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Auguri di Buon Anno…con un solo mazzo di carte sfidando l’avidità del tempo

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Eccoci qua, come ogni anno che passa e come ogni storia che va via, quella fatta degli appuntamenti mancati, dei rimpianti e degli amori perduti, che non vuol dire propriamente una donna, ma dei momenti di vita, degli istanti lasciati andare via con indifferenza perché essa stessa “uccide” anime e buoni propositi senza pietà. Un anno fatto di discriminazioni sociali dove c’è chi si sazia con la pancia piena e chi resta con le mani nel sacco svuotato dalle illusioni e dal facile raggiro di un sogno che non si avvererà mai, divorato dalla fame e privato di dignità.
Cosa resterà di quest’anno che volge al termine e chi chiuderà la porta per farci entrare nel nuovo anno, quel 2020, non lo sappiamo. Quello che già è certezza è che inizia con una serie di rotture di coglioni colme di facili ipocrisie, di giocatori con tanti mazzi carte e sempre con lo stesso colore, quello a denari, delle tante facce che poi alla fine non sono altre che “carte di spade” sbiadite e arrugginite in avanzato stato di corrosione. Ci sarà l’ennesimo appuntamento elettorale, quello delle elezioni regionali il 26 gennaio che sta quasi per arrivare, il tempo di qualche stretta di mano, di un passaggio nella fonte della verginità e della memoria sotterrata dall’indifferenza di un paese smemorato. Saranno le elezioni regionali di chi ha giocato a perdere, come il candidato del centrosinistra, che della sua coalizione ne ha fatto “mattanza”, erigendosi come un giudice a tutti gli effetti, elargendo condanne e liste di proscrizione, coadiuvato da un Partito Democratico che parla di rinnovamento, ma è solo un sepolcro imbiancato all’ombra dei cipressi. Di un Mario Oliverio che ha fatto un passo indietro e ci lascia una Regione smarrita e svuotata di ogni passione, ma che nel suo passo indietro non è nemmeno riuscito a salvare i suoi uomini i quali hanno subito l’onta del pregiudizio, uno “Schettino” in salsa calabra. Ma lui non è sceso, cazzo, è rimasto a San Giovanni in Fiore, cazzo. Mentre altrove si consumava la mattanza delle teste tagliate…tonni in scatoletta. Ha pagato lo scotto di essere sempre stato un uomo solo al comando in questi cinque anni, e non va bene. E poi c’è quel centrodestra, un calderone di personaggi uniti spietatamente (solo) per vincere, non si è badato al colore né alla propria storia, si è passati da uno schieramento all’altro come fossero dei giocolieri con birilli, solo “spazi operativi” da occupare. Ne hanno dato il triste annuncio della loro dipartita, il pudore e la vergogna. Gente che avevi lasciato gioire per una bandiera e di colpo la ritrovi a gioire in un’altra. Sorrisi elargiti come vuoti a perdere. E insieme a loro ci saranno gli accoliti, altri giocatori di carte che si impegneranno a gara di lingua su chi lecca meglio e ce l’ha più lunga per un posto di portaborse o collaboratore. Parassiti istituzionali e mangiafranchi pagnottisti tra pigliainculo di sciasciana memoria.
Diffidate cari amici perché tra i mazzi di carte con i quali faranno il loro gioco per un voto sarà solo per essere confermati come “accoliti parassiti” nei fari uffici regionali e solo per mera convenienza (e di “collettori di voti”) da apparenza tipica degli “adulatori”. Diffidate da chi mischia le regionali con le comunali, dove tra qualche mese saremo chiamati a votare. Oggi però c’è un commissario che sta reggendo le sorti amministrative e solo lui prende le decisioni. Non cadete nella rete come tanti Pinocchio con il gatto e la volpe di turno. Votate senza essere influenzati e andate ad istinto, e soprattutto vagliate bene i pulpiti che verranno a chiedervi il voto, analizzate le storie personali perché i paesi piccoli hanno quei vantaggi di conoscerci tutti e anche voi ce la potete fare.
Jole Santelli vincerà e lo farà in maniera facile come non mai, aiutata anche (e soprattutto) dai suoi avversari in maniera decisiva. Anche se dovranno fare i conti con quella maggioranza che sarà sempre detenuta dall’astensionismo. Nel 2014 non sono andati a votare quasi il sessanta per centro dei calabresi, e pensate che stavolta avranno ritrovato la fiducia? Cos’è cambiato specie dopo quell’operazione di Gratteri che ha smantellato un’élite politica, mafiosa e massonica? Nulla! Una minoranza di calabresi deciderà a chi consegnare il potere e poi, telefonini spenti per i prossimi cinque anni, a meno che…beh vedremo!
Come nella “ballata degli impiccati”, “Coltiviamo per tutti un rancore che ha l’odore del sangue rappreso ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso”, ecco cosa siamo.
E poi, c’è il nostro paesello, quello che fu un paese nevralgico della Piana, una Taurianova colpita da anni di malagestione, fino ad arrivare ai giorni nostri che per un pennacchio il nemico non cadde sul campo ma per un “cesaricidio”.
E dopo il “delitto” spariti come nebbia al sole, dove nemmeno una seduta spiritica è riuscita a scovarli. E tutto in attesa di altri tromboni della politica (arrugginiti tra piagnistei di coccodrilli), pronti a riproporsi per quella “maledetta” fascia che dovrà essere indossata con onore e gloria e non per parvenza di accensione per un “u’mbitu”. Un pennacchio da pavone e non un simbolo istituzionale per servire il popolo.
Già si vedono i primi “legionari”, alcuni somigliano a quelli di Umberto Eco nei social, altri ai tanti Conte Attilio di manzoniana memoria. Il nulla tra tanti Don Abbondio e pochi Don Rodrigo, nella speranza dell’unione di Renzo e Lucia, consiglio ai cittadini taurianovesi siccome il 2020 sarà l’anno del rinnovo, in virtù dei nuovi nomi che circolano in paese, aprire i sarcofaghi della memoria non sarebbe male. E magari dico, magari rileggere alcune “relazioni” per poi farsi solo un’idea dei pulpiti e dell’elargita morale. Anche per capire gli attori protagonisti e non, di chi affetto da gestazione rancorosa da sindaco fino ad arrivare ai “volontari del Congo” per missioni da sindacatura nata nelle sedute spiritiche o per eredità dalle sacre scritture apocrife del vangelo secondo la capra da latte.
A prescindere ci sarà sempre un centro di salute mentale in città che funziona benissimo, composto da bravi professionisti che potranno essere sempre d’aiuto.
Quindi dico grazie, alle tante (tantissime) migliaia di persone che leggono questa rubrica di un “giornalino locale” che ahimè dovrete ancora sopportare a lungo. Per l’occasione consiglio che tale sopportazione sia accompagnata da una buona scorta di Maalox, sarebbe cosa buona e giusta. Grazie anche a chi non è d’accordo con me quando scrivo ciò che non piace e di nuovo grazie agli stessi quando elogiano se scrivo ciò che piace. Il gioco delle tre bandiere in mezzo alle perpetue condizioni delle tre scimmiette. Oramai il come dado anche il callo è tratto.
E auguro, sia a chi ci vuole bene come anche a chi non ce ne vuole, quello che nel Sogno di Maria veniva detto, «Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese: “Conosci l’estate?” io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento».
Buon 2020 e…a domani!