Di Mariachiara Monaco
La crisi energetica preannunciata da mesi, sembra essere giunta imperterrita e violenta.
Famiglie e imprese non passeranno di certo un autunno sereno dal punto di vista economico e sociale, poiché strettamente collegate.
Oggi ci soffermeremo su una delle più importanti aziende calabresi: il gruppo Callipo, brand molto importante, che ha portato l’industria conserviera Italiana in ogni angolo del mondo: dagli Stati Uniti al Giappone, fino ad essere incisiva anche nei paesi del nord Europa, come Germania, Austria ed Olanda.
La macchina industriale guidata dal patron Pippo Callipo, vanta circa 480 dipendenti, di cui 320 addetti alla produzione delle conserve.
La linea imprenditoriale si avvicina molto alla visione Olivettiana, dell’uomo al centro, infatti negli anni, la famiglia Callipo ha curato minuziosamente un’importante politica di welfare volta a migliorare la qualità della vita dei collaboratori, ma anche a creare valore educativo, culturale e sociale.
Infatti, oltre al premio di produttività, voluto fortemente dal patron, sono numerosi i benefit già attivati e consolidati: dal bonus asilo e nido per aiutare le famiglie a migliorare work-life balance, alla possibilità di far frequentare gratuitamente ai figli dei collaboratori i corsi di pallavolo organizzati dalla Callipo Sport. Inoltre la società ha mostrato la piena disponibilità anche per quanto concerne l’assistenza sanitaria mediante convenzioni mediche, e servizio di ascolto e consulenza a sostegno dei lavoratori.
Tutto questo, però nel 2022, sembra quasi un miraggio. Sì, perché se durante l’anno scorso, la società è arrivata a fatturare settantacinque milioni di euro, quest’anno sarà molto difficile replicare gli stessi numeri, e purtroppo, come tutti gli imprenditori, anche Pippo Callipo dovrà tirare la cinghia.
Infatti l’imprenditore ha annunciato già da diversi giorni una riduzione del personale, non rinnovando alcun contratto in scadenza, e introducendo la cassa integrazione.
Si tratta di un colpo duro per l’economia calabrese, già molto fragile e poco costante, in un territorio poi, dove la “mano invisibile” del malaffare è sempre in agguato.
«Ho sempre considerato l’azienda come una grande famiglia. Piangevo di gioia quando premiavo i dipendenti, dando loro opportunità per altre cose. Ora sono costretto a penalizzarli. Sono andato a parlare con loro in mensa e ho spiegato che, per la salvaguardia del loro lavoro e per la vita dell’azienda stessa, sono costretto ad assumere delle decisioni. A volte il medico deve amputare una gamba – aggiunge – per salvare il paziente. Mi trovo in questa situazione ed ho spiegato loro perché. Abbiamo perdite enormi e realizziamo un prodotto che ha dei costi altissimi che, in queste condizioni, non trova uno sbocco sul mercato».
«Nel luglio 2021 – spiega – pagavamo una bolletta elettrica di 21.700 euro, nel luglio 2022 abbiamo ricevuto una bolletta di 167.000 euro. Per il gas, nel 2021 avevamo pagato 51.000 euro, mentre quest’anno sono diventati 181.000».
La storia della famiglia Callipo, ecco che si fa più cupa, nonostante i 100 anni di vita nei quali ha operato sempre da protagonista e mai da spettatore, aprendo le porte del mondo imprenditoriale anche verso altri settori. Basti pensare alla squadra di pallavolo maschile che milita in SuperLega, la Tonno Callipo Calabria Vv; il Popilia Country resort, importante struttura alberghiera; la Gelateria Callipo, che produce i prelibati e unici gelati della tradizione, senza dimenticare il famoso tartufo di Pizzo.
L’estensione dello stabilimento di Maierato è di 34.000 mq, una città nella città che non può essere messa in ginocchio e abbandonata, da una politica solo in cerca di consenso e mai di soluzioni.
«A Roma – osserva – si stanno studiano delle misure ma, come si dice da queste parti, mentre il medico studia il malato muore. Bisognerebbe calmierare almeno il prezzo dell’energia, non potendo il Governo calmierare quelli del vetro, del tonno o della banda stagnata, che si comprano a prezzi di mercato. Nel nostro comprensorio si arriva a 400 posti di lavoro a rischio».