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Avvocato ricatta un anziano di 92 anni che ha subito 3 ictus

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Pretende un milione di euro e non presenta il ricorso in Cassazione. E’ quanto accade in Molise

Avvocato ricatta un anziano di 92 anni che ha subito 3 ictus

Pretende un milione di euro e non presenta il ricorso in Cassazione. E’ quanto accade in Molise

 

 

“Se domattina non venite a firmare che mi darete il 10 per cento della somma finale non presento il ricorso”. Telefonata da incubo per un imprenditore molisano di 92 anni, noto alle cronache per l’inusuale protesta che l’ha visto incatenato per un anno davanti al Consiglio Regionale del Molise, ricattato dal proprio avvocato. Una storia che ha dell’inverosimile, raccontata dal diretto interessato, ormai alla disperazione. Antonio Cappussi ha dalla sua un Decreto Ingiuntivo che intima alla Regione Molise di pagare 8 milioni di euro per le strade da questi realizzate. Ne aveva un altro di decreto ingiuntivo, in virtù del quale aveva pignorato la sede della Regione di via del Pozzetto a Roma, proprio di fronte alla Camera dei Deputati (Palazzo Marini).
“Una sentenza schizofrenica della Corte d’Appello – spiega il Cappussi, classe 1922 – mi ha delegittimato, nonostante una Delibera della Giunta Regionale che, all’unanimità, riconosceva il “diritto” di”Antonio Cappussi e delle Ditte a lui collegate”, nonostante una Procura Generale che mi legittima ad agire per conto di mia moglie e gli altri documenti (atti, verbali, dichiarazioni ecc…) che mi riconoscono la facoltà di agire a nome di tutte le ditte della famiglia (perché di questo si tratta, ditte di famiglia, dei miei figli, di mia moglie!) Nessuno mi hai mai chiesto di dimostrare tali legittimazioni. Un annebbiamento temporaneo della vista e delle facoltà mentali ha consentito l’emissione di una sentenza ingiusta, nella quale oltretutto si rileva un errore madornale, mi si riconoscevano alcune strade, ma non mi venivano liquidate (e aggiungo schizofrenica rispetto alle precedenti sentenze della stessa Corte, che avevano sempre rigettato i ricorsi della Regione e le richieste di sospensiva)”.

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Prosegue così il racconto di Antonio Cappussi.

“Il giorno prima della scadenza dei termini per la presentazione del Ricorso in Cassazione, che avrebbe riconosciuto senza ombra di dubbio la schizofrenia di quella sentenza che metteva in dubbio il mio Diritto e in aggiunta non mi liquidava quelle strade che – bontà sua – la Corte d’Appello mi aveva riconosciute – il mio avvocato veniva preso anche lui da un annebbiamento della …coscienza. In una telefonata da film dell’orrore, l’avvocato ci ha ricattati pretendendo la firma di un accordo leonino secondo il quale avrebbe intascato il 10 per cento della somma finale che avrei ottenuto, altrimenti non avrebbe presentato il ricorso. Non abbiamo ceduto al vile ricatto, per il quale l’avvocato in questione avrebbe intascato quasi un milione di euro, e questi non ha effettuato l’ISCRIZIONE A RUOLO. Mi spiego meglio. Io ho presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello, la Regione ha presentato il controricorso, ma il tutto sembra caduto perché non c’è stata l’iscrizione a ruolo. L’altro giorno la conferma, che ci è caduta addosso come un macigno, perché mai avrei potuto pensare che la delinquenza di un professionista arrivasse a tanto, che un avvocato assetato di danaro, e forse in accordo con qualcuno, mi facesse perdere un ricorso in Cassazione già vinto per l’evidenza dei fatti!”

“Schizofrenia su schizofrenia, abusi contro un povero vecchio, – aggiunge l’imprenditore – contro chi cerca Giustizia in una Sistema Giuridico di carte e …”di carta”. Sì, perché è un sistema malato quello che permette che tali abusi possano perpetrarsi, perché non c’è un rapporto tra pari, ma un rapporto squilibrato, in cui un uomo di 92 anni è soggetto ad avvocati disonesti, a giudici poco attenti, a cavilli giuridici che possono invalidare chilometri e chilometri di strade che esistono, sono percorse dalla gente, sono state costruite con il gusto e il piacere di fare, con la responsabilità di chi ha vissuto una vita tenendo sempre presenti i Valori di riferimento, con il buon senso di una lunghissima esperienza. E’ grazie a questi tre ingredienti se quelle strade sono ancora attive, percorribili e utili alla gente: ma tutto questo non conta nulla, contano le carte, contano i cavilli…
E così si è succubi di un avvocato disonesto allettato da facili guadagni, perché un uomo, un cittadino onesto che ha combattuto la guerra per questa Italia malata, non ha accesso al gratuito patrocinio perché possiede beni immobili, tutti pignorati, e dai quali non può ricavare nemmeno un centesimo.
Non è Giustizia, quella che non consente ad un povero vecchio di difendersi e lo pone alla mercé di avventurieri alla ricerca di facili guadagni, avvocati e mercenari.
Mi resta, fortunatamente, il secondo Decreto Ingiuntivo a nome di tutte le Ditte che fanno capo alla Famiglia Cappussi. I tempi della Giustizia sono lunghi. E’ una corsa contro il tempo, a 92 anni”.

“E’ una battaglia di Giustizia, – torna alla carica il combattivo 92enne – perché non posso andarmene senza prima aver ricomprato la Dignità che mi è stata rubata, sapendo di lasciare i miei figli in un mare di guai, di debiti, di istanze di pagamento, vendite immobiliari, fallimenti. Sapete chi sono i creditori? Le banche che mi hanno anticipato i soldi per pagare gli operai e i materiali, le ditte che hanno fornito sabbia, pietrisco, bitume, ricambi e carburanti per i mezzi meccanici che hanno lavorato per costruire quelle strade che la Regione non vuole più pagare, dopo essersi impegnata con una Delibera, approvata all’unanimità dalla Giunta Regionale e dopo un impegno formale dei confronti di un intero Consiglio Regionale, organo democratico supremo, che aveva approvato, all’unanimità, un Ordine del Giorno, che impegnava l’Esecutivo a risolvere la questione. Ma tutto questo non conta, non contano le strade che ci sono e che percorriamo: contano i cavilli”.

“La Corte d’Appello – conclude il Cappussi – ha emesso un errore madornale, è lampante, ma a chi lo dico? Come posso far valere le mie ragioni? Possibile che un giudice sbaglia e non si può fare nulla per invalidare una sentenza sbagliata? I giudici sono davvero intoccabili? Non si possono nemmeno ravvedere spontaneamente, per coscienza se non altro?
Possibile che non ci sia una via d’uscita? Beh, io non mi arrendo, non mi suicido, come fanno tanti, troppi imprenditori di questi tempi, perché c’ero io sotto il sole d’estate, al gelo d’inverno, con i miei operai, a scavare, rullare, costruire quelle strade che a distanza di tanti anni sono ancora utili alla collettività.
Io non mi arrendo e continuo la mia battaglia, e chiedo aiuto ai giornalisti che mi sono sempre stati vicini, agli operatori dell’informazione, alle televisioni, ai programmi di approfondimento e di denuncia. Ma vi prego, fate presto!