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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Celebrazione a Seminara dedicata alla Madonna della Palestina La stessa era con le dame e i cavalieri dell'ordine equestre del Santo Sepolcro

Celebrazione a Seminara dedicata alla Madonna della Palestina La stessa era con le dame e i cavalieri dell'ordine equestre del Santo Sepolcro
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Di Filomena Scarpati

“Oltre a dare la vita, dare un senso alla vita è quanto di più elevato abbia insegnato la Vergine venerata come madre della Palestina e madre della Chiesa, per aver generato il figlio di Dio e lasciato un messaggio di grazia di cui l’uomo ne avverte il bisogno in ogni istante della propria vita”, è stato il monito di don Domenico Caruso, delegato da mons. Francesco Milito, vescovo della diocesi di Oppido-Palmi a presiedere la celebrazione Eucaristica nella giornata dedicata alla Madonna della Palestina Patrona dell’ordine equestre delle dame e dei cavalieri del Santo Sepolcro accompagnati dal preside cav. di gran croce avv. Aldo Porcelli e dal dott. Stefano Barillà che hanno manifestano, come ogni anno con la loro presenza presso la basilica-santuario della Madonna dei Poveri in Seminara, l’importanza dell’essere sentinelle attente di un Sepolcro che aldilà della morte fisica, è vita eterna per coloro che sposano il messaggio di Resurrezione a garanzia della continuità della vita attraverso Dio Padre Onnipotente. Per i cavalieri del Santo Sepolcro l’esempio di Maria della Palestina ha un significato di ricchezza inestimabile, ha affermato il delegato diocesano grande ufficiale dott. Marcello Leonello durante il suo discorso, in occasione dell’importante celebrazione annuale, che non intende essere una sublimazione degli uomini che ne fanno parte, ma dello spirito di coesione e fratellanza con cui aderiscono all’Ordine che è un vero sostegno per la Chiesa e una salvaguardia per il messaggio del Vangelo. Uomini che testimoniano in primis la Parola e la volontà di Cristo e difendono il Vangelo attraverso una forma di fede caritatevole, con aiuti ed interventi verso i meno abbienti. La necessità, anche dopo secoli di affermare un concetto equilibrato di difesa del Sepolcro che non va distorto con l’affermazione impropria, che ancora oggi si lega ad una sorta di guerra Santa nei confronti di civiltà che lo espugnarono e dissacrarono circa dieci secoli fa, durante le invasioni arabe che costrinsero Papa Urbano II, a formare un vero e proprio esercito per liberarlo dagli oppressori, bandendo le famose “crociate”, termine che fu coniato dal Papa su consiglio dei Normanni, tra cui ricordiamo Ruggero I. Tale suggerimento per evitare che la Chiese assumesse termini che facevano pensare alla violenza, ciò nonostante gli fu attribuito l’appellativo di “Guerra Santa” a cui presero parte i cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro che ancora oggi manifestano ogni sforzo per aderire ai principi della Chiesa in un quotidiano che spesso vacilla, lasciando spazio a giudizi affrettati rispetto al bisogno di crescere in vera Santità. La casa di Dio acquisisce maggiore forza umana se coadiuvata da tale sostegno rappresentato dalle sentinelle dell’Ordine, che pur traendo origine da vere e proprie milizie, devono assolvere oggi i propri compiti in modo pacifico affiancando la Chiesa nelle necessità materiali dei paesi più poveri a partire dall’istruzione fino all’assistenza agli anziani e agli ammalati, compiti ardui che mirano a liberare i poveri e i sofferenti dall’indigenza, compiti da espletare seriamente se davvero si vuole essere cavalieri in senso pieno. Non vi è, inoltre, territorio più adatto per ricordare le crociate rispetto alla Piana, luogo dove furono programmate le crociate da Urbano II su consiglio dei Normanni che avevano garantito al Papa la restituzione di questo territorio al rito latino con la più grande battaglia della storia del Medio Evo, combattuta nella Piana di San Martino (Vallis Salinarum), dove sconfissero i Bizantini dando pieni poteri al Santo Padre e passando senza imposizioni dal rito Bizantino a quello latino della Chiesa Romana. Si fa riferimento alla seconda metà dell’XI secolo, sul quale cadono molte ambiguità, pur nella certezza della sconfitta dei Bizantini e la resistenza di piccole minoranze che rimasero nel tempo legate ai riti ortodossi per la forte elasticità mentale dei Normanni che furono, più che guerrieri, uomini di Stato che amavano la pace tanto da conquistare, fin dalla loro discesa nella nostra penisola, la fiducia del Papa. Ma tornando alla manifestazione religiosa, “come non bisogna dimenticare la storia, ha fatto intendere Don Caruso, così non bisogna dimenticare gli uomini che hanno fatto la storia del nostro territorio anche in tempi più recenti ed è in questa giornata che assume toni di straordinaria importanza che intendo dedicare la celebrazione oltre alla Madonna della Palestina, a Don Antonino Di Masi, che mi ha preceduto come parroco della cittadina di Varapodio, per essere stato un insigne Sacerdote della nostra diocesi, per aver costruito in quel luogo, oltre alla Chiesa costituita da anime, le mura di un maestoso tempio: la chiesa di Santo Stefano Protomartire nell’omonima piazza del luogo. Un uomo capace di costruire un sano tessuto sociale in loco e varcare i confini del nostro territorio, dalla regione Calabria all’Italia intera, affermandosi anche all’estero e facendo conoscere il nome dei calabresi onesti e laboriosi in tutto il mondo. Anche alla Sua memoria intendo fermamente dedicare la celebrazione di oggi. Si ricordano inoltre i suggerimenti di Don Caruso durante l’omelia che ha raccomandato all’ordine di cui fa parte anche lui da molti anni, di costruire sull’esempio di umiltà che la Vergine della Palestina ha lasciato e di porsi al servizio degli ultimi, di coloro che tendono le mani non solo per i beni materiali ma anche per il bisogno di vicinanza, di schiudere il cuore alla risposta di Dio senza la maschera di una rispettabilità solo umana che ripugna al cospetto di Dio. Dare spazio quindi non all’io, ha aggiunto ancora il rettore della basilica, ma a Dio. Ha poi ringraziato il coro che ha consentito di celebrare bene, definendo il canto preghiera. Ha inoltre proceduto alla benedizione della Madonna della Palestina, della cappella del Santissimo appena restaurata da Pino Latino e allo scambio di ricordi tra il preside dell’ordine avv. Porcelli a cui ha consegnato una statuetta della Madonna dei Poveri in ceramica tipica di Seminara, mentre il preside dell’Ordine ha ricambiato con una targa in ricordo della loro presenza. La manifestazione ampiamente partecipata, si è conclusa con numerosi scatti fotografici assieme ai Cavalieri e ai rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco Carmelo Arfuso, il maresciallo della locale stazione dei Carabinieri Giovanni Di Stefano e il consigliere regionale Domenico Giannetta.