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Cisal: “I lavoratori giudiziari sono fermi al palo”

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“Tutti lo sanno, tanti ne parlano, ma nessuno fa niente. E’ giunto il momento di dire basta al perdurare di tale situazione”

Cisal: “I lavoratori giudiziari sono fermi al palo”

“Tutti lo sanno, tanti ne parlano, ma nessuno fa niente. E’ giunto il momento di dire basta al perdurare di tale situazione”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

I lavoratori del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Organizzazione
Giudiziaria, sembrano essere invisibili.
Tutto il personale degli Uffici Giudiziari, infatti – nonostante che con la propria attività
quotidiana, nell’espletamento delle proprie attribuzioni e non solo, pur di mandare avanti
la macchina della Giustizia nell’interesse della collettività, si assuma rilevanti
responsabilità che molto spesso vanno ben al di la delle qualifiche rivestite, – non ha mai
ottenuto una riqualificazione vera e propria che, attende oramai da circa un ventennio.
Questi lavoratori, dipendenti pubblici tutt’altro che “fannulloni brunettiani”, oramai
stanchi di subire questa discriminazione che fa di loro gli unici cui è stata negata, da
diversi lustri, la possibilità di una progressione di carriera e stanchi di essere considerati il
“bancomat” degli ultimi governi, dicono BASTA a questo stato di cose.
Riunitisi in comitati spontanei – in quella mezz’ora solitamente dedicata alla pausa
pranzo e consumazione di un panino -, attuano sit-in di protesta pacifica lungo tutta la
Penisola.
Chiedono – e lo fanno anche con una lettera indirizzata al signor Presidente del Consiglio,
al signor Ministro della Pubblica Amministrazione ed, ovviamente, al Ministro della
Giustizia – una riqualificazione per legge.
Una legge che riconosca loro i propri meriti, per troppo tempo “volutamente” ignorati.
Da vent’anni, infatti, tanti governi, di centro-sinistra o di centro-destra si sono succeduti;
spesso riconoscendo i meriti di questi lavoratori che, di anno in anno, anche a causa del
blocco del turnover, hanno visto aumentare enormemente il proprio carico di lavoro,
subendo allo stesso tempo una riduzione delle risorse (materiali ed economiche) a propria
disposizione, ma non facendo, poi, nulla di concreto in loro favore.
Oggi, è necessario attuare un progetto di rilancio di tutta la Pubblica Amministrazione.
Non è più rinviabile, ad esempio, dare il giusto riconoscimento a quanti affiancano i
giudici in udienza svolgendo con grande umiltà e alto senso del dovere il ruolo di
“cooperatore”, rimanendo sconosciuti ed incompresi, rispetto al ruolo principe del Giudice.
Questa ingiusta, umiliante e oltraggoisa noncuranza, insieme al differimento sconsiderato
e costante del riconoscimento dell’importanza di tali figure professionali – unitamente alla
mancanza di una vera riforma della Giustizia -, rappresenta il vero male oscuro che sta
uccidendo la giustizia italiana.
E’ necessario, perciò, aprire una seria trattativa mettendo sul tavolo, insieme ad un’ipotesi
di riforma seria e definitiva, nel piatto dei soldi “veri” a disposizione dei lavoratori, non l’elemosina dei 14 euro lordi mensili (circa 8 netti) a testa, per adeguare gli stipendi dei
lavoratori pubblici italiani agli standard Europei .
Se non si vuole correre il rischio di svuotare completamente gli uffici pubblici in generale e
quelli giudiziari in particolare, con la conseguente paralisi totale della macchina della
Giustizia, è indispensabile sbloccare il turnover, magari con un coraggioso “compromesso”
con i lavoratori del pubblico impiego più anziani per favorirne il pensionamento anche a
costo di proporre loro, per esempio, di rinunciare ad una parte della c.d. buonuscita da
devolvere quale “anticipazione di contributi previdenziali e assistenziali” a favore del
proprio figlio. In caso contrario, fra 10 anni – sempre che non si decida di prolungare
ulteriormente, fino 80 e più, l’età lavorativa nella P.A. – negli uffici non rimarrà nessuno
in grado per capacità mentali e forza fisica di portare avanti le pratiche d’ufficio.
E’ necessario, prima di attuare la mobilità in entrata da altri Ministeri,
dar corso alla giusta riqualificazione di quanti, in silenzio, la attendono
da anni.
Per questo, la CISAL, sindacato autonomo, che dialoga con tutte le forze politiche senza
essere sottomesso a nessuno; rappresentativo in ben 6 degli otto comparti, con il suo
Dipartimento Ministeri – P.C.M. e Sicurezza, è al fianco dei lavoratori che lottano per i
propri sacrosanti diritti
La Cisal F.P.C. – Dipartimento Ministeri – Presidenza del Consiglio dei Ministri e
Sicurezza -, invita tutti i lavoratori, giudiziari e non, che ancora non lo hanno fatto, ad
unirsi a questi comitati spontanei pacifici di protesta, con coraggio ed impegno, senza
lasciarsi fermare e tanto meno intimidire, da chicchessia!

Il Segretario Generale Paola SARACENI

Il Responsabile Nazionale UFFICIO COMUNICAZIONE E RAPPORTI CON LA STAMPA E MEDIA Antonello IULIANO