di Giuseppe Campisi
“Purtroppo non siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo del Consiglio”. Con queste parole il sindaco di Polistena e candidato di punta della lista “Identità e Territorio a Sinistra ha ammesso la sconfitta alle elezioni di secondo livello che si sono tenute domenica scorsa per eleggere il consiglio della Città Metropolitana in cui a fare la parte del leone come da previsioni è stato il Partito Democratico reggino variegato nelle sue varie anime correntizie.
In un contesto di altissima affluenza (ha votato il 92% degli aventi diritto) ben 9 su 14 infatti sono stati i consiglieri di riferimento eletti nella lista “Democratici insieme per Reggio Città metropolitana” (Katy Belcastro, peraltro unica donna eletta, Antonino Castorina, Antonino Nocera, Demetrio Marino, Riccardo Mauro, Filippo Bova, Filippo Quartuccio, Fabio Scionti e Salvatore Mafrici) che andranno a garantire al presidente-sindaco Giuseppe Falcomatà una certa libertà di manovra in seno all’assise.
Dei restanti cinque, due, Eduardo Lamberti Castronuovo e Domenico Giannetta, area centrodestra, praticamente escono dalla porta dell’ex Provincia ma rientrano per il portone della Città Metropolitana mentre le vere novità sono costituire dall’elezione a sorpresa di Pierpaolo Zavettieri e Giuseppe Zampogna per la lista “Area socialista e popolare” e del giovane sindaco di Gioiosa Superiore, Salvatore Fuda, con la lista “Uniti per unire / Locride metropolitana”.
Una Caporetto per il centrodestra, che affossa sotto i colpi di un mancato consenso sempre più preoccupante, ma una vera e propria sorpresa per i socialisti che riescono a far eleggere ben due rappresentanti.
Grande vittoria invece per i democratici con una performance che – seppur confermando le indiscrezioni della vigilia che vedevano circa 6 o sette candidati di Reggio già certi del risultato – ha ottenuto praticamente la maggioranza assoluta del consiglio con il 65%. La Piana sarà dunque rappresentata dal trio di sindaci Giannetta (Oppido, centrodestra), Zampogna (Scido, socialisti) e Scionti (Taurianova, democratici) escludendo a priori il sindaco di San Procopio, Lamberti Castronuovo il quale benché eletto in ambito provinciale, pare abbastanza impensabile che si voti alla causa pianigiana.
Grande amarezza dunque nelle parole di Michele Tripodi che con la sua formazione si era speso in una campagna elettorale di sensibilizzazione dei territori viciniori dai quali sperava poterne trarre qualche vantaggio in termini di voto ponderato. “Un mezzo miracolo formare la lista – ha riferito Tripodi – un altro mezzo caratterizzarla territorialmente identitariamente, a sinistra, poi voltafaccia, colpi di mano, e tradimenti. Abbiamo avuto tanto coraggio vi assicuro, a tuffarci in agosto in un’elezione “indiretta” che è sempre un’elezione non democratica, non rappresentativa”.
Non è mancato il riferimento all’originario progetto di tentare di aggregare forze e rappresentanti politici con un chiaro pedigree anti-Pd, progetto poi sfumato per dissidi e recriminazioni tutte interne ad una compagine che doveva essere ben più numerosa rispetto alle sette unità poi effettivamente scese in campo.
“Per me è stata una sofferenza, ad esempio – ha quindi proseguito Tripodi nella sua analisi – non poter rivolgermi in un comizio pubblico ai cittadini, non potermi confrontare pubblicamente con nessun altro candidato. Un supplizio che ho dovuto affrontare perché non potevo ritirarmi nel più bello e dopo che molti dei tali che si amano definire “compagni” hanno dimostrato di non esserlo nemmeno a merenda” rammaricandosi di non aver ricevuto voti ponderati e pesanti né da Reggio Calabria ma neanche dalle vicine città di Melicucco e Cinquefrondi che ha fatto maturare al sindaco di Polistena un pensiero al vetriolo nell’affermare che “se consideriamo che per un soffio non ce l’abbiamo fatta questo peserà moltissimo nell’andamento dei rapporti futuri tra le amministrazioni”.
Una frecciata trasversale, quest’ultima, colta come velata minaccia e non senza fastidio, proprio dirimpettaio collega di Cinquefrondi il quale non ha tardato ad offrire anche la sua analisi prospettica affidando un pensiero al social Facebook che qui riportiamo integralmente: “Qualche sindaco sta dichiarando guerra a Cinquefrondi con affermazioni tanto gravi quanto senza senso. Intanto la città di Cinquefrondi non è succursale e tanto meno “colonizzata” da parte di nessuno e quindi nessuno deve permettersi di offenderci tanto meno temiamo minacce da parte di alcuno.
Le guerre tra paese sono cose vecchie e che certo non aiutano la crescita e lo sviluppo sociale, ma provocano solo pericolosi danni. Io continuerò a rispettare tutti i cittadini di qualunque comune della piana e non lancerò certo anatemi contro alcuno. Il consiglio comunale (nella sua interezza) è stato eletto dal popolo di Cinquefrondi e solo a questo deve rendere conto e non certo a sindaci di altri comuni.
Cinquefrondi ha una sua dignità ed una sua autonomia. L’arroganza di qualcuno che pensava di poter decidere, a proprio piacimento, del consiglio comunale di Cinquefrondi non solo è stata punita, ma anche respinta, con forza, da una città che sta lottando con tanto sacrificio per riprendersi lo spazio che si merita. Noi i padroni li abbiamo sempre combattuti e continueremo a farlo qualunque sia il colore (o pseudotale) che portano, non ci sentiamo superiori a nessuno, ma, sia chiaro, nemmeno inferiori.
Non abbiamo dato giudizi mai su altri comuni e su altre amministrazioni, tanto meno su scelte, molto discutibili, di alleanze varie e non lo faremo perché rispettiamo tutti, ma lo stesso rispetto lo pretendiamo per noi e per la nostra Cinquefrondi”.
Fin qui la cronaca di schermaglie agostane all’ombra di un consiglio metropolitano che si è costituito, anche nelle polemiche ex ante ed ex post, emettendo il suo primo e più significativo verdetto. Quello di consegnare il destino di un comprensorio di 130 mila abitanti, tanti ne conta l’ampio bacino della Piana, nelle mani di tre rappresentanti abbastanza eterogenei quanto politicamente equidistanti.
L’ultimo commento di Tripodi su Facebook
“Quando si dice e non si dice, si allude, si insinua e alla fine non si capisce nulla, a parlare, o meglio a scrivere su Facebook, è Il sindaco della porta accanto, ovvero il sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia. E poi non risparmia critiche al vicino di casa Michele Conia sindaco di Cinquefrondi che senza giri di parole sostiene che il sindaco conia è da tempo impegnato e schierato contro Polistena. Un peccato. Perché si poteva costruire un rapporto stabile importante anche per le note o almeno presunte affinità politiche. Ma vivere un eterno “autocomplesso” di inferiorità, di cui sempre si manifesta angoscia e insofferenza, è una condizione psicologica troppo pesante da mantenere.
A scanso di equivoci diciamo che se Cinquefrondi rinasce i primi a gioire saremo noi, in quanto lo sviluppo e la crescita del territorio è bene comune. Il punto è che questa visione illuminata appartiene a un sindaco e non ad un mezzo sindaco che proprio in occasione del Consiglio metropolitano invece che aiutare proprio questa logica di crescita territoriale, ha preferito colpire Polistena scappando dalla lista all’ultimo istante, dopo aver sottoscritto il documento politico (anzi millantato in una riunione di averlo scritto lui stesso) senza nessuna versione plausibile se non quella più credibile e intellettualmente limitata di non voler fare il portatore di acqua a Polistena. Ovviamente gli esiti delle elezioni parlano chiaro, ci fosse stata meno della metà dei voti della maggioranza di Cinquefrondi (4) questa fascia di territorio avrebbe avuto il suo degno rappresentante.
Tutto il resto, dichiarazioni di guerra, colonie greche, guerre puniche, succursali di banca ecc. sono solo balle e sciocchezze che muovono la mente parallela del sindaco conia, ribelle a convenienza, in realtà ambiguo, meglio qualunquista, purché contro Polistena, oggi alleato della peggiore specie dei nostri storici avversari politici, “piddini” di Polistena, che fanno a gara a commentare come gli avvoltoi ed approfittare del delirio del sindaco Conia.
Ci dispiace certo, ma non ci fasciamo la testa, per il resto Polistena rimarrà sempre una città punto di riferimento, un modello invidiato, bella, ospitale e aperta a tutti e siamo ben felici di accogliere i cittadini di Cinquefrondi e di tutti i comuni viciniori che costantemente si uniscono a noi in ogni circostanza gioiosa e solidale, ma anche di lotta politica per i diritti.”