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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Casini: insieme al Pdl ma senza Berlusconi

Casini: insieme al Pdl ma senza Berlusconi

Nuovo scontro premier-Fini e il Pdl fa quadrato intorno al Cavaliere

Casini: insieme al Pdl ma senza Berlusconi

Nuovo scontro premier-Fini e il Pdl fa quadrato intorno al Cavaliere

 

(ANSA) ROMA  – Dentro al Pdl “ci sono personalità autorevoli che potrebbero guidare un governo “senza”, ma non “contro”, Berlusconi, che potrebbe conservare il ruolo di leader del centrodestra e dedicarsi a chiarire la sua posizione personale. Al di là di quel che dicono tutti i giorni in tv, credo che nel Pdl siano in tanti a pensarla così. Sarebbe una via d’uscita ragionevole. Altrimenti non restano che le elezioni”. E’ quanto afferma alla Stampa Pierferdinando Casini spiegando che “se nasce un altro governo, i responsabili non sarebbero solo quelli che si sono costituiti in gruppo. Ci saremmo anche noi”. Casini precisa che “non è il caso Ruby che cambia qualcosa, ma la reazione di Berlusconi che addirittura evoca il tentativo di un colpo di Stato”. Per questo chiede che il Cavaliere si spieghi “come fece Clinton con Lewinsky”. “Quando le cose si chiariscono – spiega – i giudizi diventano più razionali”. D’altronde, osserva Casini, “Berlusconi non può credere di convincere l’opinione pubblica che Ruby sia una santa e che i magistrati che indagano su un caso di prostituzione minorile che lo coinvolge meritino addirittura una “punizione”. Ma per chi ci ha preso?”. In caso di urne, Casini assicura che quelli del Terzo Polo sono “prontissimi” mentre su eventuali accordi elettorali con il Pd afferma: “Se si va al voto, ci saranno stavolta tre aree e tre scelte possibili per gli elettori: destra, centro e sinistra. Eventuali intese si vedranno al momento opportuno. Ieri Veltroni ha parlato con grande equilibrio e serietà e ha bocciato ancora una volta l’idea di una sinistra che sceglie di imbarcare tutto e il contrario di tutto. Bersani sa come la penso. Un dialogo proficuo richiede scelte chiare dal Pd”.

FINI A BERLUSCONI: DIMETTITI. PDL, VATTENE TU. IRA PREMIER Gianfranco Fini alza l’asticella della scontro e chiede ora le dimissioni di Silvio Berlusconi. Il premier non cela ai suoi di essere esterrefatto e disgustato dal comportamento dell’ex leader di An, che non dovrebbe neppure parlare ed ha letteralmente superato ogni limite di decenza chiedendo da presidente della Camera le dimissioni del presidente del Consiglio. Riprende così l’offensiva del Pdl, che torna a pretendere piuttosto le dimissioni del Presidente della Camera, ormai a capo di una fazione – dicono – e quindi non più imparziale. Con il leader Fli si schiera immediatamente Pier Ferdinando Casini, che dà il Terzo Polo oltre il 15%: “Quello di Berlusconi è un autogolpe, basta con l’alterazione della realtà. Si è lamentato di un colpo di Stato di Fini ma è stato lui a cacciarlo dal Pdl, cerchiamo di non falsificare le cose”. Sono anche i ministri della Giustizia Angelino Alfano e quello degli Esteri Franco Frattini a stoppare le pretese di Fini, sostenendo che il governo non solo andrà avanti, ma in caso di elezioni sarà ancora Berlusconi il candidato premier, perché gli italiani lo vogliono e lo dimostrano i sondaggi, nonostante il caso Ruby. Intanto Fini – che domani sarà ad Ancona dove i riflettori sono puntati sull’assemblea dei Vescovi – si fa precedere da un’intervista al ‘Corriere Adriatico’, incalzando il premier e chiedendone le dimissioni. Il leader di Fli torna a martellare sulla “concezione patrimoniale e para-feudale della politica” nel Pdl, dove la discussione interna è stata “brutalmente soffocata”. “Il vero tradimento – affonda – è promettere riforme e persino ‘rivoluzioni’ per poi attuare la politica del giorno per giorno, e del basso profilo riformatore”. Il Cavaliere, ad Arcore per il week end, si indigna. E dalla maggioranza si leva un coro di voci che intima a Fini lo sfratto immediato da Montecitorio. “Fini, avendo chiesto le dimissioni di Berlusconi – punta il dito Fabrizio Cicchitto, capogruppo dei deputati Pdl – dimostra di non essere affatto super partes. Di conseguenza deve essere lui a dimettersi da presidente della Camera e a condurre a viso aperto la sua battaglia politica, senza godere di una posizione istituzionale che di per sé invece lo pone al di sopra delle parti”. Ribatte Italo Bocchino, presidente dei deputati Fli: “Chiedere le dimissioni politiche di Fini mentre la stampa nazionale e internazionale si occupa del ‘bunga bunga’ di Berlusconi, è da incoscienti”. Berlusconi resterà premier, sia che si voti nel 2013 sia che si vada a elezioni anticipate, replicano piccati il Guardasigilli Alfano ed il ministro degli Esteri Franco Frattini, che spiega ai suoi omologhi invitati sulle piste di sci a Corvara: “Noi abbiamo una situazione molto curiosa, un presidente della Camera che è diventato il capo di una fazione, di un piccolo partito, quindi semmai la stranezza è questa. Il presidente del Consiglio ha un consenso forte degli italiani e ha il dovere di governare”. Ma Adolfo Urso, coordinatore di Fli, replica: “Invece di chiedere le dimissioni di Fini i pretoriani del PDL si dovrebbero interrogare sugli interventi della Chiesa e della Confindustria e chiedere anch’essi – come ha peralto fatto ll presidente della Repubblica – che siano rispettate le istituzioni e che il premier chiarisca se può e subito davanti alle sedi competenti”. Da registrare infatti oggi – oltre alla lettera di ministri e capigruppo ex An a sostegno del premier – l’avvertimento di Emma Marcegaglia, presidente degli Industriali: “Il governo è fermo da sei mesi. Nelle prossime settimane il paese ha bisogno di capire se il governo è in grado di fare le riforme, altrimenti bisognerà fare un’altra scelta. Non si può più aspettare”. La settimana che viene sarà decisiva per le riforme, avverte intanto la Lega. “Dopo l’abbuffata di tette e culi sul caso Ruby torniamo alle cose che interessano i cittadini – è l’appello del ministro Roberto Maroni – chiediamo a tutti, maggioranza e opposizione, di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di affrontare i problemi veri”.