San Ferdinando, piccolo centro del Reggino tristemente noto per la baraccopoli dei migranti, ha ospitato il 2° seminario informativo organizzato dall’Arsac per sensibilizzare il mondo agricolo sul contrasto “ai fenomeni del lavoro nero” alla luce delle novità introdotte con la legge 199 contro il caporalato. L’evento svoltosi nella sala consiliare ha bissato una analoga iniziativa svoltasi lo scorso anno a Corigliano, proprio a significare la volontà dell’Azienda regionale di essere capillare sul territorio ed essere là dove il mondo delle imprese e i sindacati dei lavoratori affrontano problematiche così determinanti, per fornire il supporto necessario.
I lavori, coordinati dal giornalista Agostino Pantano – che ha denunciato come in questo territorio siano presenti entrambi i deficit/prerequisiti del caporalato, ovvero condizioni abitative insufficienti e trasporti carenti -, questa volta si sono incentrati su un focus analitico – affidato a Franco Gaudio, in rappresentanza del Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) – e sul contributo offerto da Giuseppe Patania, direttore dell’Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria.
Dopo l’introduzione di Davide Colace, Rup dell’Arsac che ha illustrato lo stato del partenariato perseguito in questa materia dall’ente, Gaudio ha riferito i numeri di questa che è una vera e propria piaga.
“In agricoltura – ha detto – il lavoro irregolare vale 77milioni di euro in tutto il Paese, mentre i controlli dello scorso anno hanno fatto evidenziare come sarebbe del 50% la quota di lavoro irregolare”.
Sia il sindaco di San Ferdinando Andrea Tripodi che il collega di Rosarno, Giuseppe Idà, hanno richiamato gli sforzi fatti dalle istituzioni per assicurare una gestione diversa della tendopoli, volta a superare questo tipo di risposta emergenziale nel quadro di una politica agricola che si occupi anche di aiutare il comparto locale a uscire dalla crisi.
Concordi i sindacalisti Federica Pietramala (Cgil), che ha chiesto alla Regione di modificare la logistica attuale, smantellando gli accampamenti e sostituendoli con moduli abitativi temporanei; Michele Sapia (Cisl) che ha sollecitato la Regione a creare una vera “cabina di regia per il lavoro di qualità”; Antonio Merlino (Uil) che ha indicato nel bilateralismo la strada per uscire dalle crisi.
Angelo Politi di Confagricoltura ha criticato la rigidità della norma contro il caporalato, ricordando che la sua associazione ha da tempo un codice etico contro gli imprenditori che utilizzano il lavoro nero, e chiedendo un potenziamento dei centri per l’impiego.
Pietro Sirianni di Coldiretti ha chiesto risorse per gli Ispettorati ricordando che “la crisi è dovuta ai prezzi di rapina che si riscontrano nella filiera agroalimentare che impoveriscono i produttori e di conseguenza i lavoratori”.
Antonio Marrapodi, in rappresentanza dell’Associazione Liberi agricoltori, ha evidenziato i successi delle produzioni circolari che, evocando il “modello Riace”, riescono ad assicurare uno sviluppo rispettoso dell’etica. Il direttore Patania ha ricordato le caratteristiche della legge 199, sottolineando l’importanza di avere pene fino a 6 anni e le altre misure fino alla confisca, richiamando al dovere di collaborazione che il mondo imprenditoriale e i lavoratori hanno, fino a definire determinante un “inasprimento delle misure contro la sofisticazione giuridica, ovvero contro quelle aziende che apparentemente hanno le carte in regola e che in realtà somministrano lavoro in maniera illecita e sono intermediari opachi”.
Il dirigente Domenico Ferrara, in rappresentanza della Regione, ha ricordato le attività premiali connesse al Psr, riecheggiando quanto affermato nelle conclusione del seminario da Stefano Aiello – commissario straordinario dell’Arsac – che ha sottolineato l’importanza della sinergia istituzionale garantita dall’azienda che “ha dato vita ad un progetto mirato che si muove nell’ambito dei Protocolli nazionali sottoscritti dalla Regione”. Il forum promosso dall’Arsac, svoltosi nei giorni immediatamente successivi ai recenti fatti tragici della baraccopoli di San Ferdinando, è stato aperto da un minuto di raccoglimento – in memoria di Moussa Ba, il senegalese morto nell’ultimo rogo – e l’Arsac ha annunciato di aver devoluto alla Caritas diocesana, l’organizzazione che gestisce la tendopoli, rappresentata nel pubblico da Vincenzo Alampi, una somma che precedentemente era prevista per le spese di accoglienza al convegno.