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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Cisal: “Il Governo ha scoperto l’acqua calda?”

Cisal: “Il Governo ha scoperto l’acqua calda?”

Il Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli sta salvaguardando gli interessi degli “intoccabili”

Cisal: “Il Governo ha scoperto l’acqua calda?”

Il Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica Carlo Cottarelli sta salvaguardando gli interessi degli “intoccabili”

 

Nonostante (o forse dovremo dire proprio a causa di questo) il suo prestigioso curriculum, il Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli – invece di essere, come gli italiani si attendevano (poveri illusi!) imparziale ed efficace, nonché in grado, quindi, di tagliare dove più c’era da tagliare e dove più si poteva (stipendi altissimi, pensioni d’oro e privilegi d’ogni sorta all’interno di ogni categoria) – ha, almeno per ora (speriamo si ravveda!) operato secondo vecchie (mai abbastanza?) logiche della politica.
Il Commissario, con il suo piano, sta di fatto salvaguardando gli interessi degli “intoccabili” (di quelle categorie cioè quali i Prefetti, i Magistrati, i Diplomatici, che godono di trattamenti economici straordinariamente elevati, anche se paragonati a quelli dei loro colleghi europei, grazie alla loro collocazione contrattuale al di fuori del D.L. 29 del 1993, ma anche di impiegati e pensionati d’oro, e prevedendo di colpire i soliti noti, ovvero le categorie di lavoratori più deboli; quella classe media, costituita da impiegati e funzionari che se un tempo percepivano stipendi dignitosi, oggi – complice soprattutto il blocco dei contratti – stanno infoltendo le fila di quelli che sono ormai noti come “nuovi poveri”.
Su questo – ha affermato Paola Saraceni, Segretario Generale del Dipartimento Ministeri, P.C.M. e Sicurezza – la posizione della CISAL Fpc è molto chiara. Prima di parlare di esuberi nella P.A., prima di parlare di prepensionamenti dei dipendenti pubblici – senza peraltro precisare le esatte modalità e quindi prima di trovarsi nuovamente ad avere a che fare con una nuova ondata di malcapitati esodati -, è invece indispensabile mettere mano a questa vergognosa situazione di sprechi ed eccessi.
Prima di ricorrere ad una sana mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici e/o di favorirne una uscita anticipata con la scusa (il Ministro della P.A., Madia, lo definisce giusto obiettivo) di aiutare i giovani validi disoccupati e di ottenere contemporaneamente un ringiovanimento della P.A., sono altre e tante le cose da fare.
Anzitutto – ha chiosato la Saraceni – tra le priorità c’è l’eliminazione di quelli che potremo definire distinzione tra “figli e figliastri” nella P.A. in cui, chi lavora di più, guadagna di meno.
Non si capisce ad esempio perché mai nessuno degli impiegati del Senato o di palazzo Chigi, anche quelli delle categorie più basse percepisca uno stipendio non inferiore a 40mila euro l’anno, ovvero più del doppio, quando non il triplo, dei propri colleghi pari livello di tutta la P.A..
Ed ancora – ha proseguito la dirigente sindacale – perché non toccare le posizioni apicali della P.A., ovvero i dirigenti e, ancor più su i manager? Perché non svincolare dalla politica queste figure e far si che esse rispondano allo Stato, quindi a tutti i cittadini?
Possibile, ad esempio, che nessun magistrato (accade in 9 casi su 10) guadagni meno di 80-90mila euro l’anno e che l’ambasciatore italiano a Berlino goda di uno stipendio più che doppio rispetto alla signora Merkel?
Meglio non commentare!
Si parla di ipotesi di inasprimento dei tagli per gli stipendi oltre i 80mila euro e di tagli del 6/7 % già a partire dai 60mila; di tagli secchi di almeno il 10% sulle consulenze; di reintrodurre il ruolo unico (eliminando 1° e 2° fascia) e di incarichi a tempo con tagli “veri” delle retribuzioni per i dirigenti. Ma, allo stato, sono ancora tutte vaghe ipotesi.
Possibile mai che, solo ora – a diversi anni dall’inizio della crisi socio-economica che attanaglia il Paese e che ha costretto alla fame (o quasi) milioni di italiani (alcuni dei quali non sopportando l’onta della povertà, in preda alla disperazione, si sono tolti la vita) -, ci si accorga dei faraonici compensi, oggigiorno anacronistici e vergognosamente inammissibili, dei manager (amministratori delegati e presidenti) delle società controllate dal Mef , quindi pubbliche? Possibile che fino a ieri nessuno al governo abbia pensato che non fosse più tollerabile che questi signori guadagnassero diverse centinaia di migliaia di euro (comunque mai meno di 90-100mila euro) e, in alcuni casi anche cifre superiori al milione?
Sembra proprio di essere di fronte alla scoperta dell’acqua calda!
Possibile che in un Paese civile (o che tale dice di essere), quasi come se nulla fosse, c’è stato anche chi – tra questi cosiddetti manager di Stato – senza alcuna doverosa remora, ha osato dire di non essere disposto a subire tagli? Ma in Italia, non esiste più la vergogna?
Perché, quando si parla dei vertici della PA e/o della politica, si parla di studio e di attente ed accurate valutazioni da fare e si tende a rimandare sempre tutto, mentre per gli impiegati delle fasce più basse si parla subito di fare e sembra essere, sempre , già tutto pronto o quasi?
In questi giorni, ad esempio, la sicurezza sul da farsi è tale da indurre il Ministro Madia ad affermare che, considerato il poco tempo a disposizione, non si potranno aprire dei tavoli di discussione con i sindacati dai quali, al massimo, si potranno accettare dei consigli.
Si parla del 2014 come di un anno di ripresa economica ma di grande difficoltà e sofferenza per l’occupazione (come se quelli precedenti non lo siano stati già abbastanza), con gli ultimi dati Istat addirittura sconvolgenti: disoccupazione generale oltre 13% e giovanile oltre il 42% .
Altro che “ultimi strascichi” e “coda della crisi”. Qui va sempre peggio!
Si fa un gran parlare ma, in quanto a fatti, veri e concreti cambiamenti, ancora niente all’orizzonte.
Sembra di trovarsi di fronte a tanta ipocrisia degli alti funzionari e burosauri statali che, mentre dicono che “così non va”, “non si può andare avanti così”, ecc.., continuano imperterriti a svolgere i propri ruoli ben lungi dal voler abbandonare le proprie poltrone e, ancor di meno, i propri lauti compensi.
Ci auguriamo soltanto che – ha concluso la Saraceni – questi non rimangano meri proclami e che dalle parole si passi ai fatti.
Si faccia un serio piano di revisione e di rientro di tutte quelle voci di spesa che generano sprechi ed eccessi, tra le quali quelle per i manager e i dirigenti pubblici!
Si attui realmente, non solo a chiacchiere, un vero piano di riordino della P.A. – quindi dell’intera macchina statale, iniziando almeno per una volta a tagliare dall’alto (considerato che in basso si è già dato abbondantemente) – che riesca a far ripartire l’economia, a creare occupazione e a rilanciare il Paese risollevando, così, finalmente, le sorti socio-economiche degli italiani.