L’intervento. Il fallimento della politica calabrese e il volto della tanatopolitica

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Nel gesto disperato di un uomo che si cosparge di benzina nei corridoi dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia per protestare contro il mancato intervento chirurgico alla madre anziana, si condensa tutta la gravità del fallimento della classe politica calabrese. Un fallimento che non è solo amministrativo, ma profondamente etico e istituzionale.

Quando l’accesso a un diritto elementare come la salute deve essere contrattato con minacce di morte, significa che non siamo più di fronte a una carenza di servizi, ma all’erosione stessa del patto di cittadinanza. In una regione in cui l’emergenza sanitaria è ormai strutturale, dove la programmazione è piegata agli interessi clientelari e commissariali, e dove gli ospedali pubblici somigliano sempre più a zone abbandonate dello Stato, il cittadino si ritrova solo, abbandonato, ridotto alla nuda vita.

Oramai siamo nell’era della tanatopolitica, cioè la gestione del potere attraverso la possibilità di lasciar vivere o lasciar morire. Non si tratta più soltanto di disservizi, ma della capacità selettiva delle istituzioni di garantire o negare la cura, di decidere chi è degno di essere operato e chi no. In questo quadro, il gesto estremo dell’uomo – tragicamente necessario per ottenere ciò che sarebbe dovuto – è la spia di un sistema dove il ricatto della morte è ormai l’ultima risorsa disponibile per essere ascoltati.

Il fatto che solo dopo questa protesta la madre sia stata operata rivela una verità inquietante: la sanità calabrese funziona non più su base medica, ma su base mediatica o emergenziale. E in questa distorsione, il potere politico ha smarrito ogni capacità di governo, delegando la vita dei cittadini a una macchina cinica, acefala, a volte addirittura disumana.

Finché la classe dirigente calabrese non saprà farsi carico di questo stato di eccezione permanente, e non riconoscerà nel grido di quell’uomo il sintomo estremo di una società che non ha più voce, continueremo a vivere in un territorio dove l’unico modo per farsi curare è minacciare di morire. E in questo, la tanatopolitica non è una deriva teorica, ma una realtà che abitiamo ogni giorno.

Il PRC – SE esprime piena solidarietà al cittadino coinvolto e denuncia una situazione diventata intollerabile. Quando si è costretti a mettere a rischio la propria vita per chiedere cure per i propri cari, è evidente che il diritto alla salute è stato tradito.

Mimmo Serrao, segretario regionale PRC – SE Calabria 

Caterina Muraca e Gregorio Greco co-segretari del Circolo “Nicola Arcella” del PRC – SE Vibo Valentia

Angelica Perrone, delegato regionale sanità e questioni di genere, Partito della Rifondazione Comunista Calabria