Papa Francesco e la speranza nella globalizzazione del perdono

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Editoriale di Corrado Tocci

Papa Francesco e la speranza nella globalizzazione del perdono

Editoriale di Corrado Tocci

 

 

Nell’incontro della CELAM, Conferenza Episcopale Latino Americana, tenutosi nel
santuario mariano brasiliano della “Nostra Signora di Aparecida” nel maggio del 2007 si
affrontarono i problemi della società post-moderna del continente americano, problemi che con la
globalizzazione hanno superato i confini geografici continentali e si possono riscontrare in tutti i
continenti.
Il filo conduttore dell’incontro è stato la lettura della realtà quotidiana, soprattutto dal punto di vista
“degli ultimi” , alla luce della Esortazione Apostolica di Paolo VI “Evangelii Nuntiandi”. Questa
Esortazione interroga e da precise indicazioni pastorali alle Chiese locali e particolari, su come
annunciare l’insegnamento del Vangelo in funzione delle mutate condizioni storico sociali, “animati
dalla speranza, ma, parimente, spesso travagliati dalla paura e dall’angoscia, è senza alcun dubbio
un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità”.
Paolo VI si domandava:
• Che ne è oggi di questa energia nascosta nella Buona Novella, capace di colpire
profondamente la coscienza dell’uomo?
• Fino a che punto e come questa forza evangelica è in grado di trasformare veramente l’uomo
di questo secolo?
• Quali metodi bisogna seguire nel proclamare il Vangelo affinché la sua potenza possa
raggiungere i suoi effetti.
Il documento finale dell’incontro della Conferenza Episcopale Latino Americana al punto 3, con il
titolo, Discepoli e missionari , afferma ” Data la priorità della fede in Cristo e la vita “in Lui”, ….
potrebbe sorgere anche un’altra questione: questo priorità, potrebbe non essere, forse, un motivo
per la privacy, per un individualismo religioso, per un abbandono della realtà urgente delle grandi
questioni economiche, sociali e politiche in America Latina e nel mondo, e una fuga dalla realtà
verso un mondo spirituale. Come primo passo, possiamo rispondere a questa domanda con un’altra:
Che cosa è questa “realtà”? Che cosa è reale? Sono “realtà” soltanto i beni materiali, il sociale,
l’economico e le politiche? Ecco appunto il grande errore che ha dominato nell’ultimo secolo, errore
distruttivo, come mostrato dalla risultati tanto dei sistemi marxisti che dei sistemi capitalistici.”
Il richiamo a non escludere Dio dalla nostra vita, pena il vedere un “falso concetto di orizzonte di
realtà”, con la conseguenza di “percorrere falsi sentieri” applicando “ricette distruttive”.
In un mondo dove tutti sono contro tutti solo l’amore di Dio ci può aiutare ad individuare una via
che possa permettere alle varie “anime” che compongono questa umanità, così complessa, di
riconciliarsi e vivere in pace, collaborando.
San Paolo nella lettera ai Romani ci ricorda che “Dio ha infatti rinchiuso tutti nella disobbedienza,
per usare a tutti la misericordia”.
Ma la misericordia non è altro che l’esercizio della carità, più la ricerca della giustizia.
Sempre San Paolo nella lettera ai Corinzi ci ricorda quanto sia benefico per le persone l’esercizio
della carità, “la carità è magnanima, è benigna la carità, non è invidiosa, la carità non si vanta, non
si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità, tutto scusa, tutto crede, tutto spera,
tutto sopporta. La carità non avrà mai fine”.
La valutazione dei comportamenti nella società moderna evidenziano come questi insegnamenti
sono stati relegati ai margini del sistema, considerati più come ammortizzatori sociali che forme di
integrazione sociale.
La ricerca della giustizia ci fa incontrare con tutte quelle forme che sono causa di ingiustizia, che
provocano il male, un male che all’inizio ha un carattere esclusivamente individuale, per poi avere
effetti sociali.
Questo male può essere superato solo dal perdono.
L’esercizio del perdono comporta un salto evolutivo, per i credenti avvicina a Dio, per i non
credenti favorisce quel cammino di crescita che la persona sta ricercando.
Il perdono è figlio della misericordia che non presuppone meriti: li supera, li salta, come ogni vera
grandezza dell’animo.
In questa luce la misericordia è un atto eversivo, inteso come un qualcosa che trascende il
comportamento ordinario, figlio di retaggi collettivi quali la patria, la famiglia, la lingua, la cultura.
L’unica certezza che guida la misericordia è che nessuna giustizia umana potrà raggiungere la
perfezione.
Papa Francesco ci chiede come cattolici di non fermarci alle due visioni classiche del perdono,
quella di perdonare colui che Ti ha offeso e il perdono dei peccati, ma di operare affinché si
superino le ingiustizie perpetrate da politiche egoistiche, che emergono in tutta la loro estensione
con la globalizzazione, e ci si avvii verso un periodo di riconciliazione globale, dove chi è stato
causa del male operi per riparare, nei limiti del possibile, il danno arrecato, e chi ha subito il male
sgombri la sua anima da odio e forme di rivalsa e conceda il perdono.
Perché se non avviene il perdono, perdurerà sempre una condizione di disparità: chi non perdona
tiene in ostaggio chi ha causato il male e non gli permette di evolversi come la situazione generale
richiede.
CORRADO TOCCI
SEGRETARIO POLITICO POPOLARI GLOCALIZZATI