Ad Arasì, anche il vento pareva conoscere le parole dell’Ave Maria

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Ad Arasì, anche il vento pareva conoscere le parole dell’Ave Maria. E ora che le campane sono tornate
al loro silenzio quotidiano e le strade si sono svuotate dai cortei, resta un profumo dolce nell’aria: è
quello della fede vissuta, condivisa, incarnata. I festeggiamenti in onore di Maria SS. Assunta si sono
conclusi, ma la loro eco risuona ancora tra le mura della Chiesa Madre e nei cuori di chi vi ha
partecipato.
Dal 9 al 16 agosto, il borgo ha vissuto giornate sospese tra cielo e terra, intrecciando devozione e
tradizione in un abbraccio che ha unito generazioni. La comunità si è radunata, come ogni anno, sotto
lo sguardo della Vergine, portando con sé preghiere, speranze, nomi sussurrati nell’intimo e
ringraziamenti.
Il momento più toccante è stato, senza dubbio, la “Calata” del simulacro, il 14 agosto: un fiume
umano, tra canti e lacrime, ha accompagnato Maria verso la Chiesa Madre. Fazzoletti bianchi e blu
alzati al cielo, mani intrecciate e sguardi rivolti in alto hanno reso la piazza uno spazio sacro a cielo
aperto. A rendere ancora più suggestivo l’arrivo del simulacro in Piazza Mameli, la commovente calata
dell’angelo, che dall’alto ha consegnato un mazzolino di fiori alla Madonna: un gesto semplice e
poetico, che ha sciolto in emozione l’intera piazza.
Il 15 agosto, giorno dell’Assunzione, ha confermato ciò che tutti già sapevano: ad Arasì, la fede è cosa
viva. La Messa dell’aurora ha aperto la giornata tra il fragore dei mortai e il suono festoso delle
campane, mentre la processione pomeridiana ha attraversato ogni via come una carezza. Volti stanchi
ma illuminati, bambini che salutavano la Madonna, anziani che piangevano in silenzio: in quel
passaggio, c’era tutto il senso della festa.
La festa ha coinvolto grandi, piccini e tutte le fasce d’età: dai bambini con gli occhi colmi di stupore ai
nonni con il rosario tra le mani, tutti hanno partecipato con lo stesso entusiasmo e la stessa fede. È
stata una vera celebrazione collettiva, vissuta intensamente da ogni generazione.
La sera, le note hanno preso il posto del silenzio: il concerto di Peppe Sapone ha infiammato il borgo
con il suo sound carico di groove e i canti della tradizione popolare calabrese. Tra tamburelli, organetti
e ritmi travolgenti, la piazza si è trasformata in una danza collettiva, dove la tarantella ha fatto ballare
giovani e anziani sotto lo stesso cielo. Un momento di festa autentica, in cui la musica ha saputo unire
passato e presente, cuore e territorio.
A conclusione della giornata, il grande spettacolo pirotecnico ha illuminato il borgo, accendendo il
cielo d’agosto di luci e colori. Un saluto in bellezza, una lode fatta fuoco e meraviglia, che ha lasciato
tutti col naso all’insù e il cuore pieno.
I giorni seguenti, fino al 16 agosto, sono stati tempo di ringraziamento, di raccoglimento, ma anche di
speranza. Il ritorno del simulacro nella sua dimora e l’ultimo canto in dialetto sono stati come una
promessa: “torneremo qui, l’anno prossimo, ancora insieme, ancora sotto il tuo manto”.
Ora che le luminarie si sono spente e la vita quotidiana riprende il suo corso, ad Arasì resta qualcosa
di più di un ricordo: resta una fede che non ha bisogno di clamore, ma si accende in un gesto
semplice, in un canto, in una candela accesa davanti a un’icona. Maria Assunta continua a vegliare su
questo angolo di Calabria, e il suo popolo, anche nel silenzio, continua a pregare.