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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 18 APRILE 2024

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Cari magistrati, ma di quale libertà si parla?

Cari magistrati, ma di quale libertà si parla?

La nostra scrittrice Mirella Maria Michienzi afferma che la magistratura è diventata un’oligarchia

Cari magistrati, ma di quale libertà si parla?

La nostra scrittrice Mirella Maria Michienzi afferma che la magistratura è diventata un’oligarchia

 

 

Gentile Direttore,

Ero adolescente, quando in un salotto sentii affermare ad un giudice che gli stipendi della magistratura dovevano essere alti per potere essere preservati da eventuali corruzioni.
Rimasi colpita e inorridita da quella frase ritenendola ingiusta e molto discutibile. Non so cosa abbiano pensato gli altri presenti, ma nessuno ebbe a ribattere… Come anche non ribatté l’allora quindicenne sottoscritta, che per sua fortuna capì che avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa.
Negli anni ho sempre pensato a quella frase che mi è divenuta sempre di più inqualificabile e inaccettabile.
Oggi in un’Italia piena di difficoltà, con disoccupati a iosa, con milioni di pensionati che percepiscono 600 euro al mese e di contro con un indecente numero di stipendi e pensioni d’oro, sento ancora portavoce dei magistrati protestare, perché si ritiene ingiusto che siano abbassati i loro stipendi da 300 mila a 200mila euro annui ! Ho velatamente avvertito ” la tesi ” che avevo udito da ragazza mentre a chiare note viene sottolineato che la magistratura è libera e indipendente. Certo che deve essere libera ma nella coscienza e nella morale. Libertà non vuole dire stabilirsi stipendi d’oro con un’auto-votazione! E’ bene che chi sostiene tale tesi approfondisca il concetto di libertà che non vuole per niente dire ” auto-licenza”…ma vuole dire, soprattutto,rispetto della dignità e della libertà altrui, della persona altrui, dell’eguaglianza, della giustizia e della democrazia che con questa discrepanza di compensi è ormai finita e si è tramutata in oligarchia.
Libertà non vuol dire potere fare quello che ci pare e piace ma vuol dire sapere autocontrollarsi senza cadere nella schiavitù dei vizi, come, per esempio, lo sono l’ ingordigia e la cupidigia. Chi meglio di un giudice deve sapere che la nostra libertà finisce lì dove inizia quella degli altri?!

N.B. Dico sempre ai sostenitori della suddetta “tesi” che gli stipendi che finora si sono auto-gestiti con prodigalità e sperpero sono usciti dalle tasche di noi italiani e non da una loro comune cassa da essi stessi finanziata. E’ libertà mettere le mani in tasca al prossimo? Eppure, a ben pensarci, non è un crimine, perché se li possono auto-votare. Torna,allora, imperioso il richiamo alla coscienza e il dito puntato all’attenzione del governo affinché elimini al più presto “certe licenze”.