Pasqua, riti e tradizioni in Calabria

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di Diraco Francesco, Prochilo Simone e Ciano Domenico

La Pasqua, in Calabria, è una delle festività più sentite, in alcuni luoghi ancor più che il Natale. A Pasqua i calabresi amano preparare dolci tradizionali molto gustosi e dal grande valore simbolico, come i  famosi cuculi, detti anche cuzzupe, un dolce fatto con la pasta di pane piuttosto zuccherata con l’aggiunta di qualche goccia di anice e di scorza di limone; i crustuli, un dolce fatto di pasta frolla tipicamente natalizio, ma molto apprezzato a Pasqua; le nepitelle, un dolce fatto di mandorle, noci e fichi secchi; i mostaccioli, un dolce a base di uva sultanina, cedro candito, fichi secchi, mandorle pestate, zucchero e poca farina. Le tradizioni pasquali calabresi prevedono anche le uova di cioccolato, immancabili nelle case di tutta Italia, ma anche la colomba e l’agnello.

Molte delle tradizioni calabresi legate alla Pasqua sono imperniate sulle statue processionali: solitamente viene portata in spalla la statua della Madonna Addolorata, ma a Briatico in provincia di Vibo Valentia, così come in altri posti della Calabria, viene portata in solenne processione la Vara, una sorta di portantina che rappresenta la bara del Cristo Morto. La processione è preceduta da un compaesano in tunica che porta una pesante croce di legno sulle spalle. A Satriano (CZ), invece, questa parte della cerimonia vede la presenza non del Cristo bensì del Cireneo, che trascina la croce tra due ali di folla che prega e suona le “Traccette”, strumenti di musica popolare in legno. A Cerchiara di Calabria in provincia di Cosenza, ad essere portata in spalla dai fedeli è la statua di San Giovanni Evangelista, preceduta dall’esposizione di un gallo vivo, simbolo pagano di forza e rigogliosità.

La rappresentazione della vicenda evangelica attraverso le statue in Calabria trova l’espressione più caratteristica nella cosiddetta “Affruntata”, cerimonia tipica delle province di Vibo e Reggio Calabria. L’Affruntata (o Affrontata) consiste nel portare in solenne processione le statue di Gesù, di San Giovanni e della Madonna, quest’ultima coperta da un velo nero in segno di lutto. Le statue vengono avvicinate e riallontanate più volte al fine di riprodurre l’episodio dell’annuncio della Resurrezione di Cristo, comunicata dall’apostolo Giovanni a Maria che con lui si precipitò al sepolcro; c’è la diffusa usanza di velocizzare i movimenti ad ogni ripetizione. Le statue sono piuttosto pesanti e se qualcosa dovesse andare storto, ciò verrebbe interpretato dalla cittadinanza come un cattivo presagio.