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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 08 MAGGIO 2024

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Caro Rc auto: altro che bluff

Caro Rc auto: altro che bluff

I calabresi sistematicamente derubati dalle compagnie assicurative Inammissibile  le sperequazioni  fra regioni del Nord e del Sud. Replica ad un articolo di Gianpaolo Latella

 

di LUIGI MAMONE

Caro Rc auto: altro che bluff

I calabresi sistematicamente derubati dalle compagnie assicurative Inammissibile  le sperequazioni  fra regioni del Nord e del Sud. Replica ad un articolo di Gianpaolo Latella

 

Ho letto, devo dire purtroppo  con  crescente  senso di  fastidio, un articolo a firma  del noto collega  Giampaolo Latella, pubblicato sul Corriere della Calabria sotto il titolo “Dalla parte dei Consumatori – RC auto, il grande bluff “ e con il quale  se è pur vero che  è fra i pochi a dare spazio alla enorme controversa problematica del  caro polizze, per altro verso  espone una serie di tesi assolutamente non condivisibili perché espressione  solo della focalizzazione    delle verità  di una   sola  delle  parti intreressate alla variegata problematica  della sinistrosita, vera o presunta degli automobilisti calabresi e delle vessazioni che le lobbies dell’RCauto attuano. L’apertura dell’articolo – in chiave amaramente ironica  – recita: “Gli automobilisti calabresi sono davvero sfortunati, oppure sono deboli di schiena. La nostra regione spicca per il numero straordinario di persone che restano  coinvolte in incidenti stradali  che sono di poca importanza ma  causano conseguenze fisiche invalidanti – almeno per qualche giorno – a tutti gli  occupanti delle vetture coinvolte…”

Questa l’overture di un pezzo nel quale poi si legge che le compagnie rastrellino in Calabria qualcosa come 500 milioni di  euro l’anno  ma ne spendano il 140% in più per pagamenti  di indennizzi e che i furbetti dell’incidente provochino così alle compagnie una perdita di circa 200 milioni di euro (dunque in una regione con poco più di 2 milioni di abitanti un totale di indennizzi pari a 700 milioni di euro implica  una media pro capite di € 350,00 per ogni calabrese !!!). Un sistema organizzato e  di delinquenzialità diffusa “all incusive” radicato a macchia d’olio in ogni angolo della regione e a causa del quale le compagnie sarebbero in grave difficoltà e vorrebbero fuggir via dalla Calabria , infischiandosene dell’obbligatorietà della copertura RC auto ( che non è tale solo per l’automobilista ma anche per chi opera commercialmente in tale campo). Ciò giacchè il critico articolista ricomprende nel novero della sinistrosità sospetta tutti: dagli automobilisti vittime di uno scontro vero  a quelli  che  poi ne amplificano le conseguenze, alla sinistrosità costruita da quelle “bande di truffatori” che mirano a simulare falsi incidenti fino a aggiungere nel novero della confraternita dei truffaldini  (e questo è veramente oltre ogni  buon  gusto) anche  gli  avvocati  – soprattutto i giovani (quelli  che non hanno avuto  entrature politiche di livello e prebende   super pagate  per svolgere mansioni di supporto a qualche alto papavero della politica …) che non arrivano a fine mese e che  in nome dell’italico “c’haggia e fa pe campà” renderebbero interessati e compiacenti  servigi ai truffatori delle compagnie RCauto. Tutto questo –  ma l’articolista non lo dice –   è limitato a poche  e ben distinte aree  di alcune province  italiane.

Fra queste brilla Napoli, poi – haimè – Reggio Calabria e quindi Salerno. Omette dal far notare che Cosenza è considerata una provincia  a bassissimo  rischio e che assicurare una vettura a Cosenza costi molto meno di quanto invece a Reggio Calabria. Questo a fronte della notazione  nella quale scrive :”Nel cosentino lo scorso anno è stata addirittura smantellata una organizzazione che offriva un servizio “tutto incluso”: dal rottame all’avvocato, al medico. Questo ed altro  fungono da introduzione  per considerazioni  sul pericolo del crack, per giustificare gli aumenti indiscriminati che le lobby delle assicurazioni  praticano, omette dal denunciare la dichiarata volontà delle compagnie di  vessare  gli assicurati facendo pagare loro aumenti spropositati, non tanto e non solo perché vi sarebbe l’elevata sinistrosità ma  – a ben vedere – solo per compensare autoritativamente la scarsa propensione dei calabresi a investire in prodotti assicurativi diversi dalla RCauto: dicesi il fondo pensione, la pensione integrativa ed altri prodotti di una variegata galassia nella quale è facile perdere la cognizione della bontà del prodotto o della sua sostanziale vacuità ( come hanno avuto modo di sperimentare migliaia di piccoli risparmiatori).

Basti pensare che assicurare una Toyota RAV nuova – se non si possiede già una polizza costa in provincia di Reggio  oltre € 4500,00 all’anno a fronte della più sopportabile somma di € 1000,00 circa che  si paga in provincia di Alessandria. Per non parlare di un ciclomotore da  50cc che  in provincia di Alessandria o Bergamo costa € 198,00 per un anno  e in Calabria quasi  2000,00 Omette l’articolista dal denunciare la spregevole politica di vessazione  che le compagnie stanno ponendo contro la benemerita categoria del sub agenti assicurativi divenuti rami da tagliare e provvigioni da risparmiare in favore delle polizze “on  line” meno costose. Ecco dunque  che la rete dei sub agenti è stata condannata a morte: I sub agenti, quelli che si fanno realmente “il culo” sul territorio costruendo i loro spesso importanti portfolii  grazie ai quali una filiera di soggetti vive da pascià ad  iniziare dall’agente per il quale lavorano  – passando attraverso il sottobosco mediano dell’intelligengija della compagnia fino al vertice  societario  vedono  il loro spazio vitale ormai ridotto al lumicino e quotidianamente sono tartassati da richieste di incrementare il lavoro con la previdenza e la raccolta  di denaro. Pena  la revoca del mandato. Omette  il collega Latella dal dire che gente con trenta anni di lavoro  sta vedendo il portfolio  svuotato da  disdette ingiustificate e che sub agenti che mensilmente  guadagnavano in busta paga circa € 3.000,00 al mese di provvigioni  dopo un anno di politica  di fuga dalla Calabria   non superano  quasi più  la soglia dei mille  euro in diminuzione fino a quando  il pacchetto no verrà definitivamente meno. Omette l’articolista dal dire quanti sub agenti  hanno subito la revoca del mandato  perdendo di colpo  la possibilità di lavorare. Dimentica l’articolista dall’evidenziare che la politica delle disdette serve solo a svuotare i porfolio dei subagenti  per portarli alla disperazione  e alle dimissioni a concretamento di un cinico e subdolo mobbing finalizzato a eludere i trattamenti di fine rapporto e le altre indennità di clientela.

Omette dal dire l’articolista che tutto questo terribile bailamme  è derivato non tanto dalla legge Bersani – alla quale fa  riferimento –  ma al pateracchio legislativo a seguito del quale si  è confuso il ruolo dell’ obbligato al risarcimento. Ruolo che un tempo  era chiaramente a carico della compagnia del veicolo danneggiante ovvero  della Assicurazione di  colui il quale aveva torto, e che con la procedura CID  vedeva solo una anticipazione della somma da parte della compagnia  del danneggiato (colui il quale aveva ragione)  in favore del proprio cliente, con  successivo recupero del risarcimento  dalla compagnia  di controparte. Oggi  chi subisce un danno viene risarcito  entro un certo tetto,  pari € 2.000,00 dalla sua stessa compagnia, che paga controvoglia e,  hainoi, considera l’assicurato  sinistroso: anche  se non ha avuto alcuna responsabilità nel sinistro! Si giunge così al paradosso: una vettura R4 ferma in sosta davanti la casa del suo proprietario  viene urtata. L’investitore ( un giovane sacerdote messicano in transito in Calabria su una vettura  a noleggio) scende, suona ai campanelli del palazzo  individua il proprietario e presenta denuncia alla assicurazione, che pagherà al suo assicurato al somma di € 400,00 salvo poi ad  inviargli la disdetta perché sinistroso! Stessa sorte  per un professionista  calabrese  incolonnato  e fermo sulla  SS 111 nei pressi di una città mercato: una Fiat Idea tampona una Peugeot 206 che a sua volta tampona la vettura del professionista il quale avendo mantenuto una prudente distanza di sicurezza dal veicolo  che lo precedeva non tamponerà nessuno.  Risultato: risarcito e disdettato! Per non dire di intere flotte di autocarri.

INDENNI DA SINISTRI, disdettati senza alcuna ragione con gravissimi danni economici per l’assicurato (talvolta costretto a fermare l’attività fino alla stipula di nuova polizza) e per il sub agente privato di spesso importanti margini provvigionali Questo cose l’articolista non le dice. Ed è un omissione gravissima. Ne tantomeno  dice del mare di soldi che vengono pagati  per risarcimenti in quelle regioni più ricche – apparentemente  più affidabili –  nelle quali però  le compagnie tacciono e subiscono,  perché il volume della raccolta dei  prodotti vita  e previdenza è molto più elevato che al sud. In Calabria, e in provincia di Reggio, sono moltissime le persone che  non ritirano più le polizze assicurative  perché non hanno i soldi per mangiare. Un camionista, da sempre fortunatamente indenne,  che gira con il suo camioncino per sfamare moglie e quattro figli, dapprima disdettato senza aver mai fatto un incidente  poi riammesso con un aumento  pauroso  piange per la rabbia: “O do da mangiare ai miei figli  o pago l’assicurazione… ho sessant’anni  è questo governo di… mi ha ridotto sul lastrico. Camminerò senza assicurazione   e che il signore mi aiuti. “E se ne va con le lacrime agli occhi. Come lui tantissimi altri  non hanno i soldi per pagare la polizza , figuriamoci se possono pensare al risparmio e alla previdenza. Ma alla casta  dei superricchi questo non importa . Già, la Casta. Quelli che problemi per pagare la polizza RC auto non li hanno… La casta  della politica nazionale e  di quella calabrese – ambedue capaci di spendere  milioni di  euro per effimere passerelle televisive pagate dai contribuenti , per assumere capiufficio stampa e portavoce superpagati   giacchè – da destra a sinistra – hanno capito tutti l’importanza di curare immagine e  comunicazione ma che non muovono un solo dito per difendere  il comparto agrumicolo  e quello olivicolo, per rilanciare l’agricoltura, per potenziare e far decollare un turismo vero, per creare lavoro , per venire incontro alle esigenze dei meno abbienti e dei poveri, vecchi e nuovi. Che non si preoccupano del crollo generalizzato dell’economia e dell’incapacità di creare speranze di crescita, in una regione stretta a tenaglia  al centro della lotta fra Stato e Antistato Se oggi  proliferano i truffaldini  la colpa è della  insipienza dei politici calabresi e  della loro incapacità  di amministrare. I dipendenti di Acque Reggine  sono alla fame ; da 8 mesi non vedono un solo centesimo di stipendio. Mi domando: e se uno di costoro –  disperato  e alla fame – tentasse  surrettiziamente di  spillare qualche soldo all’assicurazione  in cuor vostro  lo considereste un truffaldino?  E’ Il cane si morde la coda  e la Calabria affonda nella faziosità e nei preconcetti  perbenisti e codini  della Milano da Bere e di chi finge di essere onesto di chi narcotizza coscienze propinando scandali e  reality televisivi infarciti da overdose di un calcio sempre  più al centro di polemiche  e fatti di corruttela. La  non condivisibilità dell’articolo  deriva dalla sua  incompletezza di analisi.

Cosa viene proposto: Nulla. I calabresi sono tutti  imbroglioni e tutti truffaldini, pertanto  si prendano gli aumenti delle polizze  oppure  comincino a sottoscrivere fondi previdenziali – tirando i soldi da sotto il mattone , tanto per attenuare il (presunto ) danno che le compagnie subiscono! Non è così che si affronta il problema. La risarcibilità del danno deve essere subordinata all’immediato riscontro dello stesso da parte delle autorità  con  i mezzi fermi sul luogo dell’incidente e con documentazione fotografica digitale immediata  La risarcibilità dei microtraumi  ( i colpi di frusta dei terzi trasportati – che provocano un esborso pro capite di  circa € 1300,00 – 2000,00 per ogni danneggiato deve essere  regolata con la previsione di una pesante franchigia – tale da rendere non conveniente all’assicurato – presunto danneggiato –  di estendere richieste di risarcimento indebite in favore di tutti  i passeggeri. I pezzi  danneggiati  non devono essere lasciati nella disponibilità dei proprietari ma acquisiti  (e distrutti) dalle compagnie stesse non appena abbiano risarcito il danno Le tariffe non devono essere modulate in base alla provincia  ma in base alla sinistrosità. Un pessimo autista di Alessandria con molti incidenti sul groppone  paga meno di un assicurato indenne del reggino. Questo è iniquo e da la misura  dello scarto che separa l’Italia  penalizzando ancora una volta pesantemente il sud. L’Italia guarda all’Europa dove vuole e dove gli conviene. Ciò   perché – e anche questo  è argomento che l’articolista non tratta –  il modello europeo  (francese tedesco,  inglese e soprattutto svizzero) con la possibilità di assicurare più veicoli con una sola polizza  in Italia non attecchisce. Le compagnie assicurative sono diventate delle lobbies potentissime e la classe politica, artefice di riforme demenziali (dalla riforma Calderoli, alle più recenti in tema di processo telematico e di mediazione  antecausa, passando per la riforma del sistema assicurativo sono la conferma di come dentro i ministeri  vegeti un genìa malvagia di burocrati assolutamente distante dal contatto con la realtà e assolutamente privi di senso pratico. Per questo non si può assolutamente  restare in silenzio davanti ad argomentazioni che gettano ulteriore fango sui calabresi – che foss’anche truffaldini – è da un secolo e mezzo che sono sistematicamente defraudati di ogni prospettiva di crescita. La colpa- l’unica vera grande e insanabile colpa dei meridionali e dei calabresi  è l’ignavia.

Tartassati oltre ogni limite, vilipesi, derisi e ora anche derubati dalle lobbies delle assicurazioni, tacciono, soffrono in silenzio, camminano senza assicurazione ma non protestano. Questo,  quando – mai come  ora, avrebbe  giustificato una mobilitazione  civile,  forte, ferma, urbana e irremovibile per stringere alle corde tutti quei politici che indegnamente rappresentano la Calabria  e che – in ogni caso – hanno superato – entrando a far parte della Casta – il problema di come sbarcare il lunario e di come pagare l’assicurazione. Per non parlare della pensione. I ricchi mai hanno capito e mai capiranno le ambasce dei poveri. Figuriamoci  i politici attuali che  sono coloro che operano  ormai da anni per asservire il popolo italiano,  renderlo schiavo e succube delle multinazionali e  impoverirlo vessandolo in ogni modo. La riforma della giungla assicurativa deve divenire una priorità per ogni paese civile Ma l’Italia – nave senza nocchiero in gran tempesta – : parafrasando il Sommo Dante – è ancor donna di provincia o sol bordello?

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