gli stessi tecnici non hanno elementi per prevederne il futuro a breve e medio
periodo, l’unica cosa certa è che per ora è scongiurato il default e l’uscita dall’euro.
Non si può capire la crisi greca senza analizzarne i numeri che l’hanno provocata, un trend negativo che
parte dal 2011 in cui la Grecia fece segnare un debito pubblico di 356 Mld di Euro che ha inciso sul PIL per il
171% . Nel 2012 con la ristrutturazione del debito, il debito pubblico che incideva sul PIL per il 156,9%,
scese a 304,7, fino ad arrivare alle previsioni fosche per il 2015 che farà segnare un debito pubblico vicino
ai 340 Mld che incideranno sul Pil per il 182%.
L’evoluzione del debito greco
Anni Mld PIL
2011
2012
2013
2014
2015
355,9
304,7
319,1
317,0
340,0
171,3
156,9
175,0
177,1
182,2
Fonte: Commissione UE
Quello che si auspica il nuovo ministro delle finanze Euclid Tsakalotos è rendere sostenibile il negoziato con
i creditori, anche se poche istituzioni finanziarie sono convinte che Atene onorerà il suo debito.
Nel 2012 con l’arrivo dei primi aiuti alla Grecia si ebbero le prime avvisaglie delle gravi conseguenze che si
stavano per abbattere sul popolo greco, il valore nominale dei titoli di stato detenuto da persone fisiche
furono deprezzate del 53,5% facendo finire sul lastrico numerose famiglie.
Siamo vicini ad un nuovo 2012, la Grecia non è riuscita ad onorare la rata di 1.6 Mld con l’FMI scaduta il 30
giugno e circa 4 Mld scadono nella giornata odierna con la BCE. Cosa accadrà alle 24 la Grecia andrà in
default?
I 7 Mld di prestito ponte richiesti da Tsipras serviranno proprio per onorare i debiti in scadenza, ma fra un
mese ci ritroviamo al punto di partenza, la Grecia dovrà fronte il 20 agosto ad una nuova rata di 3.5 mld con
la BCE, ma la Grecia non è solo debitrice con la BCE. Ogni settimana la Grecia, deve far fronte alle rate in
scadenza con l’FMI, che non danno respiro alle finanze greche.
Il nuovo Ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos è fiducioso su un nuovo prestito per 30 Mld di Euro per i
prossimi 2 anni.
Non possiamo negare che le banche e la finanza che dovrebbero sostenere l’economia reale, in realtà si
sono coalizzate per generare un sistema perverso dedito al profitto.
La Grecia è un esempio lampante dell’avidità del sistema bancario messo in piedi con le lobby finanziarie,
gli aiuti arrivati ad Atene, invece di sostenere l’economia della Grecia, sono serviti per pagare gli interessi
alle banche tedesche e francesi. La Grecia, non è estranea, però da colpe, anzi, la Grecia è responsabile di
aver vissuto sopra le proprie possibilità per lungo tempo, senza mettere mano a piccole riforme nel periodo
di vacche grasse nel periodo in cui il PIL cresceva del 5%, illudendo i greci.
Tutto questo è sotto gli occhi di tutti, una Europa arroccata a difesa del credito e dei tassi mette a rischio la
sicurezza dell’Europa stessa minacciata dall’emigrazione islamica e dal terrorismo fondamentalista.
Il futuro dell’Europa è in gioco se non si effettua presto una conversione ad “U”, c’è bisogno di una nuova
Europa che non sia una Europa delle Banche e della Finanza, ma un’Europa dei Popoli, della politica
economica reale, delle Culture, Religioni e del Welfare.
L’Europa rischia di sfaldarsi se non cambia presto rotta, la posta in gioco è alta, e non riguarda la tenuta
della Grecia stessa ma l’intera impalcatura dell’Organismo europeo, tanti altri paesi potrebbero imitare la
Grecia e questo decreterebbe la morte certa di una Europa mal assortita, mai nata come federazione di
Stati. Tutti i Paesi membri chi più chi meno sono impegnati a varare riforme strutturali che incidono
pesantemente sul tenore di vita dei cittadini, tutti soffrono a far fronte alle rate, immaginiamo se questi
paesi dovessero promulgare referendum cosa accadrebbe, tutti i paesi europei anche quelli ad economia
forte sarebbero travolti.
In tutto questo, io vedo un’ancora di salvezza per Atene, se l’Europa dovesse decidere di non aiutare la
Grecia, si infilerebbe l’Orso Putin pronto a sborsare Mld di Rubli per salvare la Grecia. Le Chiese dei 2 Paesi
sono unite da legami fraterni e questo preoccupa gli USA che non intendono permettere ai russi di poter
impiantare basi militari nel Mediterraneo. Gli USA disponendo in Grecia di numerose basi NATO strategiche
non permetteranno all’Europa di distruggere la Grecia, lo spettro di Putin, gli Stati Uniti se lo sapranno
giocare bene, arrivando anche ad accordi con l’acerrimo nemico Tsipras.
In questi giorni abbiamo avuto modo di ascoltare numerosi autorevoli economisti tra i quali il premio Nobel
Paul Krugman, professore di Economia e di Relazioni Internazionali all’Università di Princeton, il quale sulle
colonne del “New York Times” ha mostrato avversione per gli integralisti dell’austerità (Merkel docet).
Anzi ha rincarato la dose, ha accusato l’Europa di aver avviato una campagna intimidatoria verso la Grecia,
con decisioni azzardate come la chiusura delle banche che hanno ingenerato terrore tra i cittadini e caos tra
i turisti. Significativa la sua frase “I tecnocrati egoisti europei sono come i dottori del Medioevo che hanno
insistito per lasciare i loro pazienti sanguinare, causando più emorragie”.
L’economista Krugman di fatto si è allineato alla teoria dell’ex Ministro delle Finanze Varoufakis il quale ha
dichiarato a poche ore dalle dimissioni, “un Paese soffocato dai debiti e in crisi, non si può curare con un
ulteriore piano di austerità, equivale a spremere l’economia più velocemente di quanto si riduca il debito.”
Dalle urne greche è venuto un messaggio forte e chiaro di cui l’Europa dovrebbe farne tesoro, tutti insieme
dobbiamo ripensare a nuove politiche economiche europee, o le banche riprendono a sostenere
l’economia reale rinegoziando i debiti o altrimenti si va verso una crisi economica che trascinerà tutti nel
baratro prima gli stati dall’economia debole per finire alle potenze europee.
L’Uscita della Grecia dalla zona euro si ripercuoterebbe pesantemente sulla Germania, Francia e Italia, paesi
maggiormente esposti, sono le stesse preoccupazioni esposte dal presidente della Bundesbank, Jens
Weidmann il quale ha fatto presente al ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble che la
Bundesbank, si è preparata un paracadute in riserve per 14,4 miliardi in caso di uscita della Grecia dalla
zona Euro.
Ma la Bundesbank non può reggere a lungo allo tsunami, i profitti della banca ad oggi quantificati in 2,5
miliardi di euro l’anno, non saranno una diga sufficiente ad arginare il mare grosso.
L’Europa non può far altro che accettare qualsiasi compromesso per impedire che la Grecia si trascini tutti
nel pozzo con le pareti scivolose, l’Europa così come stanno le cose non può far altro che impedire la
chiusura al credito delle banche che operano con le banche greche e attendere le tanto sospirate riforme,
se tutte e due i contendenti Europa e Grecia vengono messe davanti alle loro responsabilità, la prima
attuando una radicale riforma delle politiche economiche europee e la seconda al rischio che l’aspetta se
non procede immediatamente con le riforme strutturali, forse la matassa è più facile da dipanare.