REGGIO CALABRIA – «I riflettori del Festival di Cannes sul film di Jonas Carpignano dedicato ai bambini della Ciambra di Gioia Tauro giungono nel momento storico in cui le istituzioni, mai come oggi, hanno concentrato la loro attenzione sul quartiere simbolo del più autentico degrado urbano e sociale, grazie al determinato e sensibile intervento del Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, dopo la denuncia da me fatta». Ad affermarlo, è il Garante per l’Infanzia e Adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale che ha aggiunto: «se il qualificato pubblico di Cannes è stato emotivamente coinvolto dalla proiezione del film, si immagini quale sentimenti di pietà e rabbia può aver suscitato il sopralluogo delle istituzioni sul luogo, nel vedere stuoli di bambini disinvoltamente scorrazzare tra tonnellate di rifiuti e detriti, come fossero giostre di Disneyland – spiega Marziale – e dormire in case letteralmente invase da magma fognario. Una realtà, che difficilmente la macchina da presa può catturare nella sua più intima miseria. Nei giorni scorsi, il Prefetto ha convocato una riunione allo scopo di individuare iniziative urgenti volte alla risoluzione delle più impellenti problematiche di carattere igienico sanitario, cui ha partecipato, tra gli altri, il Dirigente della Protezione Civile Regionale, Carlo Tansi».
«Ma, nel corso dell’ultimo anno – evidenzia ancora il Garante – una sfida è stata più o meno vinta, perché mai, come nella stagione scolastica in corso, la dispersione è stata contenuta, frutto di un’intesa raggiunta con l’Amministrazione comunale in carica nel luglio 2016, che ha provveduto ad inviare un pulmino con assistenti sociali a bordo per registrare le assenze e le presenze. Un servizio interrottosi per pochi giorni in quanto non era stato saldato il premio assicurativo del mezzo, che ho provveduto a coprire con i fondi del mio Ufficio».
Aggiunge Marziale: «Dai dati forniti dalle autorità scolastiche al comandante della Polizia Municipale, Angelo D’Ascola, risultano infatti due bambini interessati al fenomeno della dispersione su una popolazione scolastica di 62 minorenni. Soltanto la scuola può permettere ai bambini di fronteggiare anche la cultura degli adulti di riferimento, certamente non avulsi da responsabilità e che poco hanno fatto per risollevarsi dalla situazione. Laddove ci sono bambini – conclude – si ha il dovere di non sfuggire alle proprie responsabilità. L’avere ratificato la Dichiarazione ONU sui Diritti del Fanciullo impone al nostro Paese una presa di coscienza scevra da giustificazionismi di sorta, quelli da cui è rifuggito mirabilmente il Prefetto di Bari».