Trasferimento pazienti psichiatrici da Reggio Calabria al Nord: una vergogna che calpesta i diritti
Set 10, 2025 - redazione
di Giuseppe Foti
a Reggio Calabria si è consumato un dramma silenzioso: pazienti psichiatrici fragili, con storie di vita complesse e un bisogno costante di vicinanza familiare, sono stati trasferiti a centinaia di chilometri di distanza, in strutture del Nord Italia. Non si tratta di Semplici numeri, ma di esseri umani con emozioni, affetti, radici.
Eppure sono stati trattati come pacchi postali, spostati per tamponare inefficienze politiche e per puerile mancanza di coraggio.
Dietro ogni nome c’è una persona: un padre che non potrà ricevere la visita del figlio, una madre che vedrà interrompersi il contatto con la propria famiglia, un giovane che perderà l’unico punto di riferimento rimasto sul territorio.
Il disagio psichico non è soltanto clinica, è fatto di relazioni, continuità, fiducia. Strappare questi legami è un atto di violenza psicologica che mina ulteriormente la fragile stabilità dei pazienti.
Questi trasferimenti sono il risultato di un rimpallo indecoroso di colpe: istituzioni che si accusano a vicenda, enti che tacciono, dirigenti che preferiscono guardare altrove.
Ma la verità è semplice: chi tace è complice.
Chi ha ruoli decisionali, soprattutto quando occupa posti di potere lautamente retribuiti, non può sottrarsi alle proprie responsabilità.
Non si tratta di una questione tecnica, ma di una questione morale: scegliere il silenzio significa voltare le spalle ai deboli.
La Costituzione Italiana (art. 2 e 32) garantisce la tutela della dignità e della salute.
La convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’ Italia con la legge (18/2009) sancisce il diritto a vivere nella propria comunità e a ricevere cure senza discriminazione.
La Legge Basaglia (180/1978) ha chiuso i manicomi per restituire centralità alla persona e al suo inserimento nella società.
Oggi, questi principi rischiano di essere svuotati, trasformando la persona con disagio psichico in un “problema logistico” da spostare altrove.
Il trasferimento forzato di pazienti psichiatrici non è solo cattiva gestione sanitaria, è un atto di disumanità istituzionale.
Significa scegliere la scorciatoia più comoda, lavandosi le mani come Ponzio Pilato, scaricando la responsabilità su altri territori e su famiglie che restano sole.
Le istituzioni non possono dimenticare che il benessere di chi soffre non si misura in bilanci, ma nella qualità delle relazioni e nel rispetto della dignità personale.
Reggio Calabria non ha bisogno di nuovi esodi forzati. Ha bisogno di coraggio politico e di assunzioni di responsabilità.
I pazienti non sono oggetti: sono persone, cittadini, esseri umani.
Tacere davanti a questa ingiustizia significa diventare complici.
Per queste ragioni mi faccio promotore di un’iniziativa pubblica di denuncia e sensibilizzazione:
- Per fermare trasferimenti forzati,
- per affermare con forza che i pazienti non sono pacchi, ma cittadini con diritti inviolabili.
Invito le istituzioni, gli operatori sociali e sanitari, le famiglie e l’opinione pubblica a unirsi a questa battaglia.
Perché chi tace è complice.