“Apprendiamo con sollievo che alcune delle decisioni del Commissario per il Piano di rientro, fortemente penalizzanti per la struttura sanitaria pubblica di Crotone, in particolare per ciò che concerne i 10 posti letto per la nefrologia, il servizio di microcitemia, l’annullamento del declassamento dell’unità operativa di anatomia patologica, sono state opportunamente riviste. Ma tutto ciò non basta – sostiene la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco – per alzare il livello della qualità della conduzione della sanità pubblica a Crotone, che non può più rinchiudersi nella gestione dei bisogni di pochi o di alcuni ma, al contrario, deve impegnarsi per guardare a tutte le criticità più volte segnalate, lavorando in vista del raggiungimento della qualificazione delle prestazioni sanitarie di cui i cittadini hanno bisogno e per migliorare l’offerta sanitaria complessiva che deve essere corrispondente alla domanda che viene dal territorio”. Aggiunge Flora Sculco: “E’ purtroppo evidente che si sta procedendo senza la piena consapevolezza delle complesse questioni della sanità pubblica crotonese e del ruolo importante di questa nostra città che induce a errori, omissioni e ad iniziative affrettate e sbagliate. E’ evidente – spiega Flora Sculco – che si è di fronte a scelte approssimative e miopi, come giustamente denunciano anche i sindacati, che impongono una riflessione seria e puntuale. Tuttavia non mancheranno la vigilanza e le necessarie sollecitazioni a fare e fare bene, né da parte della sottoscritta né da parte della Conferenza dei sindaci e neppure del Consiglio regionale che chiederà, nella seduta del 24 marzo, un passo indietro della Struttura commissariale rispetto alle prerogative costituzionali della Regione in questo delicato settore. Nella sanità crotonese e calabrese c’è tanto da fare, perché – conclude la consigliera regionale – si avverte una confusione grave e generalizzata, ma ciò che non può più mancare è la visione globale delle questioni senza la quale si rischia di commettere errori e sottovalutazioni che, com’è accaduto, vanificano il diritto alla salute”.