Uno studio canadese pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Psychiatry
avrebbe sfatato il mito secondo cui consumare marijuana servirebbe a rilassare mente
e corpo. Secondo la ricerca scientifica condotta da diversi istituti con sede a Montreal,
sulle proprietà della cannabis, fumare potrebbe addirittura influenzare negativamente
la personalità di un individuo. Ed anche ancor più della cocaina o dell’alcol.
Varie equipe di ricercatori del paese nordamericano hanno osservato il comportamento
di 1.136 individui tra uomini e donne, in cura presso le cliniche psichiatriche di
Pittsburgh, Missouri e Massachusetts, e monitorato i loro progressi nell’arco di
12 mesi dalle dimissioni. Secondo i risultai, i pazienti che facevano uso regolare
di marijuana erano circa 2.5 volte più propensi ad avere un atteggiamento violento
e aggressivo rispetto a coloro che invece non assumevano la sostanza psicoattiva.
Il team, capitanato dal dottor Jules R Dugre, parla di un elevato «rischio clinico
legato ad atti di violenza con gravi implicazioni sociali», ed incita il personale
medico a prestare una maggiore attenzione ai fumatori che ricevono un trattamento
per disturbi della salute mentale. Kathy Gyngell, del Centre for Policy Studies,
Regno Unito, ha accolto la ricerca e lancia un appello ai Governi. «Dove sono le
campagne pubbliche sanitarie sui rischi della cannabis? Se i ministri avessero un
po’ di buon senso saprebbero che non possiamo permetterci di far fronte a questa
crisi in ambito sanitario e della sicurezza pubblica», ha dichiarato la Gyngell.
«Queste ricerche devono convincere il Governo a rivisitare la loro politica sanitaria
al fine di offrire una maggiore protezione della popolazione dagli individui potenzialmente
violenti». Ovviamente, si tratta di uno studio basato su dati parziali, rileva Giovanni
D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che tuttavia pone alcuni
interrogativi sulla necessità di approfondire anche nel Nostro Paese le conseguenze
comportamentali del consumo basate su dati oggettivi anche per dare ulteriori contributi
scientifici al dibattito sulla legalizzazione.