Cittanova, Spazio Civico, “C’erano una volta un finanziamento, una palestra da rifare, una scadenza da rispettare”

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C’erano una volta un finanziamento, una palestra da rifare, una scadenza da rispettare.

E poi c’eravamo noi, poveri illusi, che avevamo osato porre una domanda semplice:
“Scusate, ma questi lavori li avete aggiudicati in tempo, sì o no?”
L’amministrazione, direttamente chiamata in causa, tace. Ci risponde un gruppo di maggioranza.

Cosa? Nulla.

Ci accusa di aver sproloquiato quando, in realtà, abbiamo citato un decreto, indicato date, cifre, scadenze.

Cose concrete, ma niente da fare: eccoci al solito comunicato a metà tra “Holly e Benji” e “Il Processo del Lunedì” di Biscardi.

Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

Perché il calcio, in questa storia, non c’entra niente. Anche se, a guardare certi dribbling politici, il dubbio potrebbe venire.
Siamo di fronte a una situazione imbarazzante.
Non per noi che facciamo opposizione con spirito civico, ma per chi dovrebbe governare e invece risponde con ironia stanca, retorica scolorita e memoria intermittente.

Chiediamo: “Avete rispettato i termini di legge?” Ci rispondono: “Zitti voi, che non siete stati eletti!”

Non è proprio un esempio brillante di democrazia, diciamolo.

Eppure, nonostante la disparità di potere e risorse, basta una semplice domanda per metterli in difficoltà: non rispondono, oppure reagiscono con attacchi personali.

Ma non ci faremo intimidire. Siamo una squadra e facciamo politica per passione, non per interesse.
E ANCHE BASTA CON QUESTA STORIA CHE CI BRUCIA LA SCONFITTA!
Abbiamo perso le elezioni. Siamo consapevoli.

E allora? È vietato fare opposizione? È vietato esercitare un compito che ci affida la legge? Ma che idea di democrazia avete?

(Ah, e per inciso: la sconfitta si sbollisce, non si sbollenta. I ruscula si sbollentano, di questi tempi.)

Se ogni volta che si chiede conto della gestione pubblica la reazione è più simile a quella di qualcuno cui abbiano rigato la macchina, forse il nervo scoperto non lo abbiamo toccato noi.

In un silenzio istituzionale imbarazzante, rispetto a un finanziamento di 2 milioni e 600 mila euro, ci ritroviamo invece un resoconto nostalgico di trent’anni di passioni, standing ovations, eventi e comunicati autocelebrativi.

Come se, nello stesso arco di tempo, Cittanova non abbia invece perso popolazione, servizi, opportunità, slancio.

A questo punto è lecito chiedersi:

Perché il gruppo “A testa alta” si sente sempre in dovere di rispondere ad osservazioni rivolte agli amministratori?

Come a voler continuamente chiarire il proprio peso in seno all’amministrazione comunale.

Perché non dimostra la stessa solerzia quando i suoi sostenitori ci offendono pubblicamente?

Perché proprio questo gruppo, sistematicamente, interviene a ogni sollecitazione anche se non direttamente coinvolto?

Cosa li punge?

Forse la possibilità che, sollevando il sipario, qualcuno possa vedere il regista, il burattinaio e tutta la trama dei fili?

Cittanova non è un feudo. E noi non siamo sudditi.
Chi governa da trent’anni e oggi fa la morale, dovrebbe fermarsi un attimo, voltarsi e fare un bilancio.

Si rassereni e si abitui: questa è opposizione. Questa è dialettica.

(E ora buttiamola lì, come una riflessione innocente.)

Non sarà che tutta questa iperattività, questa ansia da prestazione, ha un obiettivo che va oltre il confine comunale?

Che si stia già cercando una casa,magari in un centrodestra accogliente?O in una bella lista trasversale per le prossime regionali? Se è così, lo capiamo. Ci sta.

Ma non chiamatelo “amore per il paese”. Chiamatelo “ricollocamento politico strategico”. È lungo, si, ma suona più onesto.

E secondo voi dovremmo rimanere buoni e in silenzio mentre raccontate alla gente di essere la soluzione reale alla propaganda, al populismo? E no!

Perché rappresentate esattamente il contrario.

Siete quelli per i quali questo stato di cose è stato provvidenziale: avete potuto essere tutto e il contrario di tutto, imperversare nella vita della nostra comunità per tre decenni e, incredibilmente, ogni cinque anni rinnegare i cinque precedenti, mescolare le carte, pescare un asso a caso dalla manica, e via col prossimo giro!

Vi informiamo che non siamo degli sprovveduti e ci fate quasi tenerezza.

Qualcuno deve pur ricordarvi che la politica non è una tavolata privata in un capannone.

È un bene comune.

E noi, umilmente, stiamo qui per controllare il conto.

SIAMO SCOMODI? BENE. LO PRENDIAMO COME UN COMPLIMENTO.
Abbiamo disturbato qualche manovra? Meglio.

Vuol dire che abbiamo gli occhi aperti e li teniamo puntati nella direzione giusta.
CI VOLETE SIMPATICI, MA MUTI? NO, GRAZIE.
Noi siamo l’opposizione. Quella vera.

Non abbiamo nessuno che ci piloti, nessuno da riverire, nessuno che ci faccia “nzinghi” in Consiglio Comunale.

Non cerchiamo rivincite personali: chiediamo solo chiarezza.

E non ci serve una fascia tricolore per fare politica.

“Resteremo sempre a un punto dai campioni 13 è pari, ma si perda perché siamo tre volte buoni  e si vinca solo in sogni straordinari…”