Accordo fatto tra partiti sulle Authority, ancora incertezza sulla Rai
Al via voto al Senato su Agcom e privacy
Accordo fatto tra partiti sulle Authority, ancora incertezza sulla Rai
(ANSA) ROMA – Sono iniziate nell’aula del Senato le votazioni per l’elezione di due componenti del Garante per la privacy e di due componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. E’ in corso la chiama nominale dei senatori, ma il seggio resterà aperto per tutta la mattina, anche quando l’Aula inizierà l’esame del decreto sulla spending review. A fine mattinata saranno resi noti i risultati.
PARLAMENTARI RADICALI NON PARTECIPANO AL VOTO – I parlamentari Radicali non parteciperanno al voto sulle authority perchè “sarà la certificazione di accordi presi fuori dalle Camere dalle oligarchie dei partiti”. Lo annunciano Rita Bernardini, Emma Bonino, Maria Antonietta Farina Coscioni, Donatella Poretti, Elisabetta Zamparutti, Marco Beltrandi, Matteo Mecacci, Marco Perduca e Maurizio Turco. La non partecipazione al voto è, affermano, “l’unica risposta adeguata ad un procedimento di selezione antimeritocratico e oligarchico”.
“Da anni e anche recentemente in vista delle votazioni di oggi – affermano in una nota congiunta – i Radicali propongono che per ogni carica elettiva parlamentare l’apertura del seggio elettorale sia preceduta da una approfondita e pubblica attività istruttoria svolta nelle Commissioni competenti. Procedura che preveda quindi una fase di presentazione pubblica delle candidature, dei curricula dei candidati, e una successiva di audizione delle candidature. A questo proposito sia alla Camera che al Senato abbiamo presentato proposte di modifica regolamentare per rendere permanente questa modifica strutturale dell’attività parlamentare regolamentandone ogni passaggio rendendo non reversibile tale processo per quanto riguarda tutti gli organi di Garanzia, dalla Consulta, al CSM, alle varie Autorità. Una modifica di tale procedura per legge e regolamenti, è a nostro avviso doverosa per il rispetto dovuto alla pubblica opinione, e all’elettorato che i parlamentari dovrebbero rappresentare”. “Avevamo preso atto – aggiungono i parlamentari radicali .-ò della positiva decisione dei Presidenti delle Camere Fini e Schifani di rinviare la votazione già prevista per aprire alla presentazione dei curricula, i tempi stretti non hanno consentito un reale studio dei documenti né tantomeno la possibilità di potersi confrontare coi candidati. Per questo motivo oggi non parteciperemo a un voto che, come in tutte le occasioni precedenti, sarà la certificazione dei accordi presi fuori dalle Camere dalle oligarchie dei partiti”. “Tuttavia anche per il fatto che nessuna audizione di una selezione dei candidati è stata effettuata, per il fatto che sono stati messi a disposizione con estremo ritardo i curricula (anzi, mentre scriviamo questo comunicato sono disponibili solo in versione cartacea per la Camera a meno di 24 ore dal voto), per il fatto che in queste condizioni candidature ‘altre’ di alto profilo, pure emerse, non hanno possibilità di ottenere un numero significativo di voti, per il fatto che dobbiamo ribadire la necessità di una svolta nel metodo, annunciamo la nostra non partecipazione al voto, come unica risposta adeguata ad un procedimento di selezione antimeritocratico e oligarchico”, concludono.
GIOCHI FATTI PER AUTHORITY, INCERTEZZA SU ASSEMBLEA RAI – Giochi fatti per le Authority mentre regna ancora la totale incertezza sulla Rai. Oggi le Camere vanno al voto per eleggere i nuovi componenti dell’Agcom – ‘dimagrita’ da 8 a 4 commissari con il decreto ‘Salva Italia’ – e della Privacy in base all’accordo raggiunto tra i partiti. Nonostante i 90 curricula giunti al presidente della Camera Fini, che anche ieri ha ribadito la necessità di “una modifica della legge che stabilisca requisiti e modalità delle candidature all’Agcom”, e nonostante la spinta della società civile e della rete per la trasparenza, i nomi sono quelli definiti dai gruppi parlamentari. Sempre oggi alle 12.30 è fissato l’appuntamento con l’assemblea dei soci Rai – che sarà accolta a Viale Mazzini dal presidio dei sindacati dei lavoratori – ma sulle mosse del governo sul futuro della tv pubblica regna ancora l’incertezza. E’ probabile che oggi si vada ad un nulla di fatto: sicuramente non ci sarà la nomina dei due componenti del Cda che spettano al Tesoro, ovvero i due consiglieri uno dei quali viene indicato come presidente. Quindi in mancanza di nomine la scelta degli azionisti (Tesoro oltre 99%, il resto Siae), potrebbe puntare sul semplice slittamento dei tempi. Non è ancora escluso del tutto però che l’assemblea chieda al Cda attualmente in carica una modifica allo Statuto aziendale nel segno di maggiori poteri per il futuro presidente. Cosa che significherebbe una proroga di fatto dell’attuale cda almeno fino a dopo l’estate. Un consiglio comunque progressivamente ridotto, visto che ha già perso Nino Rizzo Nervo che si è dimesso e oggi con le nomine alle Autorità perderà anche Giovanna Bianchi Clerici destinata alla Privacy. Per la nuova Agcom – che ha in mano partite delicate come l’asta delle frequenze tv e la regolamentazione della nuova rete in fibra ottica – il Pdl l’ha spuntata per due poltrone e voterà Antonio Martusciello (confermato dall’attuale vertice) e Antonio Preto, capo di gabinetto di Antonio Tajani. Il Pd – dopo un’infuocata assemblea dei parlamentari, in cui sarebbero emersi forti maldipancia – sosterrà Maurizio Decina e farà convergere i suoi voti (con la modifica della legge ciascun parlamentare può esprimere una sola preferenza) anche sul candidato del Terzo Polo, il vice segretario della Camera Francesco Posteraro. Una scelta – quella di rinunciare al secondo membro, carica per la quale era in corsa Antonio Sassano – che sarebbe stata blindata dall’accordo tra il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il leader Udc Pier Ferdinando Casini, ma contestata in assemblea. Tra gli interventi più critici, quelli di Giuseppe Fioroni, Ignazio Marino e Paolo Gentiloni, che avrebbe puntato il dito, in particolare, contro la scelta di abdicare al diritto-dovere di indicare due tecnici di alto profilo, anche per evitare il rischio che il centrosinistra si trovi in minoranza nel Consiglio Agcom, come già accaduto in passato. Per la presidenza – casella che spetta direttamente al presidente del Consiglio – il nome che circola con più insistenza è ancora quello di Angelo Marcello Cardani. Sul fronte dell’Autorità garante per la privacy, i voti del Pdl convergeranno su Augusta Iannini e Giovanna Bianchi Clerici, attuale consigliere Rai, indicata dalla Lega Nord; il Pd appoggerà invece Licia Califano e Antonello Soro, destinato alla presidenza. La “spartizione lottizzatoria” non va giù ad Antonio Di Pietro, che annuncia che l’Idv uscirà dall’Aula al momento del voto. Altrettanto faranno i radicali. Molto duro il giudizio della Federazione della stampa: “E’ impressionante la sordità di istituzioni e partiti alle richieste di trasparenza dell’opinione pubblica”, accusa il presidente Roberto Natale, che torna a chiedere il rinvio del voto, insieme con le associazioni che in queste settimane si sono battute per la trasparenza delle nomine e le audizioni dei candidati, come Open Media Coalition e Agorà Digitale. La protesta rimbalza anche in rete: oltre a Di Pietro, twittano la loro indignazione, tra gli altri Luca Sofri, Giulia Innocenzi, Nichi Vendola, Riccardo Luna. E c’é chi è convinto che con le scelte di oggi i partiti abbiano fatto “un altro piacere a Grillo”.