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TAURIANOVA (RC), SABATO 20 APRILE 2024

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Corbyn: con Johnson sanità pubblica in vendita Il leader laburista rivela trattative segrete del governo, Johnson si difende. La campagna elettorale si infiamma

Corbyn: con Johnson sanità pubblica in vendita Il leader laburista rivela trattative segrete del governo, Johnson si difende. La campagna elettorale si infiamma
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Chi, fino a qualche settimana fa, lamentava i toni cauti della campagna elettorale britannica è stato accontentato. L’ultima mossa è di Jeremy Corbyn, leader progressista del Labour Party. Il 27 novembre, nel pieno del suo tour elettorale, Corbyn rivela pubblicamente che il suo partito è entrato in possesso di 451 pagine di documenti mai diffusi dai governi conservatori di May e Johnson. Questo faldone, che il leader laburista sventola dal palco di una convention, testimonirebbe che il NHS (servizio sanitario nazionale britannico) è un elemento in campo per un accordo commerciale post-Brexit con gli Stati Uniti. Corbyn attacca: “Ora sappiamo che con Boris Johnson il NHS è sul tavolo delle trattative e che sarà in vendita. Ha provato a tenerci nascosta una trattativa segreta, ma oggi è stata scoperta”.
Questi documenti, secondo Corbyn, rivelerebbero la volontà degli Stati Uniti di avere “accesso totale al mercato sanitario britannico” a Brexit avvenuta. Attualmente il costo dei farmaci nel Regno Unito è fra i più bassi d’Europa; questo, in particolare, grazie al Nice (National Institute of Health and Care Excellence), istituto indipendente costituito da esperti del settore, che guidano l’NHS nella scelta dei prodotti sanitari su cui è più conveniente e produttivo investire. Le richieste degli Stati Uniti (paese in cui i medicinali costano mediamente due volte e mezzo in più che nel Regno Unito) sono libero accesso per il mercato dei farmaci statunitense e prezzi competitivi integralmente regolati dal mercato. Tutte istanze che, fa notare il quotidiano The Guardian, tendono a rendere marginale il ruogo di salvaguardia del Nice.
Corbyn accusa il Primo Ministro Boris Johnson di aver mentito ai cittadini britannici. Johnson aveva, infatti, più volte garantito: “In nessun caso questo governo metterà il NHS in alcun negoziato di libero scambio”. I documenti resi pubblici dal Labour Party, in effetti, sembrano contraddire il Primo Ministro, il quale però rimanda le accuse al mittente: i Tories di Johnson rispondono che in 451 pagine il NHS è citato solo quattro volte e che, nelle pagine relative al 2019 (anno in cui è stato incaricato l’attuale governo), non vi è alcun rifereimento né al NHS né ad alcuna trattativa di ambito farmaceutico. “Questo conferma la nostra posizione secondo cui il NHS non è in vendita” rimarcano i Tories, che contrattaccano: “Corbyn ha deliberatamente citato passaggi decontestualizzati nel tentativo di diffondere le sue teorie cospirative”.
Questo è l’ultimo atto di una campagna elettorale sempre più infuocata, che presumibilmente regalerà altri colpi di scena da qui al 12 dicembre, data del voto. I toni e la proposta politca sembrano essersi votati ad un certo estremismo: alle accuse reciproche (di antisemitismo per Corbyn e di razzismo per Johnson) si sommano programmi politici particolarmente radicali, sulla cui sostenibilità finanziaria molti analisti nutrono seri dubbi. In altri Paesi europei (e non solo) questo atteggiamento ha premiato formazioni di destra, più o meno estrema; il Labour Party sembra aver scelto di competere con i conservatori proprio su questo terreno. Per ora i sondaggi danno torto ai laburisti (30% delle preferenze contro il 43% dei Tories), i quali sono però in crescita e daranno battaglia fino all’ultimo. Ogni scenario resta dunque aperto fino al giorno del voto, quando sapremo quale sarà la nuova maggioranza e, forse, quale il destino di una Brexit che sembra infinita.