Discarica di Scala Coeli, Rdt Nisticò: “Il Dipartimento regionale dia delle risposte”

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“La classe politica regionale sembra scaricare sugli uffici ogni responsabilità”

Discarica di Scala Coeli, Rdt Nisticò: “Il Dipartimento regionale dia delle risposte”

“La classe politica regionale sembra scaricare sugli uffici ogni responsabilità”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Crediamo sia giunto il momento di dare a chi ricopre incarichi dirigenziali all’interno della Regione Calabria, più volte chiamato in causa
nella vicenda di Scala Coeli, la possibilità di fornire delle risposte e di rendicontare ai cittadini per il proprio operato, dal momento che
la classe politica regionale sembra scaricare sugli uffici ogni responsabilità e che le scelte effettuate hanno conseguenze tanto importanti
sull’economia e sulla salute dei territori.
Abbiamo più volte sottolineato pubblicamente quelle che sembrano stranezze nell’iter autorizzativo della discarica di Scala Coeli.
Le ribadiamo brevemente chiedendo delle risposte ai responsabili di questo procedimento, a partire dall’Ing. Bruno Gualtieri, dirigente
del Dipartimento Politiche per l’Ambiente della Regione Calabria, ovvero il dipartimento che rilascia tutte le autorizzazioni per
discariche ed impianti, e chiamando in causa anche l’arch. Orsola Reillo, che ha firmato varie note autorizzative relative alla discarica,
nonchè l’ing. Antonio Augruso, attuale responsabile del Piano Regionale dei Rifiuti.
Ci piacerebbe sapere perché il dipartimento continua ad ignorare le coltivazioni biologiche nell’area intorno la discarica e sembra voler
cancellare con un tratto di penna le coltivazioni DOP che sono indiscutibilmente presenti nella zona.
Ci piacerebbe sapere perché, di concerto con l’Arpacal, si permette che una discarica venga progettata in maniera diversa dal progetto,
cambiando particelle, bacino idrografico, pendenza, fino al punto di non potere verificare che il volume reale della discarica sia
effettivamente quello autorizzato, come confermato dai documenti dello stesso dipartimento, senza alcun intervento se non di parziale
sanatoria.
Ci piacerebbe sapere perché, di concerto con altri dipartimenti regionali, una volta appreso (anche grazie alla denuncia dei comitati) che
la discarica insiste su un’area priva delle corrette autorizzazioni idrogeologiche, in una zona ad alto rischio, si procede in sanatoria, per
quanto a nostra conoscenza, senza alcuna verifica ulteriore e necessaria, il che significa cancellare con un tratto di penna il
rischio idrogeologico.
Ci piacerebbe sapere perché si è ritenuto regolare l’utilizzo dei torrenti che passano intorno e attraverso la discarica, seppure il necessario
iter di sdemanializzazione è stato avviato colpevolmente in ritardo ed era, al momento del parere positivo, ancora in itinere.
Ci piacerebbe sapere perchè, insieme ad altri enti, si continua a glissare sul problema della strada di accesso, che secondo prescrizioni
AIA deve essere percorribile in sicurezza in tutti i periodi dell’anno senza se e senza ma, e che non è affatto percorribile, come accertato
dalle stesse istituzioni locali e da qualsiasi essere dotato di intelletto transitato da quelle parti, e su cui non sono stati autorizzati lavori da
parte degli enti competenti.
Ci piacerebbe sapere perché autorevoli organi regionali continuano ad ignorare che quello è un luogo di interesse rilevante da un punto
di vista economico, ma anche naturalistico e archeologico, esattamente come fu ignorato per le discariche di Bucita, a Rossano, laddove
insistevano siti archeologici dell’età del ferro e laddove la Regione ha permesso l’insediamento di due discariche ed un impianto
regionale; laddove una delle discariche è sotto sequestro per disastro ambientale; laddove l’impianto è una truffa nei confronti dei
calabresi perché, come abbiamo più volte denunciato, non produce materiale a norma; laddove i cittadini attendono bonifiche urgenti ed
improrogabili.
Visto che tutto questo è di competenza del vostro autorevole dipartimento, ci aspettiamo delle risposte esaurienti.
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”