di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi – Ripartire dai territori e dalla rete delle associazioni. Non c’è altra via per risalire la china della durissima sconfitta alle politiche dello scorso 4 marzo per il dirigente nazionale di Sinistra Italiana e sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia. Dopo la battuta d’arresto di Liberi e Uguali, la cui esperienza nazionale si è rivelata fallimentare per le decisioni prese nelle segrete stanze romane – nelle quali lo stesso Conia è rimasto imbrigliato da interne alchimie e da forzature di coalizione poi rivelatesi deludenti sul piano dei numeri «anche se a Cinquefrondi si è avuto più del triplo del risultato preso in Calabria» tiene a sottolineare – disattendendo le aspettative di discontinuità delle comunità locali, smaltita la disfatta elettorale, per il primo cittadino è tempo di pianificare il futuro politico che, quantomeno nel presente, racconta senza se e senza ma di una netta affermazione del M5S «che ha saputo, meglio di tutti, rappresentare il disagio elettorale che deve far interrogare tutto il mondo della sinistra».
Un problema con alla base i messaggi lanciati dalle diverse formazioni politiche aggravato dalla necessità di cambiamento, amplificato dall’attuale legge elettorale e, secondo Conia, dalla carenza di risposte date in questi anni ai cittadini a cui è mancata un’alternativa credibile a sinistra. «Credo sia arrivato il tempo in cui non dipendere da decisioni romane e rafforzare il percorso portato avanti con una serie di reti e soggettività calabresi con cui lavoriamo sul territorio, ormai, da anni e con cui a giorni ci autodetermineremo per far nascere un movimento politico-culturale che farà sognare questa terra». Un progetto ambizioso – sull’esempio dei sindaci non allineati De Magistris, Accorinti e Lucano – di compattare, a sinistra, tutte le forze operative del territorio pur rimanendo fedele, per il momento, al suo partito di riferimento per aggregare il mondo movimentista che porta avanti battaglie su temi concreti a favore dei cittadini mutuando ed ampliando, su scala regionale, il fortunato esperimento riuscito in loco con Rinascita.
La gestazione di un movimento a largo spettro – seppure ancora in fieri – di rottura con le vecchie dinamiche della politica regionale, inquadrato come una sorta di cantiere aperto e collaborativo dove ciascuno potrà portare expertise e contributi allargato all’intera regione. Una scintilla scoccata due anni fa con la reunion proprio a Cinquefrondi dei quattro sindaci “ribelli” e non divenuta fuoco per via della fedeltà di Conia proprio a SI con la quale aveva intrapreso un dialogo fitto su temi sociali importanti che attendono, però, per alterne vicende, ancora compimento. «Ora abbiamo la necessità di caratterizzarci e di essere più riconoscibili – ragiona Conia – per non disperdere tutta una serie di percorsi e di lotte (acqua pubblica, ambiente, portuali, salario sociale) condotte sul territorio da associazioni e movimenti nelle quali personalmente mi sono sempre ritrovato». Il riflesso di un messaggio indirizzato proprio a SI alla quale Conia chiede meno ingerenze dei “tavoli romani” e più ascolto ed attenzione ai territori, in rottura col passato, abbracciando il vero cambiamento, quello attualmente incarnato dalla proposta pentastellata che ha saputo rubare la scena politica ai partiti tradizionali facendo leva proprio su alcuni temi cari alla sinistra, o a ciò che ne resta. E se è vero che «anche in Calabria è arrivato il momento di rompere gli schemi», chiarisce Conia, è altrettanto vero che il progetto nascente non disdegnerà lizze politiche sia in ambito amministrativo che regionale tantomeno alleanze su programmi e contenuti con altre forze politiche scaturenti dalla medesima matrice.
Dunque, una vera e propria dichiarazione di intenti strutturata nella forma del «laboratorio di sostanza, esperienze e contenuti» con «l’obiettivo di mettere insieme, una volta per tutte, tante bellissime realtà che operano in Calabria, oggi, in maniera un po’ disaggregata» ricompattando «senza catalogazioni, battaglie nelle quali saranno necessarie forza, coraggio e competenze» che diventino finalmente patrimonio di tutti i calabresi e non solo di un singolo lembo di territorio. La forgiatura, insomma, di un interlocutore credibile, una forza movimentista pensata senza preclusioni per «riprenderci lo spazio che è nostro e che, politicamente, sono convinto, ancora ci appartiene. Perché, per chi come me ha una sua identità politica, credo ci sia un pezzo importante di elettorato che ha bisogno anche di altro rispetto alla proposta del M5S». IL riscatto dei territori che passa da nuovo orizzonte politico verso cui la sfida pare essere ormai lanciata.