Bersaglieri a scuola? No grazie. Ma gender e ANPI sì: la contraddizione educativa italiana
Giu 02, 2025 - redazione
Bersaglieri a scuola? No grazie. Ma gender e ANPI sì: la contraddizione educativa italiana
Di Caudio Maria Ciacci
In un’Italia sempre più disorientata nella definizione dei propri valori fondanti, fa discutere la recente polemica che ha coinvolto l’ingresso dei Bersaglieri in una scuola italiana. Una proposta che avrebbe dovuto rappresentare un’occasione di incontro con chi incarna valori come il senso del dovere, l’amore per la patria e la solidarietà internazionale, è stata invece accolta con freddezza – se non con ostilità – da una parte del corpo docente. Alcuni insegnanti si sono opposti fermamente, ritenendo che tali iniziative veicolino una narrazione patriottica non più attuale.
Ma la contraddizione è palese: le stesse scuole che si oppongono a figure come i Bersaglieri o ad altri corpi militari che svolgono missioni di pace in teatri di guerra, accolgono con entusiasmo lezioni sul gender fin dalle scuole primarie. I promotori LGBT trovano ampio spazio nei programmi scolastici, così come l’ANPI – che dovrebbe rappresentare la memoria della Resistenza ma finisce spesso per esprimere posizioni fortemente ideologizzate. Un esempio? A Luino, la dirigente ANPI De Tomasi si è lasciata andare a un’aggressiva invettiva verbale che ha riportato l’atmosfera agli anni Settanta, lontana da qualsiasi spirito democratico e pluralista.
Emblematico quanto accaduto in un liceo di Catanzaro, istituto che dovrebbe preparare la futura classe dirigente del Paese. Uno studente indossava una felpa della Brigata Paracadutisti Folgore, simbolo delle forze armate italiane. Un capo d’abbigliamento che in qualunque contesto militare o civile rappresenta un tributo al servizio e alla dedizione. Eppure, è bastato questo per scatenare un acceso dibattito, fino a coinvolgere il consiglio dei professori, dove la felpa è stata associata a “simboli nazifascisti”. Anche il dirigente scolastico ha sposato questa interpretazione, alimentando un clima di sospetto e censura.
Siamo dunque arrivati al paradosso: in un’Italia che fatica a riconoscersi nei propri simboli e nelle proprie istituzioni, chi incarna valori di servizio, sacrificio e pace viene messo all’angolo, mentre si lascia ampio spazio a ideologie divisive o a retoriche ideologiche travestite da progresso.
Una scuola che rinuncia al rispetto per la propria storia, per le forze armate e per l’identità nazionale non educa cittadini, ma individui smarriti. Serve una riflessione seria: non si può costruire il futuro senza radici salde nel passato e senza rispetto per chi, come i Bersaglieri, porta ogni giorno la bandiera italiana nel mondo con dignità e umanità.