Ex suora calabrese racconta in un libro le ferite degli abusi sessuali subiti da un sacerdote di Polistena. La condanna del Vescovo Alberti
Mag 23, 2025 - redazione
Esordisce in libreria “Mi svelo”, un libro in cui Siria Scarfò, ex suora calabrese, dopo anni di silenzio, ha deciso di raccontare la sua storia di sofferenza e rinascita. Nato da un profondo bisogno di dare voce al proprio vissuto in un volume dove affronta temi terribilmente dolorosi come gli abusi sessuali e anche quelli psicologici che la stessa ha subito durante l’infanzia e la giovinezza, la solitudine della depressione e la scoperta della propria identità sessuale in un contesto religioso che ha spesso ostacolato l’autenticità e l’amore. Una narrazione di riscatto, il racconto di un cammino intriso di dolore, ma anche di forza e speranza, un invito a non arrendersi e a credere nella possibilità di un futuro migliore.
Oggi Siria è una fotografa e videomaker e vive a Lamezia Terme ed ha scelto di donare i proventi del libro in beneficenza, come segno di speranza e solidarietà verso chi vive situazioni simili alla sua.
La nota della Diocesi Oppido-Palmi a firma del Vescovo Giuseppe Alberti
In queste settimane, attraverso alcune testate giornalistiche, sono emerse notizie riguardanti presunti abusi compiuti in passato da un sacerdote operante nella nostra Diocesi. Si tratterebbe di fatti risalenti a molti anni fa, che – se confermati – suscitano in tutti noi profondo turbamento e rinnovata responsabilità.
A tale proposito il Vescovo della diocesi di Oppido M. – Palmi, mons. Giuseppe Alberti, ha voluto esprimere il dolore dell’intera comunità ecclesiale e la ferma condanna di ogni forma di violenza: «Fatti che, se verranno accertati come veri, ci sconvolgono e che condanniamo senza timore alcuno».
Con spirito di giustizia e verità, la Diocesi auspica che gli eventuali responsabili vengano chiamati a rispondere attraverso i percorsi previsti dalla legge e che, anche a distanza di tempo, sia possibile far emergere ogni elemento utile a ricostruire quanto accaduto. Il Vescovo Giuseppe Alberti ha sottolineato: «E, mentre ci auguriamo che su quei fatti venga fatta denuncia alle forze dell’ordine perché accertino la verità, nonostante il tempo trascorso, il nostro pensiero non può non andare a coloro che quelle violenze avrebbero subito e che hanno cambiato la loro esistenza».
La Chiesa Diocesana vive queste situazioni come una profonda ferita, che interpella la coscienza e la responsabilità di tutti, e che ci richiama a un rinnovato impegno per la trasparenza e la tutela dei più fragili. «Fatti che, come Chiesa Diocesana, ci addolorano e ci inducono alla preghiera profonda e misericordiosa nella vicinanza alle vittime con la speranza che fatti del genere non accadano mai più. Come Chiesa viviamo queste denunce come una ferita aperta che ci inducono ad andare fino in fondo anche attraverso verifiche interne, che verranno effettuate con la massima severità perché vogliamo che la Chiesa sia un luogo sicuro, soprattutto per i bambini, i giovani e le persone vulnerabili».
Nel tempo, la Diocesi ha avviato un percorso serio e convinto di formazione, prevenzione e vigilanza, in sintonia con le linee guida della Conferenza Episcopale Italiana, per costruire ambienti sempre più sicuri e rispettosi della dignità di ogni persona.
«La nostra Diocesi ha già cominciato a investire sulla Tutela dei Minori e le persone vulnerabili, avviando con convinzione un’attività formativa, di prevenzione e di vigilanza, nella consapevolezza che l’efficacia delle linee guida avviate dalla Cei passa inevitabilmente attraverso un lavoro capillare di accompagnamento di chi ha responsabilità educative all’interno dei nostri gruppi e comunità cristiane».
Il Vescovo ha infine espresso un desiderio condiviso da tutta la comunità: «L’auspicio è che cresca sempre di più nei nostri ambienti ecclesiali una cultura del rispetto e della salvaguardia dell’infanzia e del variegato mondo della vulnerabilità».
La Diocesi, nel rispetto delle persone coinvolte e delle competenze delle autorità civili, conferma la propria disponibilità alla collaborazione e rinnova l’impegno a custodire la fiducia che le comunità cristiane pongono nella Chiesa e nei suoi ministri.
(GiLar)