Crimini bancari, l’impreditore gioiese Antonino De Masi scrive alle Istituzioni
Mar 19, 2014 - redazione
All’attenzione la violazione del mercato creditizio con richiesta di costituzione parte civile
Crimini bancari, l’impreditore gioiese Antonino De Masi scrive alle Istituzioni
All’attenzione la violazione del mercato creditizio con richiesta di costituzione parte civile
Riceviamo e pubblichiamo:
Alla Commissione Europea D.G. Politica Regionale
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministro della Giustizia
A Ministro dello Sviluppo Economico
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
Al Governatore della Banca d’Italia
Al Direttore Centrale Area Vigilanza Bancaria e Finanziaria di Banca d’Italia
All’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
Alla CONSOB
Al Presidente della Regione Calabria
Ai Presidenti delle province di
Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia
Ai Sindaci dei Comuni di Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi
Al Presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria
Ai Segretari nazionali di FIOM-CGIL, FIM-CISL, UILM-UIL
Al Presidente di Confindustria Nazionale
Al Presidente di Confindustria Regione Calabria
Al Presidente di Confindustria di Reggio Calabria
Al Presidente della Confcommercio Calabria
Al Presidente della Confcommercio Reggio Calabria
Oggetto: violazione mercato creditizio e richiesta di costituzione parte civile.
Mi permetto con la presente comunicazione, indirizzata alle Istituzioni ed ai soggetti che sovrintendono al corretto funzionamento del sistema creditizio, bene pubblico tutelato dalla Costituzione e dalle leggi, di evidenziare alcuni aspetti di primaria rilevanza ponendo l’attenzione sugli importanti risvolti socio-economici che simili valutazioni implicano.
Riassumo brevemente alcuni elementi di riflessione e valutazione:
a) Come è ormai noto, visti i continui scandali pubblicati quotidianamente dai media, e scoperti dalle indagini della magistratura, il sistema bancario sembra aver “dimenticato” la propria mission ed i paletti imposti dalle leggi e dalla Costituzione di questo Paese, puntando invece in modo illecito con delle politiche mirate al massimo profitto esclusivamente al soddisfacimento di interessi propri senza alcuna valutazione delle conseguenze di tali politiche sui risparmiatori e sul bene ed interesse pubblico.
b) La degenerazione del sistema bancario ha portato a delle conseguenze disastrose, le interessenze e complicità che da un lato hanno portato l’erogazione di ingenti crediti a soggetti che non ne avevano i requisiti, come grossi gruppi di cui si è occupata e si sta occupando la cronaca giudiziaria di questi tempi, portando a pesantissime perdite, hanno costretto dall’altro lato a recuperare simili passività con “manovre massive sui tassi” innalzando il costo del denaro sovente oltre i limiti di legge.
c) Tale modo di operare ha fatto sì che l’Italia sia divenuto il paese sviluppato con il più alto costo del denaro al mondo, con alcune aree del Paese come quelle del meridione, ed in particolare la Calabria, che evidenziano poi il primato assoluto di tale esorbitante ed illegale costo.
d) Queste intollerabili condizioni creditizie, le cui conseguenze sono state accentuate dalla crisi economica generale che spinge le aziende ancor di più alla competizione, sono state la causa della morte e del fallimento di tantissime aziende. E’ proprio questo fattore uno dei principali motivi di distruzione del nostro tessuto produttivo composto da una moltitudine di piccole e medie imprese che certo non possono rientrare tra i favoritismi di cui godono i grossi gruppi che non devono rispettare le regole di affidabilità imposte dalle varie Basilea.
e) Il comportamento del sistema bancario è stato, come si evince dalla cronaca giudiziaria e giornalistica, il motivo principale dei numerosi suicidi di imprenditori che, stanchi di subire soprusi ed ingiustizie ed oneri illegali, sono arrivati al punto di non ritorno.
f) Importante inoltre evidenziare che presentando l’Italia un tessuto di piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura del sistema economico-produttivo e che la rendono una della maggiori economie mondiali, i governi nazionali e locali, con l’importante contributo della Comunità Europea, sostengono con forti incentivi economici tale sistema produttivo. Aiuti pubblici destinati alle imprese con l’obbiettivo di farle crescere che, nella quasi totalità dei casi, vengono fatti gestire alle banche sia nella fase valutativa che in quella dell’erogazione dei finanziamenti.
In questo sistema le banche concedono poi frequentemente delle anticipazioni sui contributi ottenuti dalle aziende beneficiarie, che per diverse ed ovvie necessità non possono attendere i tempi della burocrazia, applicando però a tali anticipazioni dei costi enormi, ben oltre la soglia dell’usura, e facendo sì che un banale ritardo nell’erogazione dei contributi pubblici porti ad un assorbimento degli stessi per gli oneri fatti pagare sugli anticipi concessi dalle banche.
Questo sistema che ha gestito il sostegno pubblico creando forti aspettative di rilancio delle imprese, ha invece causato il loro fallimento e l’arricchimento delle banche, portando, con tali sistemi illegali di applicazioni di tassi e condizioni oltre ogni limite, alla più grave forma di appropriazione indebita di soldi pubblici mai fatta, e ciò a danno non solo “dell’ente erogatore” ma di tutti i cittadini, imprenditori, lavoratori che avrebbe tratto beneficio dal successo dei progetti di sviluppo.
Per evitare di essere giudicato un generalista oppure un “disperato” faccio presente che le mie affermazioni si basano su alcuni dati di fatto, ovvero:
1) Essere stato il primo in Italia che dopo tre gradi di giudizio ha dimostrato in maniera definitiva come le banche abbiano praticato l’usura nei miei confronti, e proprio nella gestione dei fondi di cui alla legge 488/92. Ciò è la constatazione del fatto reato da me denunciato.
2) Avere elementi in mano, documenti e fatti concreti, che mi hanno portato a presentare ulteriori denunce alla magistratura per reati gravissimi, oltre all’usura, come la truffa, riciclaggio, estorsione ed associazione a delinquere, perpetrati dalle banche ai danni delle mie aziende, che hanno generato due processi penali in corso ed altri quattro procedimenti che sono attualmente al vaglio degli organi inquirenti.
Questa mia lettera serve dunque a far presente che quanto ho scritto e denunciato negli ultimi 12 anni non è una controversia tra privati, è non è solo una battaglia impari contro il più grande potere (economico e non solo) che c’è in Italia, ma bensì l’evidenza della violazione di un bene pubblico tutelato dall’art. 47 della Costituzione!
A tal proposito mi permetto di citare la Corte di Cassazione, sez. I civ., che con sentenza n. 2058 del 23 febbraio 2000 ha affermato che la “tutela del risparmio” non rappresenta semplice interesse privato, bensì vero e proprio “interesse pubblico” che trova esplicito riconoscimento nel testo costituzionale (in particolare nell’art. 47 Cost.): “…nel nostro ordinamento – osserva infatti la Corte – l’attività bancaria nel suo complesso, quale comprensiva dell’esercizio del credito e della raccolta del risparmio (..) risulta disciplinata in modo tale da configurare non solo una delle tante forme di esercizio di impresa, già di per se sottoposto a particolari forme di controllo, ma soprattutto, proprio in quanto riservata in via esclusiva agli istituti di credito e in conformità al dato (spesso trascurato) della tutela costituzionale del risparmio di cui all’art. 47 Cost., predisposta a favore della collettività, un “servizio” per il pubblico con tipiche forme di autorizzazione, vigilanza e di “trasparenza”; ne deriva che i profili di responsabilità nell’espletamento di tale attività vanno individuati e, ove sussistenti, sanzionati in conformità all’elevato grado di professionalità richiesto”.
La violazione di tale valore commesso in un contesto di attività bancaria prevede inoltre delle aggravanti e non certo delle attenuanti. Il 5° comma dell’art 644 c.p. (relativo al reato di usura) sancisce infatti delle forti aggravanti nell’eventualità che il reato sia commesso nell’esercizio di un’attività bancaria ed a danno di chi svolge attività imprenditoriale.
I quotidiani scandali e le migliaia di sentenze emesse da tutti i Tribunali d’Italia dimostrano però l’ormai drammatica diffusione delle illegalità commesse dal sistema bancario. La stessa Banca d’Italia statuisce la diffusione e gravità del problema quando rileva, a pag. 26 della recentissima Relazione annuale sull’attività dell’Arbitrato Bancario Finanziario del luglio 2013, che il 65% dei ricorsi decisi all’arbitrato bancario da ragione ai clienti condannando le banche ai risarcimenti per le violazioni commesse.
Tutto ciò lede gli interessi dei cittadini, nega il rispetto delle leggi, consente che le banche si approprino di soldi illegalmente sottratti ai risparmiatori, cancella i valori costituzionali della tutela del risparmio (Art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito) e dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
In virtù di quanto sopra esposto, mi rivolgo dunque a Voi per lo specifico ruolo ed interesse rispetto ai fatti esposti e denunciati, e precisamente:
– all’organo della Comunità Europea competente, in considerazione degli investimenti di ingenti somme finanziate con l’utilizzo di fondi europei, alla verifica delle politiche di sostegno alle PMI ed al controllo della gestione dei soldi pubblici;
– alla Presidenza del Consiglio per il rispetto e la tutela del bene pubblico che è il mercato creditizio, dal quale deriva il rispetto delle leggi e la tutela degli interessi dei risparmiatori, oltre che la responsabilità delle politiche di sviluppo del nostro Paese, e di un bene primario come la vita;
– al Ministero della Giustizia che ha il compito di sovrintendere all’applicazione della legge;
– al Ministero dello Sviluppo Economico che destina ingenti risorse per tale obbiettivo e che utilizza canali di erogazione i cui attori dovrebbero operare nei ferrei paletti della legge;
– al Ministero del Lavoro che ha l’obbiettivo di realizzare e supportare le politiche atte alla gestione dei livelli occupazionali;
– al Ministero dell’Economia e delle Finanze che il compito di vigilare sul sistema economico e sul rispetto delle regole del libero mercato;
– alla Banca d’Italia che ha il compito primario di vigilanza e controllo del sistema creditizio;
– all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in quanto con la sua forte attività ha contribuito in diverse occasioni ad evidenziare i profondi legami esistenti tra le banche che portano alle inefficienze del mercato nel quale le stesse, lungi dall’operare in regime di concorrenza, attuano una comune strategia del massimo profitto a danno dei clienti;
– alla CONSOB che è stata diverse volte sollecitata sulla vicenda e sulle implicazioni di gravi reati commessi da società quotate, come lo sono gli istituti di credito;
– alla Regione Calabria che è una Regione in ritardo di sviluppo (ex obiettivo1) destinataria nel tempo di ingenti risorse pubbliche finalizzate alla crescita ed allo sviluppo, che sono state invece fagocitate dal sistema bancario;
– alle Province ed i Comuni per la tutela e la sopravvivenza del tessuto economico e sociale del proprio territorio;
– alle Associazioni di Categoria, che devono difendere gli interessi delle piccole e medie aziende da tali criminali politiche creditizie che finiscono invece per distruggerle.
Il 3 aprile p.v. presso il Tribunale di Reggio Calabria, sez. penale, si avvierà il procedimento penale nr. 8006/12 R.G.N.R. nei confronti dei funzionari di una primaria banca per la violazione dell’art. 644 c.p. (usura).
In relazione a quanto sopra riportato, visto che è in discussione un diritto fondamentale che è rappresentato dalla violazione del mercato creditizio, bene ed interesse pubblico, vi chiedo dunque di valutare, anche se credo dovrebbe essere un atto dovuto, la costituzione di parte civile in questo procedimento.
Le mie battaglie sono state determinanti in questi anni per accendere la luce su tali fatti anche se ciò non è ancora sufficiente a migliorare ed applicare le norme a tutela della collettività.
Sono riuscito a dimostrare, dopo oltre 10 anni, tre gradi di giudizio e pagandone prezzi altissimi, i crimini commessi dalle banche; ora i tribunali, sia in questo che negli altri procedimenti, sono chiamati ad accertare gli ulteriori e gravi reati commessi anche ai danni di un intero territorio.
Io sino ad oggi ho fatto la mia parte, spero che chi ha un interesse pubblico per la tutela di valori e principi, faccia ora la sua.
Sono disponibile, per i destinatari della presente che non ne abbiano la possibilità, e qualora venga ritenuto utile, a supportare gratuitamente con il mio ufficio legale le eventuali iniziative da intraprendere ed a fornire inoltre ogni documentazione necessaria.
Cordialmente
Antonino De Masi