Aumentano i casi di contagio del virus Zika in tutta l’America Latina, in particolare
in Brasile dove la situazione è preoccupante dato che è il paese che registra
il maggior numero di casi di persone contagiate dal virus Zika e le previsioni non
sono rassicuranti, almeno a breve termine. Anche se la relazione con la microcefalia,
per stessa ammissione dell’Oms, è del tutto ipotetica e da verificare, alcune
donne incinte stanno ricorrendo all’aborto clandestino anche prima o senza la conferma
se il feto ha microcefalia. Le informazioni sono state date da tre medici al quotidiano
Folha de San Paulo nell’edizione di domenica scorsa. Secondo questi professionisti
le gravidanze riguardavano donne tra la sesta e l’ottava settimana e sono state interrotte
utilizzando il farmaco MISOPROSTOL, meglio conosciuto come CITOTEC. Il medicinale
è ottenuto illegalmente sul mercato nero poiché il suo utilizzo è limitato esclusivamente
agli ospedali. Dal 1998 ne è vietata la vendita nelle farmacie. I profili di questi
pazienti sono donne sposate , con formazione di primo livello, in buone condizioni
finanziarie e che hanno programmato la gravidanza, ma disperate per la possibilità
che il bambino possa avere sviluppato la malformazione. Per ottenere un aborto in
cliniche private, i prezzi variano tra i 5000 e 15000 Real a seconda della struttura
e la fase della gravidanza. Intanto la preoccupazione cresce anche in Europa, evidenzia
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, dove sono stati
registrati in Gb, Italia e Spagna, primi casi di infezione da virus Zika in persone
che rientravano da viaggi nei Paesi colpiti. Oggi le autorità britanniche hanno
infatti sconsigliato alle donne in gravidanza di viaggiare nelle zone a rischio di
contatto con il virus, messo appunto in relazione con la successiva comparsa di gravi
patologie fetali quali la microcefalia. Anche gli Stati Uniti alzano il livello di
allerta e le autorità sanitarie hanno emesso nuove linee guida in base alle quali
i medici sono allertati ad eseguire il test per diagnosticare l’eventuale contagio
da Zika nei neonati le cui madri, durante la gravidanza, hanno viaggiato nei Paesi
dell’America Latina o dei Caraibi dove si registrano focolai del virus. I sintomi
del virus che è conosciuto da poco dopo la guerra, sono ridicoli, come quello di
qualsiasi altro degli innumerevoli virus presenti sul pianeta. Se non fosse stato
lanciato l’allarme nessuno se ne sarebbe accorto.