Con lo slogan “Conoscendola la amerai … solo chi ama rispetta” si è
conclusa, il giorno dopo ferragosto, l’ennesima visita guidata del centro
storico della città di Catanzaro organizzata dall’Associazione Catanzaro è
la mia città.
Quasi duecento catanzaresi, molti dei quali residenti in altre regioni o
all’estero, hanno avuto la possibilità di scoprire o riscoprire quei luoghi
quei luoghi che quotidianamente guardano con occhi distratti, o che per
molti di loro erano rimasti solo nei loro ricordi.
La visita ha visto la magistrale guida di Beatrice Marano, Antonella Soluri
e Mario Mauro, tre guide turistiche abilitate, che della storia della città
sono riusciti a condividere momenti particolari.
Si è partiti dal Cavatore simbolo della laboriosità delle nostre terre
realizzato da Giuseppe Rito, lo stesso che realizzò la statua dell’Assunta
che sovrasta il Duomo della città.
In tre gruppi diversi, la voglia di conoscere dei catanzaresi presenti, si
è articolata per via Carlo V per ammirare il ponte dei record Morandi, e lo
stupendo panorama visibile da Pratica, per continuare risalendo per via
Case Arse ed ammirando la torre del castello normanno da largo prigioni,
venendo a scoprire che i nostri predecessori avevano creato dei vicoli
stretti, a “baionetta” e ricurvi su se stessi per intrappolare gli invasori
e salvare la propria pelle.
Composti e sotto gli occhi dei residenti, stupiti dall’invasione pacifica,
ci si è diretti presso la chiesetta di S.Angelo realizzata nel quartiere
degli amalfitani, preziosi mercanti, che grazie alle fortune dei
catanzaresi nell’arte della seta avevano preso dimora nella zona facendo le
loro ricchezze.
Ci si è poi diretti verso piazza La Russa conosciuta come I COCULI che era
una piazza di commercio il cui nome era dovuto, sia alla particolare
pavimentazione fatta di ciottoli che in estate bagnati procuravano un
sollievo dalla calura delle giornate più calde, sia perché in zone era
fiorente l’allevamento di bachi da seta i cui bozzoli erano detti cuculli.
La voglia di ammirare la città è proseguita verso la chiesa del monte dei
morti che fu anche sede di un Monte dei pegni per celebrare messe per i
defunti e verso il Duomo cittadino che sovrasta il colle dell’arcivescovado
e che fu ricostruito più volte dopo terremoti e bombardamenti.
Scendendo la via adiacente la sede vescovile ci sé ritrovati in piazza del
Rosario nella quale, oltre ad ammirare la chiesa che contiene il maggior
numero di tessuti in seta catanzarese dell’intera città, si è scoperto che
Bernardino Grimaldi, tra gli altri anche ministro delle finanze del regno
d’Italia fu il primo a pronunziare, in una audizione in parlamento, la
frase, ormai entrata nel gergo comune “la matematica non è un opinione”.
A colpire la maggior parte dei visitatore l’esclusiva visita dell’oratorio
del Rosario, chiuso da decenni per restauro, ma che , grazie al Professor
Sandro Scumaci ora non ha più segreti. Un edificio che , a quanto sembra,
per fine anno dovrebbe riaprire al grande pubblico che potrà godere degli
immensi tesori custoditi.
Animati dall’entusiasmo e mai stanchi si è proseguito verso palazzo de
Nobili, ora sede del comune e verso la villa Margherita apprezzando la
narrazione della romantica e vera storia di Rachele e Saverio, due giovani
catanzaresi di famiglie nobili, contrastata, che terminò tragicamente.
Prima di giungere alla basilica dell’immacolata si è passati da quartiere
della Giudecca che si trova accanto palazzo Fazzari , che era popolate da
ebrei che avevano fatto dimora proprio perché nella colorazione della seta
erano esperti. Giunti in piazza Prefettura si è ammirata la Basilica
dell’immacolata e si è scoperto che Il teatro San Carlino, che ora demolito
ha dato spazio alla piazza, era un teatro frequentato da esperti di mi
musica ed arti teatrali e che le migliori compagnie italiane partivano da
Catanzaro con il loro Tour per testate la bontà della realizzazione, perché
se “bocciati” dall’esperto pubblico catanzarese erano costretti ad
annullare le loro tournée.
La sera sopraggiungeva, ma la voglia di apprendere cose mai sapute non
veniva a mancare, ci si indirizzava quindi verso la chiesa di S. Omobono,
prima chiesa in città, intitolata al mercante cremonese che ora è
protettore dei mercanti e dei sarti.
Risalendo verso la chiesa del S.Giovanni si è rimasti affascinati dalla
particolare illuminazione della facciata della chiesa e del complesso
monumentale e della storia che riconduceva i luoghi agli anni del conte
Antonio Centelles.
La gioia di aver appreso moltissime cose sconosciute della città ha fatto
prendere consapevolezza ai presenti che quello che quotidianamente viene
guardato con distacco, è fonte di cultura e storia che in molti altri
territori sarebbe fonte di sviluppo turistico ed economico.
Come associazione siamo certi, riferisce il presidente Francesco Vallone,
di essere riusciti a dare il via ad una nuova coscienza dei cittadini di un
capoluogo, che sembrava destinato ad un oblio culturale.
Ci auguriamo, continua il presidente, che gli amministratori, di qualunque
“colore” siano, provvedano ad indirizzare le proprie forze per l’utilizzo
di quanto di buono è presente in città svincolandosi da interessi
clientelari che non portano purtroppo ad uno sviluppo della città.